27 novembre 2013

DA GENOVA A MILANO: IL FESTIVAL DEI COCCODRILLI DEL TRASPORTO PUBBLICO


Il quadro che esce dalla recente analisi del trasporto pubblico italiano (TPL) fatto dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP; non certo un covo di liberisti) è allucinante, anche se noto agli addetti ai lavori, e sistematicamente ignorato dai media. E spiega molte cose dei fatti di Genova, ma non come sono state rappresentati da giornali e TV.

07ponti41FBL’Italia ha i costi di produzione tra i più alti d’Europa (in buona misura rappresentati da costi del lavoro, bassi per chi sta in strada ma molto alti per le folle che stanno in ufficio), accoppiati alle tariffe più basse d’Europa, e a una dotazione generosissima di servizi (posti km offerti / abitanti), quindi il massimo dei deficit e dei sussidi possibili. A Milano un milione di euro al giorno, a Genova circa la metà, per intenderci. Gli utenti, poveri o ricchi, pagano meno del 30% dei costi che generano alla collettività. Sono state fatte un centinaio di gare per l’affidamento temporaneo delle concessioni, tutte vinte dalle aziende pubbliche che c’erano già, cioè tutte rigorosamente finte. Tanto qualcuno pagava. Adesso quel qualcuno, cioè lo Stato, cioè noi, paga un po’ meno (ma non molto meno …).

Poi i media dicono che ci sono aziende più virtuose (Milano, Torino …) e altre meno virtuose, e ciò dicono in base al deficit o ai profitti che fanno, senza sprofondare dalla vergogna: infatti quei profitti o deficit sono a valle di un fiume di sussidi pubblici. Quindi se i sussidi sono maggiori si fanno profitti, se sono minori si fanno deficit: son buoni (o cattivi) tutti, con i soldi degli altri.

Infatti i sussidi sono totalmente arbitrari: perché non il doppio o la metà? Qualcuno ha mai testato scenari alternativi, in termini sociali o ambientali? (Oggi è anche tecnicamente semplice farlo, ma pericoloso … il re sarebbe nudo, occorrerebbe aprire magari un dibattito politico ecc.).

Il Comune di Milano si prende 25 milioni di “profitti” (erano 55) dalla “virtuosa” ATM, cui dà ogni anno 350 milioni di euro netti. Ma vogliamo scherzare? E far credere a quei fessi dei cittadini che ATM fa profitti?!? (assicuro che moltissimi milanesi ci credono davvero …).

Poi ovunque i “coccodrilli del TPL” (che non hanno mai mosso un dito) minacciano di tagliare i servizi in seguito ai tagli nazionali (perfide sanzioni!), facendo davvero credere che non si possono ridurre i costi o portare le tariffe a livello europeo. Un ricatto sociale davvero inqualificabile.

Quanto ai tagli, è doloroso dirlo, temo che ci siano servizi socialmente molto più prioritari del trasporto (che è un “bisogno derivato”, dicono gli economisti), come emerge dal confronto col resto d’Europa sopra ricordato, dove al TPL è assegnata una priorità molto minore.

E la situazione reale dei conti del TPL è poi assai peggiore di quella presentata in quello studio della CDP: infatti le imprese in questo settore non fanno gli accantonamenti per rinnovare il parco mezzi (qualcuno pagherà), e intanto si mangiano il capitale, nostro, non loro, sotto gli occhi benevoli degli amministratori complici. E sorvoliamo su esuberi e produttività, emersi a Genova molto chiaramente.

A Genova poi l’accordo raggiunto è fantastico, proprio al di là del credibile: sulle linee di collina si risparmierà affidandole in gara … ma allora si può produrre a costi più bassi … e perché non in tutta la città? Come saranno trattati quegli autisti di serie B? Non avrebbero ragione a chiedere trattamenti uguali? (e certo lo faranno … ma cosa importa, intanto si è messa una pezza, la gente mica se ne accorge …). Si è anche promesso di tenere pubblica l’azienda genovese: e se un privato, rispettando ovviamente la normativa sul lavoro, vincesse la futura gara chiedendo meno sussidi? Il Comune di Genova dirà “no, voglio spendere di più del necessario, e quindi voglio tagliare altri servizi pubblici”? Ci sono dubbi persino sulla legalità di questa operazione, oltre allo scandalo sociale che rappresenterebbe: infatti la normativa europea non consente, in un contesto di gare, quali quelle imminenti anche a Genova, di discriminare tra aziende pubbliche e private.

A Milano intanto si discute sulla possibile fusione ATM – Trenord, che renderebbe del tutto impossibile fare gare serie per i prossimi secoli … chi entrerebbe in competizione sfidando sia un concorrente enorme posseduto dal giudice della gara, sia il sindacato, compatto nel chiedere che nulla cambi?

Ma c’è un altro grazioso scenario possibile, caro a molti amministratori, che temo qualcuno proporrà anche per Milano: vendere in blocco alla società FS, che certo è tutta pubblica, ma ha tanti soldi (nostri), come si è visto fare a Firenze e Torino, e che quindi garantirebbe in eterno la pace sociale bloccando anche per questa via ogni gara ulteriore … . È il nuovo che avanza, bambole! Alitalia docet.

L’insostenibilità di gestioni dissennate per il TPL italiano diventa sempre più evidente, e rende ovvie le raccomandazioni conclusive di questa nota: le amministrazioni locali devono ricercarsi il consenso sociale fornendo ai cittadini buoni servizi con costi per le casse pubbliche contenuti e trasparenti, senza trucchi, e decidendo le tariffe (e quindi i sussidi) sulla base di un confronto tra priorità sociali alternative. Basta con il “voto di scambio” con addetti e con fornitori, che si sposa perfettamente con quella forma appena mascherata di corruzione che è nota in inglese come “revolving doors“, cioè posti nei consigli di amministrazione e manipolazione clientelare delle gestioni aziendali, basata su slogan dichiarati tipo “il trasporto è un bene comune”, “è essenziale per l’ambiente” e simili ipocrite schermature, ma radicati nel ben più concreto concetto di “tanto qualcun’altro pagherà”.

 

Marco Ponti



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