20 novembre 2013

libri – SANGUE E ONORE. I BORGIA


SARAH DUNANT

SANGUE E ONORE. I BORGIA

Neri Pozza, 2013

pp.576, euro 18

Giovedì 21 novembre,ore 18,30 il romanzo verrà presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto,via F. Sforza 7, Milano a cura di Unione Lettori Italiani Milano, nel contesto di Book City

libri_40“Impeccabile per padronanza di stile , ritmo e istinto” così definisce questo romanzo The Financial Times a riprova della grande abilità della Dunant di tessere le numerose fila di un romanzo a sfondo storico, di sicuro intrattenimento, non disgiunto dalla qualità. Questo binomio è la carta vincente dell’Autrice, che sarebbe riduttivo relegare nella sola prima tipologia del “romance”. L’amore per il dettaglio dei costumi del tempo, il Rinascimento italiano, rende i suoi testi assai stimolanti. Essi sono frutto di profondi studi del periodo esaminato come si vede dai numerosi riferimenti bibliografici citati, tutti di autori anglosassoni moderni e gli unici italiani sono Machiavelli e la Bellonci.

La Storia del Rinascimento è anche oggetto dell’insegnamento universitario della Dunant e il fatto che viva lunghi periodi oltre che a Londra, anche a Firenze l’ha aiutata a entrare nello spirito di quel tempo … Al punto che dice: “per dodici anni non ho fatto altro che scrivere romanzi ambientati nel Rinascimento italiano, e il nome di una sola famiglia è risuonato a lungo nella mia testa .. .i Borgia”. E così accanto ai precedenti The Birth of Venice e The Company of the Courtesan, Le notti di S. Caterina, con questo Sangue e onore l’Autrice termina (per ora) il suo ciclo sul 1400-1500 italiano.

Nella “Nota dell’Autore” a fondo testo apprendiamo che la Dunant ha affrontato la storia dei Borgia, (personaggi, nella vulgata, brutali e corrotti), esaminando documenti, lettere, diari, discorsi, che ha inserito nel testo, con l’attenzione puntata più che sui fatti storici, che fanno da sfondo, sulla verità psicologica delle personalità esaminate, esaltando la loro umanità, eccessiva nel bene e nel male.

Ecco allora scorrere sotto i nostri occhi le vicende dei principali attori del romanzo, il papa Alessandro VI, alias Rodrigo Borgia (vicecancelliere di cinque papi, tra i quali Innocenzo VIII di cui fu successore al soglio papale nel 1492, una delle principali cause della Protesta e della Riforma di Lutero) e i suoi quattro figli illegittimi, Cesare, Juan, Jofrè, Lucrezia (avuti da Vannozza Cattanei), in un groviglio inestricabile di alleanze, inimicizie, matrimoni di interesse con le più importanti famiglie italiane come gli Sforza, i Medici, gli Este, gli Orsini, i Della Rovere, gli spagnoli Aragona, con lo spettro incombente dell’esercito francese alle porte della città santa.

Emerge il ritratto di un papa Alessandro VI, spietato, astuto, amorale, tutto teso a ripristinare invano l’ordine in un’Italia divisa in una moltitudine di città stato, a differenza della realtà europea, ove erano già riconoscibili entità geografiche e politiche definite quali la Francia, la Spagna, l’Inghilterra, la Scozia, il Portogallo. Un papa che ama la Madonna, dedito alle emozioni più plateali dinnanzi ai suoi figli, come la scena finale del suo pianto dirotto quando in un gelido inverno rincorre con lo sguardo da un finestrone all’altro del suo palazzo romano, la carrozza che porterà via per sempre la sua adorata figlia Lucrezia, in viaggio per incontrare il suo nuovo sposo Alfonso D’Este.

L’ambizioso,crudele e perverso figlio Cesare (il modello per il Principe di Machiavelli), è privo di qualunque afflato religioso: deporrà l’odiato abito cardinalizio alla morte oscura del fratello Juan, prediletto del padre, e potrà intraprendere la sua carriera di condottiero conquistando, più con l’astuzia e la corruzione che con la forza, le indifese città del nord come l’Imola dei Sassatelli, la cui facile conquista fa dire al sardonico francese D’Alègre “Non c’è paese migliore dell’Italia per guerreggiare. Sono tutti così … così ragionevoli quando si tratta di evitare la battaglia”; o la Forlì di Caterina Sforza, passionaria e coraggiosa combattente. Indimenticabile è la scena del suo incontro con Cesare, quando con voce melodiosa lo attrae subdolamente fin sul ponte levatoio della città, a tre passi di distanza l’uno dall’altro, per poi indietreggiare con agile salto quando il ponte comincia ad alzarsi con uno scossone, inducendo l’accorto duca Valentino, alias Cesare,a un rocambolesco salto indietro, oltre i nove passi che lo separano dalla groppa del suo cavallo.

E conosciamo infine una Lucrezia Borgia, (iperamata non solo dal padre ma anche dal fratello Cesare dall’inconscio incestuoso), che come molte altre eroine della Dunant esprime una natura contraddittoria, calcolatrice ma indifesa, adescatrice, subdola, ma prona al volere della famiglia, e che solo in un faticoso percorso di formazione sentimentale alla fine riuscirà ad affrancarsi dalla volontà prepotente dei maschi della sua famiglia, che la usano per le loro ambiziose alleanze diplomatiche, costringendola a tre matrimoni.

Un romanzo sfarzoso questo della Dunant, ricco di dialoghi fluenti e di rimandi alla straripante potenzialità di un periodo d’oro della nostra grande storia, che ha segnato per sempre le traiettorie del mondo occidentale e non solo.

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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