20 novembre 2013

la posta dei lettori_20.11.2013


Scrive Giorgio d’Amico – Caro Arcipelagomilano, avrei una domanda molto semplice per voi: che fine ha fatto Umberto Ambrosoli? Io l’ho votato con convinzione e dovrebbe essere il capo dell’opposizione in Regione ma è scomparso dai mezzi di comunicazione, giornali, radio e tv (anche per un cittadino che cerca di informarsi come me), la sua voce non si sente. Che succede? In Regione va tutto benissimo?

 

Scrive Pietro Catizone a Giovanna Franco Repellini – In merito all’articolo, bello, della Franco Repellini, vorrei aggiungere alla pavimentazione il tema della segnaletica in città. In primo luogo con un’opera capillare di raddrizzamento dei tantissimi pali storti in città. Provate a farci caso in qualsiasi strada, centrale o periferica, e sarete stupiti. In secondo luogo con la sostituzione dei tanti segnali vecchi, piegati, arrugginiti o spesso errati, e d’altro canto con l’aumento dei segnali di indicazione turistica (quelli marrone, per intenderci), che dovrebbero aiutare la moltitudine dei turisti Expo (e si spera anche quelli degli anni successivi) a trovare le loro mete e a suggerirne di nuove.

 

Scrive Cesare Serratto a Giovanna Franco Repellini – Non so in che città viva l’architetto Giovanna Franco Repellini, una città diversa da quella in cui sto io perché resto incredulo davanti all’entusiasmo con cui immagina la magica trasformazione di Milano in due anni scarsi, per l’Expo. Io vedo una città che sembra in metastasi, dove il degrado delle strade e degli spazi pubblici ha raggiunto livelli ed estensioni tali che è difficile immaginare da chi e con quali mezzi potrà essere arginato. Mi chiedo, per esempio, se per l’Expo si riuscirà a sistemare la pavimentazione della piazza del Duomo, realizzata quando De Corato era assessore ai lavori pubblici e l’architetto Giovanna Franco Repellini era consulente del settore arredo urbano (leggo nel suo curriculum), pavimentazione in uno stato vergognoso oltre che pericoloso per chi vi transita a causa dei lastroni sconnessi, rotti e mobili, e mi chiedo come in soli quindici anni si sia potuta ridurre in questo modo, quando la precedente risaliva a 1929 e non era in uno stato così disastrato e ci passavano pure i tram. Incompetenza? Mancanza di controllo sui lavori? Fatto è che nessuno ne risponde, né la Cooperativa Posatori e Selciatori (chiusa nel 2012) che ha realizzato il lavoro, né i valentissimi tecnici del Comune che l’hanno diretto e collaudato, né tanto meno l’assessore che avrebbe dovuto esserne il responsabile. Questo sarà il nostro principale biglietto da visita per i milioni di visitatori dell’Expo (se arriveranno), e da qui si parte e, a raggiera, si prosegue per le vie limitrofe, via Santa Margherita, Mazzini, Orefici, Torino, Manzoni, Broletto, Meravigli, corso di Porta Romana, e via, tutte strade malmesse e pericolose per quei visitatori, e ci saranno, proveranno a usare Bikemi per spostarsi in città. Parlare anche del resto sarebbe troppo lungo, le radici che spuntano da strade e marciapiedi e divelgono asfalto e cordoli, la segnaletica impazzita, dissuasori pensiline cestini messi a capriccio senza nessun coordinamento e che spesso intralciano, marciapiedi e spartitraffico che ci si chiede da quale mente contorta siano stati ideati, e naturalmente automobili ovunque senza alcun ordine e organizzazione degli spazi parcheggio. Da dove partirebbe l’architetto Franco Repellini per fare di Milano una città magnifica che sogna?

 

Scrive Sergio Murelli a Giovanna Franco Repellini – Parlare di arredo urbano a Milano è sempre improprio perché la città in effetti non è “arredata”: le piazze sono quanto di più squallido si veda in Europa. Niente fiori, pavimentazioni incongruenti, niente fontane (ma vi ricordate il concorso di qualche anno fa?) e l’unica degna di questo nome (piazza Fontana) in stato di semi abbandono. Vasi di piante in piazza Duomo, poi, fortunatamente ritirati: sagrato pasticciato da cinquanta anni e mai raccordato con l’unica piazza veramente autentica (Palazzo Reale). E la pietra di Cuasso al Monte (non sapevo che provenisse da questo paese dove da bambino andavo a fare le passeggiate): belle ma sempre sconnesse, spaccano le ruote a moto e auto e in periferia non sono per niente decorative. Dobbiamo rassegnarci a vivere in una città bella solo dietro gli inaccessibili cancelli degli interni delle abitazioni private? E chi lo spiega ai pellegrini dell’Expo: tra l’altro non siamo neppure attrezzati a soddisfare un pubblico interessato solo all’aspetto quantitativo!

 

Scrive Diego Pastori a LBG – Ho letto con interesse il Vostro articolo. Mi potreste segnalare un nome (ne chiedo uno) che unisca la competenza non figlia del servilismo a una buona gestione. Avendo conoscenza diretta delle municipalizzate del Comune vi posso dire che i Vostri principi, per quanto nobili, sono del tutto disattesi. Vogliamo raccontare di ATM, ove il servizio peggiora ogni giorno, o di SOGEMI, ove la situazione è drammatica, o di MILANO Ristorazione, ove sono state fatte scelte scellerate, o di MILANO Sport, ove vi chiedo di verificare solo gli orari della Piscina Cozzi o Bacone per rendervi conto della situazione ove il servizio non viene offerto alla clientela ma solo alle persone che non hanno da lavorare durante il giorno. Grazie fin d’ora per la risposta che mi vorrete dare.



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