13 novembre 2013

NUOVO REGOLAMENTO EDILIZIO: NOTE A MARGINE DELLA BOZZA


In un difficile momento storico come questo, dove tutti gli operatori italiani (vedi sul Corriere del 28 ottobre la lettera/inserzione a tutta pagina dell’imprenditore Caravati), la Comunità Europea, i media italiani attraverso gli scritti di opinionisti di valore come Della Loggia, Panebianco, Ainis e talk-show televisivi infuocati, tutti chiedono alla Politica e alle Amministrazioni la semplificazione delle procedure che in tutti i campi del lavoro rendono complesso non solo aprire un’impresa ma anche portare a termine in tempi compatibili i programmi economici intrapresi. È certamente incomprensibile come le classi Politiche e Amministrative non si rendano conto della necessità di una drastica riduzione delle procedure ottenuta non solo semplificando le normative, ma anche cambiando l’approccio burocrate/imprenditore per portarli a lavorare in sincronia e tendere a risultati positivi.

04zenoni39FBNell’apprezzare comunque l’impegno dell’Assessorato nella ricerca di esporre tutta la normativa Statale, Regionale, Provinciale, Comunale e degli svariati Enti Decentrati, sull’argomento, producendo così un elaborato complesso e corposo, mi sento in dovere di affermare che si sono certamente superate le materie previste dalla LR 12/05 e in special modo quelle previste per la realizzazione di un Regolamento Edilizio (R.E.)

A questa universalità espositiva del R.E. si aggiungono poi anche molti argomenti inseriti con l’intenzione di chiarire i punti non ancora ben interpretati del PGT o le inconcepibili e stravaganti interpretazioni della Magistratura sui problemi dei 10 metri di distanza delle finestre, dei sottotetti e sulla sagoma dell’edificio, argomenti da sempre scritti male e da diversi livelli legislativi.

Ci troviamo quindi davanti a un numero eccessivo di richiami a normative che possono cambiare nel tempo e, data la straordinaria produzione italiana sull’argomento, potrebbero rendere inutilizzabile il nuovo R.E. dopo pochi anni. Oppure nella logica dell'”ubi-maior-minor-cessat” molte disposizioni potrebbero anche essere ritenute illegittime perché di competenza della legislazione Statale e Regionale.

Ma è anche per la prima volta, che in un R.E. la politica appare sullo sfondo in modo punitivo verso certe categorie di operatori come la Proprietà Edilizia e i Condominii, imputando loro obblighi tecnicamente irrealizzabili come le verifiche statiche ripetitive negli stabili abitati, che seppur comprensibili nell’evidente peggioramento della sismicità del nostro territorio, in altri paesi vengono risolti rivolgendosi alle Assicurazioni, o come nei “loft” che amministrazioni precedenti hanno irresponsabilmente prodotto congelando ampie zone periferiche della città che avrebbero potuto invece avere un civile disegno urbano, ma dove non è più possibile bonificare il terreno se non demolendo il “loft” stesso.

O come ancora, il negare un Intervento Edilizio su di un’area in regola col PGT all’operatore che, dopo un esame Patrimoniale risulta possedere già un immobile non abitato o diroccato, certamente bloccato da problemi ereditari o fiscali con cause interminabili spesso derivate dalla cattiva scrittura delle stesse nostre leggi e dalla difficoltà della magistratura di interpretarle. Norme mirate al punto giusto ma troppo facilmente eludibili perché siano efficaci in un Paese come il nostro di furbetti delle “scatole cinesi”. Ma anche bloccato da contrasti tra enti pubblici che rendono difficile ai Comuni, già indolenti da parte loro, di predisporre Piani Esecutivi ragionevoli come per le aree interessate dai bombardamenti dell’ultima guerra.

A proposito della trasparenza viene del tutto ignorata la legittima richiesta dei progettisti di essere presenti alle sedute della Commissione Paesaggistica e alle Conferenze dei Servizi, dove spesso i relatori tecnici comunali fanno una semplice “presentazione d’ufficio” e dove la contestualizzazione del progetto può essere espressa in modo convincente solo dall’autore dello stesso. La presenza del progettista e le eventuali soluzioni concordate abbrevierebbero i tempi e darebbero al progettista il convincimento di trovarsi di fronte a collaboratori e non a severi censori.

Nessuna norma incentiva l’uso di nuove tipologie edilizie, pensare che solo l’abolizione dell’obbligo del bagno finestrato (già abituale in tutti gli edifici di uso pubblico con i moderni impianti di aspirazione collettiva con il recupero del calore dell’aria espulsa) anche nella residenza, porterebbe a una razionale utilizzazione degli spazi destinati alla vita attiva, con riflessi positivi sui costi e sul risparmio energetico per la semplificazione degli impianti (servizi concentrati al centro e facciate libere da vincoli).

Punto negativamente emergente è anche la volontà di aumentare il controllo sull’edificazione attraverso il Convenzionamento su quasi tutti gli interventi e anche per quelli più semplici, i Convenzionamenti Planivolumetrici per esempio, che potrebbero essere risolti con una mappa e una semplice relazione (due pagine), producono un elaborato inutilmente complesso (decine di pagine) con allegato il progetto completo del fabbricato che ne pregiudica la successiva libera (entro i pochi dati da rispettare) gestione del progetto se non rifacendo una nuova convenzione.

Nel campo delle competenze di altri enti come VVF, Diversamente Abili, Parco Sud, Codice della Strada e Soprintendenze il R.E. non dovrebbe del tutto intervenire, oltretutto proponendo modifiche ingiustificatamente di poco diverse.

Per quanto riguarda le opere pubbliche occorre far rispettare sempre i diritti dei cittadini spesso danneggiati da disinvolti progetti che vengono approvati nelle Conferenze dei Servizi e che violano le più elementari normative del R.E. (come le distanze tra i fabbricati).

Ritengo particolarmente incivile la possibilità di realizzare residenze sotto la quota stradale, come i “bassi” di Napoli, e come se a Milano non ci fosse il Seveso con le sue ripetute esondazioni.

Sarebbe giusto invece raggruppare in un fascicolo allegato tutte le disposizioni riguardanti Ambiente e Sostenibilità e le Premialità con Incentivi in SLP o riduzioni degli Oneri con relative schede e tabelle.

Un altro fascicolo allegato dovrebbe essere dedicato alle normative riguardanti il comportamento verso la città delle Imprese di Costruzione durante i lavori, le documentazioni sulla loro consistenza economica e fisiologica, le normative di sicurezza, le procedure Antimafia e l’utilizzo temporaneo di spazi pubblici.

Infine una raccomandazione particolare vorrei farla sulla scrittura, sull’uso delle maiuscole nelle definizioni di Atti Istituzionali, nel rispetto della grammatica, con uno sforzo letterario che utilizzi una stesura formalmente comprensibile e una esauriente e concisa concentrazione sotto un unico titolo delle normative riguardanti argomenti specifici. Velleitaria appare anche la ripetitività di affermazioni generiche sulla qualità dell’abitato o degli interventi su materie che esulano da un R.E. come le sale da gioco.

Tutto ciò mi fa pensare come questo R.E. assomigli ai decreti Omnibus emessi dallo Stato, dove in grande disordine compositivo si mettono assieme modifiche, aggiunte e nuovi inserimenti alle Leggi esistenti le più varie.

La formulazione di Leggi e Regolamenti devono avere una Etica Civile, che non deve dare all’operatore l’impressione di essere considerato un semplice suddito. Ricordo, perché sembra che molti non lo hanno ancora capito, che l’Imprenditoria in questi tempi di crisi economica è l’unica componente della società che può far nascere posti di lavoro e quindi far riprendere i consumi sul mercato, ma per fare questo ha bisogno di procedure comprensibili e semplificate e non mi sembra che questo nuovo R.E. si sia posto seriamente il problema.

 

Gianni Zenoni

 



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