13 novembre 2013
Dopo un mese di congresso ci ritroviamo finalmente con un nuovo segretario provinciale, una giunta in crisi e infiniti lutti e litigi che speriamo finiscano qui. La sensazione che ho è che si sia persa una grande occasione per rilanciare il Pd. E senza troppa fatica: bastava non rinchiuderci fra di noi e concentrare tutti gli sforzi verso gli altri. Lanciando una grande mobilitazione tra i cittadini, potevamo far vedere a tutti che l’impegno politico è un modo per migliorare la realtà che ci circonda, fatto di dialogo e idee di futuro che si confrontano.
Invece abbiamo scelto l’arrocco, la solitudine missionaria e a tratti sadomaso della resa dei conti fra le correnti. Si respirava un clima da vendetta barbaricina, da faida che evidentemente risaliva molto indietro nel tempo perché io potessi comprenderla a fondo. Ora preferisco pensare al futuro e lasciar perdere quest’eterna saga dei Montecchi e Capuleti, di cui, per fortuna, là fuori, non si è accorto praticamente nessuno. Mi sento solo di lanciare un appello accorato a chi, a livello nazionale, ha pensato e organizzato questo percorso congressuale: cambia lavoro, ma soprattutto fatti vedere da uno bravo.
Restano alcune domande: come superare il distacco tra i 150.000 delle primarie e gli 8.000 iscritti? Come dare vita a percorsi di partecipazione reale e tangibile per i cittadini che rendano utile e vitale il partito? Come legare questi percorsi all’amministrazione comunale e imprimere una svolta alla sua comatosa sopravvivenza? In due parole: come facciamo a non perdere le prossime elezioni a Milano?
Continuo a ripeterlo: ripartiamo da giugno 2011. Lì abbiamo dimostrato che vincere a Milano è possibile contro ogni aspettativa: sono buoni tutti a vincere a Firenze, ma il miracolo l’abbiamo fatto noi, strappando il centro del potere berlusconiano-ciellino ai suoi proprietari. A Milano abbiamo svegliato una città intera dal suo torpore disinteressato e l’abbiamo portata a parlare di se stessa. E abbiamo vinto. Abbiamo fatto quel miracolo e non siamo ancora riusciti a farne un modello per il resto d’Italia; perché non l’abbiamo capito. Nei fatti lo stiamo dilapidando piano piano, lo stiamo soffocando nelle spire della nostra indecisione e delle nostre liti intestine.
Ora basta. Mettiamo da parte i veti incrociati e lavoriamo a una grande mobilitazione di tutto il nostro partito e di tutto il centrosinistra da qui alla primavera prossima. Dobbiamo dare vita alla FASE 2 del Pd durante la giunta Pisapia. E ci vuole veramente poco.
1) Mobilitiamoci in una grande campagna di ascolto che duri fino a Natale, approfittando delle primarie e delle feste, delle fiere, dei mercatini, di tutte le occasioni che ci saranno in dicembre. Mandiamo per strada i nostri militanti, dirigenti, parlamentari, assessori e consiglieri di ogni tipo a interrogare i cittadini su 10 questioni: trasporti, cultura e patrimonio artistico, verde pubblico, sviluppi urbanistici, turismo ed EXPO, raccolta differenziata, città metropolitana, tasse e bilancio, edilizia popolare, cittadinanza studentesca (per dirne alcuni). Lo faremo con questionari e interviste, ma soprattutto invitando i cittadini a partecipare zona per zona a dei forum tematici che approfondiranno con esperti le questioni sollevate.
2) Gennaio – febbraio sarà il momento dei forum, cui parteciperanno tutti coloro che vorranno, ma sarebbe bello mischiarci il più possibile: professionisti, appassionati, eletti e amministratori tutti insieme coordinati da tecnici del ramo e facilitatori. Ma con l’impegno di lasciarsi con proposte concrete da trasformare in delibere e leggi mirate.
3) Un momento di presentazione col sindaco e tutte le istituzioni, in cui il PD presenti alla stampa e ai cittadini il frutto di questi mesi di lavoro. Una giornata in cui i milanesi si ritrovino ad ascoltare la narrazione di una città futura che ancora non c’è ma che sarà nostra missione realizzare.
4) L’ultimo momento, il più importante è la realizzazione. È fondamentale che il Comune e le altre istituzioni nella persona dei nostri eletti e dei nostri amministratori si impegnino ad approvare e attuare nel minor tempo possibile le proposte arrivate, così da mostrare finalmente ai cittadini che partecipare è bello, è efficace ma soprattutto serve. Questo sarà il vero banco di prova del nuovo PD.
È banale da dire, ma l’errore commesso dopo la vittoria di giugno 2011 è stato proprio quello di dare l’impressione a migliaia di milanesi di essere stati presi in giro, o anche semplicemente di aver perso del tempo inutilmente. La cosa bella è che siamo in tempo per recuperare e in meglio l’errore fatto. Senza altri giri di parole è questo il congresso che avrei voluto vivere in questi mesi e che non siamo stati capaci non dico di fare, ma neppure di immaginare. Lo so bene, sia chiaro, che non è con eventi una tantum che si crea la partecipazione: serve continuità e perseveranza incredibili, perché le persone sono sfiduciate e ritrose, disilluse oltre ogni limite umano. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare ed il tempo non gioca certo dalla nostra.
Giacomo Marossi