8 giugno 2009

ELEZIONI: HANNO FERMATO LO ZELIG DI ARCORE


 

Forse l’unica notizia buona è che lo Zelig di Arcore è stato fermato da un risultato elettorale molto al di sotto delle sue aspettative. L’ultima battuta sul carattere africano della nostra città ci aveva lasciato senza fiato: il massimo possibile della strategia del “io sono te”. Arrivato nella roccaforte della Lega, dove un vicesindaco ha fatto del timore degli immigrati la sua carta vincente, non poteva dire altro, senza nemmeno domandarsi se il nord-africano Gheddafi avrebbe preso questa battuta per un complimento a Milano o per un complimento a Tripoli. Ai due poco importa, riescono a far credere alla gente quello che vogliono.

Il resto è un panorama nel migliore dei casi da scampato pericolo ma di profonda delusione nel milanese. Non solo perché la sinistra in particolare ha pagato per l’ennesima volta la sua incapacità di trovare valori comuni, e ne avrebbe, sufficienti ad attenuare le diversità. Mai come oggi l’immagine dei polli di Renzo è attuale. Ma tutta la sinistra, tutti i riformisti, tutti i democratici veri debbono fare i conti con se stessi e sul dramma che saranno costretti a vivere e la fatica che dovranno essere pronti ad affrontare. Vincere con le armi della democrazia, con il freno della tolleranza, con il rispetto delle minoranze, con l’ossequio alle leggi contro chi di tutte queste cose ne fa strame, è un’impresa che ha del sovrumano: credere in quei valori – questa sorta di fede laica – fa rifuggire da ogni forma di fanatismo, di komeinismo, di desiderio anche momentaneo di sopraffazione. Ma anche impedisce l’inganno, la furbizia opportunista. Ci troviamo in una situazione paradossale: la maggioranza del Paese crede più alle promesse che alle previsioni, anzi, queste se non sono ottimiste vengono considerate una iattura dalle quali ci si deve difendere con gli amuleti.

E’ utile ora andare a esaminare il risultato elettorale fin nelle sue minute pieghe, anche se questo esame non ci porterà lontano perché, come per il passato, al momento di tirare le somme si ripresentano puntualmente i vizi e le ambizioni e i personalismi di sempre. Un dato è però incontrovertibile: le forze politiche che hanno ottenuto i migliori risultati – Lega e Italia dei Valori – sono quelle che non hanno passato o, se l’hanno, è molto recente: non si portano appresso un bagaglio di glorie antiche ma nemmeno di vecchi personaggi con le loro sottigliezze, le loro amarezze, i loro vizi e prima di tutto la loro incapacità – impossibilità – di formare una classe dirigente diversa da loro.

Tempo fa osservavo che in questo Paese le persone veramente libere sono i pensionati con una pensione ragionevole. Liberi da preoccupazioni economiche troppo stringenti, sono inattaccabili dal potere, quello odierno, che con un salario o uno stipendio ti blandisce o ti punisce privandotene. A loro dobbiamo affidare i nostri destini? A questi “uomini liberi” in età pensionabile? Nemmeno a loro perché sono vittime della paura del futuro, pur breve, che li aspetta. Allora a chi? Non ci restano che i giovani. Quanto tempo ci vorrà perché scoprano l’imbroglio del quale sono rimasti vittime? Prima un permissivismo di sinistra, venato di libertà e di spontaneità, poi, ora, un autoritarismo fine a se stesso, brandito per avviarli a un’obbedienza comoda al potere: ignoranti ma ubbidienti tra plystation e ipod. Forse è da loro che bisogna ricominciare a ricostruire un Paese democratico, difendendoli dall’ignoranza. E’ una cosa che possiamo fare tutti, una “mission possible” a portata di mano con esiti a lungo termine ma che non ci esime dallo spingere le forze di sinistra a rinnovarsi e ritrovare un’insperata unità.

LBG



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