8 giugno 2009

LA FINESTRA SUL CORTILE … DELLA STAZIONE CENTRALE


Ho la fortuna, purtroppo ancora per poco, di avere l’ufficio al piano alto di un palazzo di fronte alla Stazione Centrale. Spesso, tra una telefonata e l’impegno al computer, mi capita di dare un’occhiata dalla mia postazione privilegiata e, lasciando libero l’occhio di aggirarsi senza scopo, capita di vedere tante cose, le tante, belle e brutte cose che si avvolgono come un filo di lana, attorno al gomitolo della Stazione e quasi come James Stewart ne “La Finestra sul Cortile” di Alfred Hitchock osservo involontariamente quanto avviene attorno nel “cortile della Centrale”.

 

Un susseguirsi senza sosta di uomini, donne, bambini, ragazze, furgoni, bus, auto, tram, comitive, coppie, biondi, scuri, neri, tutto si trattiene per pochi istanti nella mia rètina per poi scomparire ed essere subito sostituita da uomini, donne, bambini ….

Solo la Stazione Centrale, la monumentale stazione di Milano, resta immota ed apparentemente immutabile. In realtà così non è, lo sappiamo, ed io vorrei, nel lasciare la mia felice condizione di osservatore privilegiato, condividere due spigolature, due esili tranche de vie della mia convivenza con la nostra bella e brutta stazione. Dalla mia finestra è possibile vedere con agio la parte superiore del corpo centrale della Stazione.

 

Lì, suppongo con grande fatica e uso di risorse, è stata sostituita la copertura di rame e proprio lì una mattina di qualche mese fa ho potuto constatare che la Stazione “stinge”. Dal tetto in rame, scivolano verso il basso, umori verdastri che hanno ormai velato visibilmente la parte sud-est della facciata del corpo superiore della Stazione, e non devo essere stato il solo ad accorgermene. Qualche giorno dopo alcune figure, senza protezione, senza legamenti e imbracature, sono comparse sul tetto e, sulla superficie pericolosamente inclinata a oltre 30 metri d’altezza, sono andate a verificare.

Poi nulla, e nulla è cambiato. L’immagine mi è parsa l’esemplificazione lacerante del contrasto insostenibile tra la dovizia dei mezzi comunque messi a disposizione delle FF.SS. e il pressappochismo, al tempo stesso dilettantesco e criminale, dei gestori di questi fondi, manager incapaci di operare senza che le migliorie danneggino l’incarnato del monumento, e ignavi colpevoli nel disporre pericolosamente della vita dei propri dipendenti e collaboratori.

 

Ma ancor peggio di sé hanno dato prova nella gestione di un aspetto apparentemente secondario della vita della Stazione. Sul lato di Piazza Luigi di Savoia, da oltre due anni l’accesso laterale della stazione verso i BUS di collegamento con Malpensa e altre destinazioni è stato reso molto difficoltoso: un’area cantiere a forma di rettangolo (30 metri per 10) costringe gli sfortunati viaggiatori a circumnavigare la zona, se davvero vogliono usare dei trasporti che li attendono nelle due direzioni. Sfortunati in condizioni diciamo normali, ma appena piove o batte il solleone, la transumanza dei poveri viaggiatori diviene uno spettacolo amaro e indecoroso.

 

In uno slalom tra segnaletica, grate, spazi ristretti, sporco, chioschi malandati, asfalto bollente, vecchie biciclette abbandonate e lucchettate, pozzanghere, foglie fracide, umori umani, non conosciuti e sconosciuti, i nostri eroi, milanesi autoctoni o forestieri, trascinano bagagli, borsoni, roller, tracolle e quant’altro, senza uno straccio di segnaletica, ma semplicemente seguendo ciascuno il sedere dell’altro, nella speranza che non abbia sbagliato strada. Gli sguardi cercano inutilmente un’indicazione, un aiuto, una conferma, e si gira dantescamente attorno al grande rettangolo, la sua parte sporco e polveroso, incrociando talvolta ceffi poco rassicuranti, o semplicemente malmessi di salute e di tasso alcolico. Non si parla poi, per carità di patria, della condizione in cui si vengono a trovare anziani malfermi, donne in gravidanza e persone con disabilità ed è quanto più indigna e ferisce.

 

In tutto questo ovviamente non v’è traccia di Stato: le pattuglie dei diversi colori (Polizia di Stato, Carabinieri, Esercito, Polizia Locale, Finanza ….), si alternano e stanno impettite davanti alla facciata centrale della Stazione, ben guardandosi, per un patto tacito di reciproca sopravvivenza con i loro controllati, di farsi vedere nelle piazze laterali della Stazione. Così mentre decine di milioni di Euro vengono spese in faraonici studi, pompose campagne pubblicitarie, inutili convegni sull’innovazione e l’intermodalità, i fanfaroni manager non spendono poche migliaia di euro per assicurare ai propri clienti, in realtà i loro “stupidi finanziatori”, una chiara indicazione, un percorso agevole, una copertura dalle intemperie, un insomma confortevole breve tragitto tra il pezzo del viaggio già trascorso e quello ancora da fare. Lo spettacolo che tutti i giorni vedo dalla mia finestra è sempre aperto, gratuito e spesso animato: venghino, signori, venghino, e non si deluderanno.

 

Per quanto mi riguarda, fra poco chiudo la mia finestra.

 

 

Giuseppe Ucciero

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti