30 ottobre 2013

MILANO E LE DUE FACCE DELLA CRISI: CHI TIRA LA CINGHIA E CHI COMPRA


La tua spesa è il mio reddito, la mia spesa è il tuo reddito. L’aforisma del Nobel per l’Economia 2008 Paul Krugman ben sintetizza una logica verità: senza consumi (domanda) non ci può essere produzione (offerta). Due recenti indagini permettono di gettare luce sulle due facce dell’economia milanese.

12magri37FBI consumi sono stati recentemente indagati dall’Ipsos con l’indagine “Consu-Mi“, commissionata dalla Camera di Commercio di Milano. I suoi risultati riguardano un campione di 900 famiglie italiane e straniere residenti a Milano, intervistate fra il marzo 2012 e il febbraio 2013. I risultati dimostrano che l’austerità è entrata anche nelle case degli italiani: rispetto al 2011, il 27% ha ridotto gli acquisti di carne, mentre è parallelamente aumentata la spesa per pane e cereali (+33%). Sono scesi anche i consumi per tempo libero e cultura (-12,3%), abbigliamento e calzature (-20,8%). Preoccupante che i milanesi ormai risparmino anche “sulla loro pelle”: le spese sanitarie sono infatti calate del 17,2%.

Le (ridimensionate) spese tuttavia non si traducono in un maggiore risparmio: sono l’unico modo per le famiglie milanesi per mantenersi nella città più cara d’Italia, dove occorrono mediamente 3.068 euro mensili (96 euro in più rispetto alla Lombardia e 543 euro in più rispetto alla media nazionale). A dissanguare le finanze dei milanesi ci pensano soprattutto le spese per la casa, che incidono per il 36% nel caso delle famiglie italiane e per il 37% per quelle straniere, la cui maggioranza – il 62% – vive in affitto.

E le imprese milanesi? Non se la passano molto meglio delle famiglie. Lo attesta un’indagine realizzata stavolta dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza nel maggio 2013 su un campione di 600 imprese lombarde. Considerando solo il sottoinsieme di imprese milanesi, emerge che per fronteggiare la crisi, gli imprenditori hanno dovuto mettere mano al portafoglio. Il proprio. Del resto, col credit crunch le banche hanno diminuito i prestiti concessi sia alle famiglie, sia alle imprese. Unico dato positivo: gli imprenditori milanesi hanno sofferto relativamente meno questo problema rispetto a quelli lombardi, in particolare i residenti a Brescia. A ulteriore dimostrazione del circolo vizioso in cui si sta avvitando l’economia, vale la pena dare un’occhiata ai risultati dell’indagine della Camera di Commercio di Monza e Brianza sui cambiamenti nei consumi degli imprenditori.

Le maggiori spese sostenute per colpa della crisi sono state compensate in due modi. Il primo: riducendo i consumi fuori casa, in particolare gli aperitivi, le cene e i pranzi, portati da casa. Il secondo: orientando verso il risparmio le scelte di consumo familiare, come rilevato già precedentemente dall’indagine “Consu-Mi“. Il budget non è stato ridotto solo per le spese alimentari, ma anche per le vacanze 2013 dal 40,8% degli imprenditori milanesi, mentre un quarto ha addirittura deciso di saltarle a piè pari. La rinuncia alla totalità o a parte delle vacanze è stata peraltro la rinuncia più ardua da digerire per gli imprenditori milanesi. Anche il tempo libero ne ha risentito: gli imprenditori milanesi sono diventati più “pantofolai”, preferendo restare a casa a vedere la TV o a dedicarsi alla famiglia o al bricolage anziché uscire.

In questo contesto di domanda e offerta che si comprimono reciprocamente, gli investimenti delle imprese nostrane non possono che essere ridotti all’osso. Prendiamo gli immobili d’impresa, i cui acquisti – investimenti, nell’ottica delle imprese – sono il segnale di espansioni di imprese esistenti oppure di aperture ex novo di start up. Bene: secondo il dossier “Il mercato degli immobili d’impresa a Milano” elaborato da Assolombarda e Camera di Commercio di Milano, il valore degli investimenti in immobili d’impresa è ai minimi da quattro anni. Unico dato positivo: gli investimenti esteri sono raddoppiati dal 2009 a oggi, schizzando al 13% del totale. Tra questi, è stato particolarmente eclatante quello del fondo Qatar Holding nello sviluppo immobiliare di Porta Nuova nel maggio 2013.

C’è poco da stupirsi che a Milano la ripresa di un settore come la moda sia merito soprattutto delle esportazioni. Piuttosto c’è da chiedersi quando queste ultime riusciranno a far uscire dal tunnel l’economia milanese tout court.

 

Valentina Magri

 



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