30 ottobre 2013

musica – È UN MOMENTO MAGICO PER LA MUSICA CLASSICA?


È UN MOMENTO MAGICO PER LA MUSICA CLASSICA?

A Milano, ma probabilmente non solo a Milano, c’è un’offerta musicale straordinaria. A dispetto della crisi, e nonostante si senta forte l’urlo di dolore per i “tagli” alla cultura, e in particolare alla musica, abbiamo visto nelle ultime settimane – e come mai prima d’ora – pagine intere dei quotidiani dedicate alle stagioni musicali che iniziano in questi giorni con programmi succulenti e artisti di grande levatura.

musica_37Teatro alla Scala a parte – che non ha ancora presentato la nuova stagione ma che in queste settimane comunque richiama grande attenzione per l’attesa nomina del nuovo direttore stabile che affiancherà Alexander Pereira (e che saremmo felici fosse il milanesissimo e bravissimo Riccardo Chailly) – abbiamo già visto i programmi avviati dalla Verdi, dai Pomeriggi e dalle Serate Musicali, dalle Società del Quartetto (l’anno del 150enario) e dei Concerti, e da Milano Classica solo per citare i più importanti. Nessuno di essi reca un segno manifesto di crisi, sono tutti all’altezza delle loro tradizioni, non si sono notati aumenti di prezzo degli abbonamenti. Come sempre dunque la scelta è ampissima.

Negli ultimi tempi hanno aiutato molto gli anniversari, che talvolta riescono a far venire a noia l’autore celebrato; abbiamo festeggiato negli anni scorsi i bicentenari delle nascite di Mendelssohn, Chopin, Schumann, Liszt (tutti nati fra il 1809 e il 1811) e quest’anno abbiamo avuto l’accoppiata di Verdi e di Wagner (1813), grazie alla quale ci hanno riempito di “Reminescenze” lisztiane dell’uno e dell’altro tanto da non poterne più. Ma non ci sono solo gli anniversari, c’è anche una sorta di moda che pervade l’atmosfera: pochi anni fa ascoltavamo soprattutto Bach e Mozart (nessuno se ne è lamentato, anzi) e adesso sembrano attrarre molto di più i romantici tedeschi e russi. Niente di male.Ma c’è di più. La critica musicale è più presente degli anni passati, più attenta agli eventi del repertorio classico e diventa interessante e curioso leggere su diversi giornali critiche talvolta contrastanti di concerti appena ascoltati; da tempo non accadeva. Si dà sempre più spazio alla presentazione di ogni opera lirica in arrivo alla Scala, sia per gli aspetti squisitamente musicali che per quelli più propriamente teatrali come regìa, scene, costumi, eccetera. È persino più facile, oggi più che in passato, trovare nelle librerie un settore dedicato alla musica classica. Purtroppo è diminuita l’offerta di dischi ma questo, si sa, è dovuto alla diffusione di internet e alla ricchezza dei programmi televisivi e radiofonici.

Interessante scoprire quanto siano diventate di moda le cosiddette “integrali”; sono appena terminati i Concerti per pianoforte di Rachmaninov e le sinfonie di Šostakovič, sono ancora da concludere le Sonate e i Quartetti di Beethoven, poi ci sono le Sinfonie di Mahler – il cui ciclo prevede la meravigliosa Ottava (la Sinfonia “dei Mille”) diretta proprio da Chailly sabato 23 novembre all’Auditorium di largo Mahler – e quelle di Beethoven. Le “integrali” sono oltretutto un’occasione straordinaria di conoscenza – o di ripasso – che ci consente di capire a fondo l’evoluzione nel tempo, e nella testa di uno stesso autore, di una forma musicale. E dunque ben vengano.

C’è anche da osservare che sta transitando per le sale milanesi una nuova generazione di musicisti, italiani e stranieri, spesso asiatici, molto diversa da quella che approdava qualche anno fa; spesso abbiamo dovuto parlare di scimmiette ammaestrate, dotate di tecnica perfetta ma inconsapevoli di ciò che suonavano. Le cose ora vanno molto meglio, abbiamo scoperto ragazze e ragazzi straordinari, giovanissimi e già ottimi interpreti, che ci hanno riconciliato con la loro generazione e con le nuove scuole di musica. Mentre, come ricorderà qualche lettore di queste note, abbiamo dovuto lamentarci più volte della superficialità e della trascuratezza di molti celebri direttori, pianisti, violinisti.

Infine non possiamo tacere un altro evento a suo modo molto milanese: pensiamo a Claudio Abbado (che negli stessi giorni in cui veniva nominato “Senatore a vita” è stato costretto a rinunciare a una serie di impegni direttoriali a causa di un deperimento fisico, proprio lui che con la musica “si è curato” di mali assai peggiori) recentemente tornato a Milano con un concerto trionfale alla Scala, primo direttore d’orchestra nel Senato della Repubblica (Toscanini vi rinunciò), fa parte anche lui della magìa musicale della nostra città. E ai tanti che si domandano che ci fa in Senato un direttore d’orchestra, cultore per antonomasia di valori assoluti, astratti e immateriali come la musica classica – dunque totalmente e radicalmente estraneo alla pratica politica della mediazione e del compromesso – vorremmo rispondere che proprio in questo momento la politica ha bisogno di persone capaci di dare senso assoluto e concretezza ai valori – culturali e laicamente spirituali – che sembra avere perso. Ci auguriamo che Abbado non solo torni presto sul podio delle sue orchestre ma possa prendere a frequentare regolarmente il seggio di Palazzo Madama per portarvi una boccata di aria fresca.

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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