23 ottobre 2013

musica – DALLA RUSSIA TITUBANTI


DALLA RUSSIA TITUBANTI

Gran concerto, quello della settimana appena conclusa, con l’orchestra Verdi diretta da Jader Bignamini e un giovanissimo e bravissimo pianista milanese, praticamente all’esordio, con un programma tanto impegnativo e avvolgente che ha letteralmente travolto il pubblico che gremiva l’Auditorium. Un programma anche rigoroso e coerente che affiancava il terzo Concerto per pianoforte e orchestra di Sergej Rachmaninov – il difficilissimo “Rach 3”, reso celebre dal film “Shine” di Scott Hicks – all’altrettanto difficile e celebre “Sacre du Printemps” di Igor Stravinskij, tutti e due scritti negli ultimi anni della Russia zarista (siamo fra 1907 e il 1913) pochi anni prima che entrambi i compositori lasciassero il loro paese spaventati dalla guerra e dalla rivoluzione. Fra le due composizioni un breve balletto di Stravinskij, lo “Scherzo fantastico opera 3” noto sopratutto perché fu l’opera che fece incontrare il compositore e il grande Djagilev e dunque mise le basi per il sodalizio che durerà tutta la loro vita e che farà da incubatore a tanta musica importante.

musica_36Il concerto inizia con il Rach 3 eseguito in modo impressionante e impeccabile dal ventenne milanese Luca Buratto, già pieno di diplomi e di menzioni d’onore, vincitore di importanti premi, che mostra la sicurezza del consumato concertista; i suoi due bis – Debussy e Schumann – confermeranno infatti una sensibilità e una capacità d’analisi sorprendenti. Ma straordinario è stato anche il direttore Jader Bignamini, di cui da queste colonne abbiamo già tessuto le lodi, che ha tenuto molto bene insieme, con grande misura e precisione, sia la compagine orchestrale che il complesso rapporto fra solista e orchestra.

A proposito di questo Terzo Concerto non possiamo fare a meno di dire che si tratta di un’opera veramente infelice, ridondante, nata per “sfondare” nella prima, imminente trasferta negli Stati Uniti dove infatti – poche settimane dopo essere stata scritta – esordirà con lo stesso Autore seduto al pianoforte. Rachmaninov aveva allora un’idea sommaria e mitica dell’America, non la conosceva ancora, e ha preparato questo Concerto per la tournèe oltre oceano pensando di dover sorprendere e sbalordire il pubblico con la sua abilità di pianista, finendo così per … strafare. Riuscire a fare di questo Concerto un’opera tutto sommato molto godibile è stato il grande merito di Buratto e Bignamini, perfettamente affiatati e visibilmente collaborativi, alla fine giustamente premiati dal pubblico entusiasta.

Del Sacre di Stravinskij è molto più difficile dire: l’avevamo ascoltato nel febbraio dello scorso anno nell’esecuzione della Filarmonica della Scala diretta da Daniel Harding (che a dire il vero sostituì all’ultimo momento un collega malato); fu un pessimo concerto, come scrivemmo, e ora possiamo anche dire che non è neppure immaginabile mettere a confronto quella interpretazione con questa della Verdi. Tanto quella fu mera esibizione muscolare incentrata sugli aspetti più banalmente tribali e selvaggi del rito pagano, quanto questa ha scavato in profondità nelle motivazioni originali del misterioso, premonitore, visionario testo di Stravinskij.

Giacomo Manzoni, nella sua “Guida all’ascolto della musica sinfonica” (Feltrinelli, 1967) dichiara che “Le Sacre du Printemps, quadri della Russia pagana” è uno “tra i massimi capolavori musicali dell’epoca moderna“; come si fa a non essere d’accordo? A noi però resta un dubbio: quanto è legittimo – anche se perfettamente legittimato dallo stesso Autore – eseguirlo senza contestualmente assistere al Balletto per cui esso è nato?

I grandi Balletti di Stravinskij sono, come è noto, L’Uccello di Fuoco (1910), Petruška (1911), Le Sacre du Printemps (1913), Pulcinella (1919), Il Bacio della Fata (1928) e Jeu de Cartes (1936); e tutti sono stati ripresi e rivisti dallo stesso Autore negli anni successivi, a più riprese fino al 1945, per essere trasformati in Suites per orchestra, soprattutto per soddisfare – non del tutto disinteressatamente – le pressanti richieste dei suoi editori.

Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare quel grande Maestro nel 1956, e di passare con Lui una lunga e felice giornata ovviamente segnata dall’enorme imbarazzo della propria giovinezza e pochezza al cospetto di tanta celebrità; e ricordiamo con precisione che ci parlò del suo rammarico nell’osservare che il pubblico si appassionava più alle Suites sinfoniche dei suoi Balletti che non alle rappresentazioni dei Balletti stessi. Ricordate il cartone animato “Fantasia” di Walt Disney, con la musica del Sacre che accompagna la nascita dell’Universo nella notte dei tempi, la nascita della Terra, poi il Pianeta che prende forma e vi arriva la Vita, e poi ancora lo straordinario duello tra il Tirannosauro e lo Stegosauro … Stravinskij lo portò ad esempio per spiegare come tutto si può fare, anche con ottimi risultati, ma di ogni opera bisognerebbe rispettare il carattere con cui nasce e con il quale si impone all’attenzione del mondo. Le manipolazioni successive possono avere grandi qualità ma perdono sempre qualche cosa per strada.

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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