16 ottobre 2013

CONTRO LA PUBBLICITÀ SESSISTA MILANO COMUNE CAPOFILA


Il tema della pubblicità volgare e offensiva nei confronti della donna, ma non solo, ha di recente guadagnato l’attenzione dell’opinione pubblica, in questo favorita anche dalla presa di posizione di donne che rivestono ruoli istituzionali centrali, prima fra tutte la presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha sollevato il problema della limitazione dell’uso del corpo delle donne nella comunicazione pubblicitaria e ha ricordato quanto possa essere breve il passaggio da quel tipo di uso all’istigazione alla violenza contro le donne. Dunque, insieme alla sensibilità dell’opinione pubblica e ai continui richiami da parte dell’Europa (settembre 2008 e marzo 2013), cresce l’esigenza di porre vere e proprie regole al fine di evitare un utilizzo dell’immagine discriminatoria e offensiva.

02zajczyk35fbPer questi motivi, il Comune di Milano ha messo al centro della propria azione non solo il tema della violenza contro le donne, ma anche quello della pubblicità sessista approvando lo scorso 28 giugno la delibera dal titolo “Indirizzi fondamentali in materia di pubblicità discriminatoria e lesiva della dignità della donna”, volendo con questo atto impegnarsi affinché i cartelloni pubblicitari, a partire da quelli direttamente gestiti sugli spazi comunali, siano ispirati sempre ai criteri di rispetto delle Pari Opportunità tra donne e uomini e di corretta rappresentazione dell’identità di genere, lontano da stereotipi avvilenti per la dignità delle persone.

La notevole risonanza suscitata anche a livello nazionale dalla delibera ha spinto fra l’altro l’Unione Donne Italiane a farsi carico di promuovere la diffusione dei contenuti della delibera tra i Comuni italiani che avessero aderito alla moratoria sulle pubblicità lesive della dignità di genere – promossa dalla risoluzione del 3 settembre 2008 del Parlamento Europeo – dichiarando il proprio Comune “Città libera dalla pubblicità e dalla comunicazione offensiva dell’immagine di donne e uomini”.

La crescente sensibilizzazione al tema della pubblicità sessista da parte dell’opinione pubblica, insieme alla esplicita sollecitazione da parte di diversi Comuni impegnati su questi temi a tenere alta l’attenzione confrontando e discutendo possibili strategie d’azione, locali e non, sono alla base del convegno “Quando comunicazione fa rima con discriminazione” tenutosi il 17 settembre a Milano con la partecipazione delle assessore dei Comuni di Enna, Genova, Rimini, Ravenna, Reggio-Emilia, Trieste e Venezia e della delegata alle Pari Opportunità di ANCI.

L’iniziativa, oltre che mettere a confronto le Amministrazioni locali e i diversi attori coinvolti nel mondo della comunicazione (Iap; Upa; Adci, Cgil, Udi) ha rappresentato anche una importante occasione per consolidare la rete tra le amministrazioni comunali, già attive in questo campo rafforzando il compito di coordinamento della città di Milano in una sfida da diffondere a livello nazionale che deve vedere anche il ruolo centrale e pro-attivo di ANCI: certamente divulgando informazioni e omogeneizzando azioni e strategie positive, ma anche, e ancor più, facendosi promotrice in prima linea di una normativa sensibile ed efficace.

È noto quanto il tema sia difficile da affrontare tra stereotipi, arretratezza culturale, vincoli normativi e commerciali, ma anche discrezionalità che possono far scivolare lungo la china della censura morale.

Non si pensi, d’altra parte, che “all’estero – ormai indistintamente sinonimo di ‘luogo più civile e evoluto dell’Italia’ – le cose vadano molto diversamente” (InGenere, 26-09-2013); tanto da far dire a Lorella Zanardo, proprio in occasione del convegno milanese del 17 settembre, che anche in un paese come l’Australia, incomparabilmente più avanti del nostro – almeno questo è l’immaginario diffuso – nel promuovere pari opportunità di genere e non solo, il fenomeno della pubblicità sessista sta tornando violentemente all’attenzione del mondo femminile che, pensandolo risolto, aveva inavvertitamente abbassato la guardia.

È dunque importante procedere su questo terreno, ma con attenzione e facendo buon uso dell’esperienza. A tal fine il Comune di Milano intende costituire un gruppo di supporto interno all’Amministrazione che affianchi l’attività dell’Ufficio Affissione in tutti i casi ritenuti dubbi rispetto alla applicabilità dei criteri – elaborati sulla base di fonti giuridiche – previsti dalla delibera approvata. L’obiettivo, ovviamente per tutti quei casi in cui il Comune ha una competenza diretta ed esclusiva, è quello di intervenire a priori sulle pubblicità in modo da evitarne la esposizione in spazi pubblici. Nei casi in cui il dubbio dovesse perdurare, l’intenzione dell’Amministrazione è di coinvolgere direttamente IAP – Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria – in virtù del ruolo che ricopre e dell’esperienza che ha maturato negli ultimi anni anche sulla base delle nuove procedure messe a punto per procedere alla richiesta di rimozione di pubblicità ritenute offensive e volgari.

La pratica ci suggerirà – anche con l’aiuto delle cittadine e dei cittadini – se, ed eventualmente in quale direzione sarà necessario modificare la nostra azione.

 

Francesca Zajczyk

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti