16 ottobre 2013

IL P.S.I. A MILANO. MA CHE STORIA È?


Colui che non si sarà lasciato scoraggiare dal titolo magari sospirerà sollevato. No. Non parlerò di quel P.S.I. colpito e affondato dal pool di toghe milanesi nella “battaglia di Tangentopoli”. Lo stesso acronimo designa oggi qualcosa di più cogente, il “Patto di Stabilità Interno” (P.S.I.). Una lasca “camicia di forza” che Governi con l’acqua alla gola impongono agli Enti Locali per comprimerne la spesa impazzita e poter continuare a galleggiare, affiorando appena e trattenendo il fiato ad ogni asta di BTP.

08ayroldi35fbEstrarre dunque da un documento per molti versi tedioso e ripetitivo, informazioni utili a farsi almeno un’idea di come venga amministrata una città è sempre un’operazione arbitraria; può tornar utile se vi è un criterio a sostenerla. Lo scopo è incuriosire i lettori al punto di convincerli a indagare le fonti certificate, scartando il filtro deformante dei mass media. A questo servono gli Open Data; se si accetta la fatica e si vince la noia i risultati sono spesso sorprendenti quanto un giallo di Camilleri o un thriller di De Palma.

Si considera il P.S.I. come un dispositivo tecnicamente rozzo, incapace di discriminare quantitativamente – rispetto alle dimensioni degli Enti sottoposti – e qualitativamente rispetto alla natura della spesa. Guardiamo allora gli impatti sul Comune di Milano a partire dalla “Relazione al Rendiconto 2012” l’ultima con i dati consuntivi accessibile in rete.

Al P.S.I. sono assoggettate tutte le Provincie ed i Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti. Il contributo per i Comuni è stato fissato per il 2012 in 4.200 mln di euro. I saldi obiettivo da conseguire – i risparmi di spesa, per intendersi – sono agganciati per ciascun ente locale al livello della spesa corrente mediamente sostenuto in un triennio. Per Milano il periodo di riferimento è fissato nel triennio 2006-2008 in relazione a ciascuno degli Esercizi 2011-2013.

Nel triennio di riferimento 2006-2008 la spesa cresce al ritmo medio del 2,5% con una dinamica inflazionistica del 3%. Negli anni 2009-2012 il tasso di inflazione medio annuo risulta pari al 2% ca. Il livello medio delle spese correnti impegnate nel triennio ammonta a 1.775 mln ca. La determinazione del saldo obiettivo individua il suo valore come prodotto tra il suddetto livello e una percentuale assegnata con decreto ministeriale per due differenti categorie di Enti, “virtuosi” e “non virtuosi”, per Milano Comune virtuoso, nel 2012 è al 16%, con inasprimento del 2% rispetto a quanto programmato l’anno prima. Tale prodotto, abbattuto per “detrazione riduzioni erariali” e incrementato/decrementato in funzione di alcune ulteriori voci in “peggioramento”/”miglioramento” (+/-) raggiunge nel 2012 la cifra finale di 295 mln ca., “Obiettivo programmatico dell’anno”.

Si premette che alcune voci afferenti a contributi statali a seguito di dichiarazione di Grande evento o del Fondo di Riequilibrio ovvero Fondi Europei sono escluse dal saldo finanziario. Sappiamo inoltre dal Rendiconto che “incrementi sostanziali delle entrate” sono originati da “accordo transattivo per chiusura di operazioni in derivati approvato dalla Giunta”. La natura di tale accordo mostra i suoi effetti irrigidendo la struttura del Bilancio. Le entrate, infatti, sono accantonate in un “fondo vincolato” pari a 428 mln ca. posto tra gli “avanzi di amministrazione” mentre si dispone di “fondi liberi” per soli 3,4 mln.

È appena il caso di ricordare che quella transazione venne conclusa con controparti bancarie all’epoca indagate per i reati di truffa e illecito amministrativo che in data successiva alla transazione verranno condannate in primo grado per il reato ascritto. Chi scrive oggi non è il solo ad aver nutrito igienici dubbi sui tempi e sulla natura del segno da attribuire a quella transazione, per lo meno per quanto riguarda una delle due parti, ovvero il Comune. Sarebbe un utile atto di trasparenza aprire una discussione pubblica sulle “carte” che le due parti, Comune e Banche, avevano in mano nel momento in cui si apprestavano a sedersi al tavolo. Per darsi ragione di quale delle due avesse i jolly in mano, e di come li abbia giocati. Aggiungerei che sarebbe non solo interessante ma anche cruciale. Perché dal segno attribuibile a quella transazione conseguirebbe logicamente il segno politico, forse definitivo, da dare all’intero corso dell’amministrazione sino a ora.

Osserviamo ora cosa accade alle uscite e alle entrate correnti nel 2012 a fronte di una dinamica inflazionistica moderata in tutto l’arco temporale. La spesa corrente netta cresce dai 1.831,93 mln del 2008 – ultimo anno del periodo di riferimento – a 2.501 mln nel 2012. Un ragguardevole +670 mln di crescita totale rispetto al 2008 con una crescita media annua del 9%. Mentre le entrate correnti nette crescono dai 1.831,64 mln del 2008 ai 3251 del 2012 un ricco +1.419 mln di incremento totale sul 2008; una media annua del 20% ca. Sembrerebbe verificato il tipico luogo comune della sinistra abile soprattutto nel “tassa e spendi”.

Le spese in conto capitale nette nel 2012, cruciali nel fantasmagorico mondo di Expo ammontano a 677 mln. Le entrate in conto capitale nette ammontano a 224 mln. Aggregando le entrate nette correnti e in conto capitale otteniamo il valore di 3.476 mln ca. che confrontato con le spese correnti e in conto capitale nette ammontanti a 3.179 mln fornisce un saldo di 297 mln ca. che supera l’obiettivo programmatico dinanzi menzionato. Il P.S.I. è rispettato. “Ci piace vincere facile” come slogan calza a pennello.

Le cifre mostrano come un fiume in piena di danaro pubblico paia riversarsi nelle casse di “Palazzo Marino” all’insaputa degli inquilini che, dalle colonne del “Corriere della Sera”, lanciano strali sul Governo “affamatore” – è il caso di dirlo – di risorse da destinare ai servizi per gli anziani, le scuole, gli asili; e i figli lo riconosceva anche Al Capone “so piezz ‘e core”..

Il criterio qui scelto per chiarire alcuni aspetti della questione seleziona, tra gli altri, due indicatori – uno sul versante della spesa l’altro su quello delle entrate – e un fatto minore; perché il diavolo è nei dettagli. Sappiamo che la spesa corrente di un ente può suddividersi in due macrovoci fondamentali, la spesa per il personale e quella per beni e servizi intermedi. Il Rendiconto ci informa che il rapporto “Incidenza della spesa per il personale” è sceso dal 34,09% del 2008 ad un eccellente 17,16% del 2012. Orientata alla compressione del costo del lavoro la macchina amministrativa del Sindaco recupera efficienza e lotta assieme a Lui. Quando deve invece incassare le entrate, l’indicatore “velocità di riscossione entrate proprie” avverte che il motore “batte in testa”. Si passa dal 78,8% del 2008 a un mortificante 63,95% del 2012. La Giunta sembra assecondare certe “sciallate” abitudini meridionali, citate forse non a torto dall’assessore D’Alfonso mesi or sono.

In cauda venenum, mi piacerebbe sapere se gli Assessori che faticano a trovare i fondi per sussidiare gli abbonamenti ATM agli anziani o che fan capriole per tener aperti gli asili siano a conoscenza del fatto che nel 2012 in piena recessione, si è ritenuto un investimento indifferibile l’acquisizione, con danaro pubblico per 360.000 euro dei collages di Bruno Munari (pag.54). Due aspetti sono emblematici di questa posta tra le tante. Quello letterario del termine “acquisizione” appropriato anziché no, come se acquisendo e non acquistando, come magari avremmo scritto noi semplici cittadini, questo schiaffo alla miseria si tramutasse d’amblé nella carezza consolatoria dell’arte. L’altro, inquietante, è che scorrendo le altre voci non appare nemmeno la più discutibile.

La conclusione che sorge spontanea è che la “bestia” incontrollabile e temo incontrollata, che tiranneggia l’Amministrazione si chiami spesa corrente. La spesa per investimenti i cittadini sono maggiormente in grado di verificarla, anche se non sempre come si è evidenziato poc’anzi. E tuttavia metrò, infrastrutture, sono sotto gli occhi dei cittadini che le usano e dal momento che la città ha deciso, alquanto improvvidamente, di imboccare la via evenemenziale allo sviluppo, gli investimenti andranno, ci si augura, realizzati.

Alla luce di quanto detto e della dinamica in aumento della spesa corrente, la domanda ultima è: “Dovevamo credere al Sindaco quando annunciava che “non si poteva fare diversamente”, ovvero aumentare IRPEF e tariffe? Chi scrive ritiene che la risposta debba essere negativa e non per difetto di capacità bensì di altri attributi diversamente dislocati.

 

Vito Antonio Ayroldi



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