9 ottobre 2013

PER UN PD, PARTITO FORTE IN REGIONE E SENZA CORRENTI


Il network assicuratori PD, nonostante il clima politico e sociale non stimoli ottimismo e partecipazione, ha elaborato un ulteriore documento che in vista del congresso sta sottoponendo all’attenzione di tutti i circoli e ovunque ci sia una diramazione della rete. Il lavoro è stato elaborato da un gruppo del quale fanno parte militanti di lunga data e storia come Francesco Bizzotto, Radames Viola e giovani entusiasti come Nicola Cattabeni ed Emiliano Ortelli. Probabilmente questo gruppo non si arrende, nonostante spesso si senta in un deserto di idee, perché è composto da persone che si misurano nelle sfide del mondo reale, conosce il lavoro per obiettivi e la performance.

07cingolani34fbUn fine del partito dovrebbe essere il coinvolgimento delle competenze, quella che possiamo considerare la struttura verticale, e dei Circoli, la struttura orizzontale. Il mezzo per raggiungere tutto questo è una organizzazione regionale forte.

Secondo il network: “Il fenomeno politico nuovo è l’interesse di molti non iscritti al Pd e la sua prospettiva. Nonostante la poca credibilità del sistema dei partiti, il desiderio e la disponibilità a partecipare alla vita politica è oggi doppio rispetto ai mitici anni di fine ‘900”. Una disponibilità matura, competente, concreta, che cerca confronti non episodici, non opportunisti e che vuol mettere in campo idee, sogni e progetti, che ha spirito critico, entusiasmo e passione nello stesso tempo. Una partecipazione che vale in sé, anche in termini di auto-finanziamento, perchè fare politica così non costa niente, che contrasta con una lunga prassi di politiche centraliste, fatte “annusando l’aria”, smozzicando pareri, scorrendo giornali e ascoltando lobby e amici. Soprattutto amici. Con il finanziamento pubblico e generoso. Prassi questa, dei partiti chiusi, rituali, comandati, autoreferenziali e non contendibili, diretti solo da cooptati senza nessuna progettualità autonoma.

La capacità di queste organizzazioni della rappresentanza, che pure ha meriti storici nel passato, non regge e si sfilaccia da decenni. Oggi è insostenibile, per il differenziarsi e complicarsi della società, tutt’altro che omogenea. Basti pensare non solo alla struttura sociale di quello che una volta erano le classi, ma al multi culturalismo, alla comunicazione e alla conoscenza, internet, ecc. Anche il PD è malato, non è in grado di suscitare passioni, non ha un progetto di società, non ha ancora deciso chi rappresentare, spesso appare come un “tecnocrate” prigioniero di impostazioni ideologiche del secolo scorso, i residuati sociali sono sovra rappresentati”.

Il documento ribadisce che durante la fase congressuale del Pd è prioritario: “Discutere di rapporto con la società e di organizzazione, per aprirci all’ascolto e al contributo di molti. Dare spazio e potere alle competenze organizzate. Chi teme il confronto con chi lavora, fa impresa o professione, o è attivo per passione, si faccia da parte. Si ritiri. Vada a casa. Vogliamo un Pd che, certo, assuma responsabilità e subito chieda: “Cosa ne pensi?” “Ti piace?”. Dare al partito una forte, autorevole e autonoma struttura regionale, che possa rilanciare l’organizzazione e l’iniziativa politica, tanto orizzontale (i Circoli di città) quanto verticale (le competenze tematiche, le passioni)”.

È la trama di una rete che sappia stare vicino, governare e cambiare la società reale. Un partito regionale forte di competenze e progetti. Così il Pd potrà essere quel che deve: la casa di tutto il Centrosinistra, di tutti i progressisti. “Se vogliamo che esperienza e passione possano essere utili per “un partito che fai tu”, l’unica possibilità è una struttura regionale. Non vogliamo un Pd nazionale frammentato, debole, spaccato. Vogliamo un Pd di coraggio, con un leader che guardi avanti, molli “l’ammoina” (confuso affaccendarsi) di oggi, faccia sintesi, squadra e consenso (perché vincere è fondamentale), circondato e aiutato da otto segretari regionali veri.” Così si eliminano le correnti.

Il documento continua chiedendo che “nel partito sia valorizzata una rete di competenti nei vari settori dell’attività economica e sociale, pretende che a questa rete sia garantita la possibilità di un confronto diretto con i rappresentanti nelle Istituzioni”.

Esige, si esige, “un luogo permanente d’incontro fra e con i portatori di progetti innovativi con lo scopo di fornire ai dirigenti politici gli elementi di conoscenza indispensabili per assumere decisioni, che si riflettano concretamente sulla linea del partito e dei suoi rappresentanti .

È necessario realizzare iniziative che diano ai cittadini la possibilità di impegnarsi in prima persona, di sentirsi utili e per coinvolgere un numero crescente di cittadini, di giovani anzitutto, dobbiamo utilizzare maggiormente le nuove tecnologie e i social network”.

Il modello prevalente per l’attività politica regionale del Partito Democratico dovrebbe essere quello dei circoli tematici, da affiancare ai tradizionali circoli territoriali. Serve una organizzazione di base in cui possono partecipare, con pari dignità, iscritti ed elettori del Partito Democratico, che favorisca la libera ideazione e circolazione di progetti. “Ritrovare lo spirito civico della libera scelta di organizzarsi e insieme dare un’indicazione e un contributo agli organi decisionali; ci poniamo il problema di non lasciare inascoltato il contributo di tanti democratici che hanno visto nel PD la nascita dell’organizzazione riformista moderna, capace di saldare idealità e concretezza”. Un partito finanziato dai cittadini e non dallo Stato.

Come vedete idee e progetti non mancano, personalmente comincio a pensare che il PD questo entusiasmo se lo deve un po’ meritare.

 

Massimo Cingolani

 



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