2 ottobre 2013

MILANO LA VIA DELLE STRETTE INTESE


Intesa. Triplice, Grande, Piccola, Balcanica. Nella politica gli Stati si intendevano tra di loro quasi sempre per far la festa a qualcun altro. Nella nostra tragica politica forse è così tra forze politiche: lo sperimentiamo sulla nostra pelle perché il campo di battaglia siamo noi. Ma intesa vuol anche dire “capirsi”, intendersi bene. “Siamo intesi” è un modo di dire che prende il suo significato dal tono della voce di chi lo pronuncia: minaccioso, persuasivo, accattivante o pattizio. E pattizia vorrei che fosse questa via milanese alle strette intese.

I rischi che Milano corre in questi giorni e che forse continuerà a correre per molto tempo sono tanti: il Governo non decide nulla in merito all’IMU, le casse comunali non saranno in grado di far fronte agli impegni e i bilanci di previsione saranno una chimera; Expo vivrà alla giornata e forse non riuscirà ad aprire i battenti o li aprirà a cantieri in corso; l’avvicinarsi di una campagna elettorale avrà effetti perversi e di questo parleremo soprattutto.

Sui primi du01editoriale33FBe punti c’è poco da illudersi, se non arrivano soldi né per il Comune né per Expo i danni sono incalcolabili ma gli amministratori locali possono poco o nulla se non tenere i nervi saldi e serrare le fila. Sulla campagna elettorale, se vi sarà, il discorso è complesso. Ogni volta che si aprono le urne, in sede locale inizia il sottile lavorio dei posizionamenti, delle alleanze e degli accordi in vista di candidature pensando alle maggiori glorie del Senato o della Camera. Non solo ma alcuni amministratori locali ritengono sia arrivato il momento del grande salto. In queste condizioni Giunte e Consigli comunali cominciano a zoppicare ma soprattutto si riflettono in quella sede conflitti sotterranei, intese e accordi che riguardano tutto fuorché la politica locale.

Da questo punto di vista la situazione di Milano è particolare. In Consiglio siedono molti giovani, soprattutto nella maggioranza, ricchi di ambizioni e che annusano per la prima volta il ”profumo” della politica e le tentazioni di trasformarsi in professionisti della politica. Il sindaco non è uscito dalle file di un partito (vantaggi e svantaggi) come numerosi assessori. Il Pd, primo partito in Consiglio, si dibatte nel groviglio dei suoi problemi di linea e di organizzazione perdendo il suo antico connotato di stabilità. Dunque il vento delle elezioni non è un sereno ponentino. Parliamo per domani e se non per domani a futura memoria. Gli amministratori locali debbono raggiungere una intesa (pattizia) tra se stessi e gli elettori avendo a cuore i destini della propria città: il seggio, la delega assessorile sono per l’intera legislatura, non si abbandonano prima della fine del mandato. La via delle strette intese. Condizione dura? Forse ma non meno dura la condizione di chi vede andarsene le persone alle quali ha dato il voto e, in qualche misura, nelle cui mani ha messo il suo destino di cittadino urbano. Aggiungerei qualcosa. In questa situazione di incertezza abbiamo bisogno di una Giunta coesa e stabile, perché la stabilità non si misura solo a livello nazionale. Non abbiamo bisogno di rumors su dimissioni ventilate, revoca di deleghe o giri di valzer. La dose di questi ingredienti, magari indispensabili per una buona cucina, sono già finiti: il pranzo va servito. Buono. Subito. Stiamo ancore leggendo il menù.

Luca Beltrami Gadola

 

 



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