1 ottobre 2013

sipario – NURIEV


 

NURIEV DAL LAGO BAJKAL AL LAGO DEI CIGNI

Venti anni son passati dalla tragica e sofferta scomparsa del grande ballerino Rudol’f Nuriev (Rudolf Nureyev, 1938-1993), considerato dalla critica uno dei più grandi danzatori del XX secolo insieme a Nižinskij (1890-1950) e a Baryšnikov (1948-).

sipario_33In questo ventesimo anno dalla morte il Teatro alla Scala di Milano ha deciso di commemorare la sua memoria attraverso la presentazione di una mostra, sita al Museo Teatrale fino allo scorso aprile, dedicata al lavoro di Nuriev presso il teatro milanese – a essere sincero, una mostra che non ha reso granché onore alla sua persona e al suo ruolo – e attraverso la rappresentazione in due date (a luglio e a ottobre) del Lago dei cigni nella versione curata dallo stesso Nuriev.

Nuriev nacque e crebbe a Irtutsk in Siberia, all’estremità meridionale del lago Bajkal, lago che per secoli è stato la fortuna delle popolazioni baskire, nomadi che presso il lago hanno trovato uno dei luoghi di sedentarizzazione. Al lago Bajkal sono legate numerose e svariate leggende che rimontano al folklore baskiro, storie di esseri semiumani e spiriti che popolano il lago e le foreste circostanti, ma allo stesso lago fanno tappa durante le migrazioni estive le gru e i cigni neri, anch’essi ‘personaggi’ delle leggende baskire.

A questa magia delle storie popolari non fu indifferente il piccolo Rudol’f, che più tardi nel 1953 all’Accademia del Teatro d’Opera di Ufa (capoluogo della regione baskira) fece il primo incontro con il Lago dei cigni di Petipa e Ivanov, musicato da Čajkovskij. Il diploma presso l’Accademia del Kirov di Leningrado (oggi Accademia Vaganova di San Pietroburgo) porterà Nuriev sulle prestigiosissime scene del Kirov con il pas de deux del secondo atto del Lago; poi il Lago interpretato dalla splendida Maja Pliseckaja, visto dopo essere scappato dalla compagnia del Kirov per andare al Bol’šoj di Mosca; infine, nel 1984 presso lo Staatoper di Vienna Nuriev mette in scena la propria definitiva rilettura delle coreografie di Petipa e Ivanov, abolendo il personaggio del Buffone, presentando il finale totalmente pessimistico, ampliando le variazioni e il ruolo del principe Siegfried e soprattutto quelle del precettore Wolfgang e del mago Rothbart, ruoli enigmatici e controversi che riserva a se stesso.

Il Lago di Nuriev è l’ultima sua grande rilettura dei balletti del repertorio classico: si può considerare il testamento artistico e spirituale del grande ballerino, già malato e consapevole del proprio prossimo destino di morte. Forse per questo «trionfo della morte» e pessimismo totale della trama, la critica lo definisce il «balletto meno riuscito» di Nuriev: in effetti, l’impressione che si ha nel guardarlo è che l’eccessiva attenzione psicologica va a inficiare la coreografia e la tecnica classica, che non sempre riesce a trovare i mezzi ‘tecnici’ per esprimere tutta la complessità del pensiero di Nuriev sul Lago.

Una vita, quella di Nuriev, che comincia e finisce con un lago: dal lago reale della Siberia meridionale al lago spirituale dei cigni che nella sua mente non migrano più.

Domenico G. Muscianisi

 

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

rubriche@arcipelagomilano.org



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