25 settembre 2013

PAPA FRANCESCO E IL DOVERE DEI LAICI


Su Arcipelago Milano n.31, Elena Savino ha richiamato con chiara precisione il senso di cosa ha significato il XX settembre per l’Italia e di cosa significa ancora oggi: l’impossibilità di eludere l’impostazione laica, vale a dire la neutralità istituzionale per consentire la convivenza tra cittadini diversi ognuno col suo credo. In piena coerenza la professoressa Savino ha concluso indicando tre temi odierni d’impegno laico: l’ora alternativa a quella di religione nella scuola, il testamento biologico quale libertà individuale sul fine vita, la tutela dei diritti delle coppie di fatto in campo affettivo. Nel complesso è un articolo significativo che celebra il XX settembre non come cosa del passato bensì come attualità decisiva. Libera Chiesa in Libero Stato rivive oggi come separazione Stato religioni.

05morelliFBNel nome di questa profonda vitalità del pensiero laico liberale – il solo connesso al passare del tempo – desidero sottolineare che i laici non possono mai ridurre l’impegno sulle illibertà civili già conosciute e non ancora rimosse, e insieme devono cogliere i sintomi dei problemi civili che di continuo si vanno profilando. In particolare lo devono fare nell’anniversario dei sei mesi di Papa Francesco. Farlo non per inventarsi cambiamenti di linea di cultura religiosa nel magistero di Francesco rispetto a Benedetto XVI, che non ci sono (non per caso la prima enciclica di Francesco è dichiaratamente opera di Ratzinger) e neppure potrebbero esserci. Ma per prendere atto laicamente delle novità che Francesco manifesta nel linguaggio e nell’approccio agli esseri umani e che finora sono state prorompenti. In ultimo, l’intervista a Civiltà Cattolica ha indotto molti – in testa la grande stampa che magnifica tutti i giorni i potenti d’ogni settore – a parlare di intervista rivoluzionaria negli intenti, nelle parole e nei toni innovativi usati per descrivere i compiti della Chiesa nella sua missione.

Nel nuovo contesto, urge che i laici diffondano con decisione le proposte della laicità, evitando da un lato di trasferire sul piano attuale gli amarcord anticlericali e dall’altro di cercare nelle parole del Papa novità convergenti con la laicità. L’anticlericalismo fuori della sua epoca depisterebbe i laici inducendoli a combattere un potere temporale che non c’è più e a esporsi all’accusa di ostacolare la libertà di culto. Cercare nelle parole del Papa novità convergenti con la laicità comprometterebbe – come ho scritto per i primi cento giorni di Francesco – tre caratteri fondamentali della laicità: la distanza irriducibile della cultura laica da quella religiosa, il cardine che è la diversità di ogni cittadino, l’estraneità laica al considerare la religione un interlocutore sulle regole civili.

La necessità di questa riscossa laica nel segno della separazione Stato religioni è da tempo un’esigenza forte in Italia, ma sta divenendo impellente di fronte alla spinta rinnovatrice che Francesco ha imposto alla sua Chiesa madre e ai suoi fedeli. Francesco, senza discutere i fondamenti della dottrina, sgombera il campo dalle escrescenze facile bersaglio polemico di credenti e non credenti. Quali la commistione Chiesa affari dei cristiani da salotto, il rimpianto per il tramontare del passato, le accuse demolitrici della modernità, l’eccessivo insistere su aborto, omosessuali e contraccezione, l’insufficiente approfondimento del ruolo della donna, la tendenza a considerare la Chiesa una protezione per non uscire dalla mediocrità. Insomma Francesco vuole una Chiesa come ospedale da campo, che cura il male effettivo del mondo piuttosto che pensare a fuggire dal mondo.

È evidente che la Chiesa di Francesco intende più praticare la prossimità umana che non insegnare la fede, convinta che la prossimità è il concretarsi della verità della fede. Questa scelta religiosa toglie molti argomenti critici a chi radica i mali italiani nella struttura della Chiesa e, nel suo dissolvere le incrostazioni curiali, riesce utile nella battaglia dei laici contro le burocrazie civili dei cattolici chiusi che soffocano l’Italia. Tuttavia, Francesco non intacca né può intaccare il nucleo del messaggio civile laico: l’autonoma libertà del cittadino che si traduce nella sua sovranità nel costruire le istituzioni della convivenza attraverso il conflitto democratico tra cittadini diversi. Francesco impernia la Chiesa sulla prossimità alle persone ma non sulla decisione delle persone, perché per lui la vita appartiene solo a Dio e al riconoscerlo. Perciò è urgente che il mondo laico rilanci la centralità civile del cittadino, che è il cardine del metodo laico, mostratosi efficace in secoli di pratica.

Creare le migliori condizioni per la feconda convivenza tra diversi si può garantendo la libertà a ogni culto ma non facendo entrare la religione sul come costruire le regole di convivenza. Ci vogliono progetti dibattuti, libere scelte da parte di ogni cittadino, verifica dei risultati così ottenuti e poi ripetere di continuo il processo di partecipazione civile. Tale meccanismo resta necessariamente estraneo alle innovazioni religiose di Francesco. Perché le dimissioni di Benedetto XVI e l’avvento di Francesco corrodono i privilegi certi del potere curiale e spingono la Chiesa a presentarsi come una fonte di misericordia piuttosto che come un’agenzia di precetti. Ma quando arrivano alla collegialità del Popolo di Dio, non possono che restare al rispetto del riconoscersi nell’autorità di Dio e della Chiesa. Questa fisiologica estraneità della Chiesa al processo democratico, non può però costituire per i laici una rendita di posizione. Anzi, fondarsi sulla libertà del cittadino per costruire istituzioni mutevoli nel tempo, esige una cura ancora maggiore per rimuovere di continuo ciò che ne impedisce l’esercizio pieno e diffuso. Occorre la separazione Stato religioni. La speranza da sola non ha direzione né metodo. La libertà individuale e il conflitto democratico vanno applicati scegliendo sui fatti. La laicità è oggi la principale questione politica in Italia.

 

Raffaello Morelli

 

 



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