18 settembre 2013

L’ECONOMIA DELLA MODA: DALLA PECORA AL FASHION


In principio fu la pecora. Poi dalla pecora si fece lana, e venne ad abitare i nostri armadi. Questo il senso di una singolare apparizione in piazza Duomo del 10 settembre 2013: un gregge di 50 pecore. Per ricordare agli abitanti delle città, più avvezzi a vedere le vetrine del centro che le fattorie, che il futuro della moda è nelle fibre naturali, oltre che nei giovani talenti che le confezionano. Una delle tante iniziative promosse dalla fiera del tessile “Milano Unica”, organizzata in vista di Milano Moda Donna, che apre oggi i battenti.

L’evento, che si chiuderà il 23 settembre, è uno dei più prestigiosi organizzati dalla Camera Nazionale della Moda Italiana. All’ombra della Madonnina saranno presentate più di 130 collezioni della moda donna per la primavera estate 2014. Per la cronaca (economica): l’evento è a costo zero per Palazzo Marino, che mette a disposizione gli spazi, mentre i costi sono a carico dagli sponsor. Gratuiti anche alcuni eventi per i cittadini, come il tango alla Palazzina Liberty il 23 settembre, le mostre a Palazzo Morando e gli eventi di Testanera con Sartorialist. Quest’anno poi, per la prima volta, la Scala diventa anche “teatro della moda”: proprio lì si tiene infatti la serata di gala del 18 settembre per tutti gli stilisti, che potranno assistere anche al concerto del tenore Vittorio Grigolo.

La settimana della moda femminile “darà slancio alla città che sta vivendo un momento difficile ma avrà nella moda un punto di riferimento per il rilancio”, a detta del sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Dello stesso parere è l’assessore alla Moda Cristina Tajani. Sulla scorta di tanto entusiasmo, val la pena passare in rassegna quelle che, parafrasando John Maynard Keynes, potremmo definire “le conseguenze economiche della moda”.

Alcune sono state illustrate dal sindaco di Milano il 10 settembre in occasione di Milano Unica: nel 2012 il settore ha creato un indotto da 28 milioni di euro per la Lombardia, di cui più di metà – per la precisione: 17 milioni – a beneficio del suo capoluogo. Un’altra statistica, molto amata dal presidente della Camera della moda Mario Boselli, calcola il contributo della moda al Pil di Milano, pari a un quinto.

Per quanto riguarda il 2013, un quadro preciso del comparto moda in Lombardia è stato tracciato dalla Camera di Commercio di Milano. Le imprese del settore sono 35mila nel territorio lombardo e impiegano 237mila persone, circa un quinto dell’Italia. Il record di presenze a livello cittadino spetta a Milano, con 12mila imprese per un totale di 91mila addetti. Il settore è in ripresa per merito soprattutto delle esportazioni, in aumento in Lombardia del 2,8% rispetto allo scorso anno. Quasi metà delle esportazioni – il 46,8% – partono da Milano.

Chi sono i nostri “benefattori”, coloro che con le loro importazioni aiutano la ripresa della moda made in Lombardy? Al primo posto ci sono i paesi europei (44,8% dell’export), seguiti dall’Asia Orientale (20,3%). Ma il dato più eclatante sta nella crescita a due cifre delle esportazioni dall’Asia Centrale: +38,8%, per un valore compreso fra i 18 e i 25 milioni di euro. Esportazioni in crescita anche nel Medio Oriente.

Un discorso simile vale per Milano, che esporta nel mercato europeo oltre la metà dei suoi prodotti del settore moda. Ne è particolarmente ghiotta la Francia, che assorbe oltre l’11% dell’export. Si registra una crescita a due cifre dell’export verso Asia Centrale e Medio Oriente. Da segnalare il vero e proprio boom di Kuwait e Brasile, che hanno raddoppiato il valore delle loro importazioni in un solo anno. Il fatturato del settore moda previsto per il 2014 dovrebbe aumentare del 3,5%.

Il caso del comparto moda lombardo e milanese sono solo il riflesso di un paradigma nazionale: mentre la ripresa dei consumi interni langue, l’export si conferma il vero traino della ripresa. Fermo restando che, come ha ribadito il sindaco Pisapia: “Milano è, e resterà sempre, la capitale della moda”.

 

Valentina Magri



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