18 settembre 2013

È LA MILANO DELLA MORATTI QUELLA CHE ATTERRA?


Non è più solo una sensazione, la città cambia, lo si tocca con mano. Cantieri decennali, giganti sonnacchiosi si scrollano di dosso polvere impalcature cesate e si mostrano alla città. Le dimensioni sono tali da essere quasi alieni. Sono arrivati gli ufo. Porta Nuova, Garibaldi Repubblica, Portello, CityLife, Santa Giulia, prima ancora OM e Bicocca, astronavi dormienti prendono il sopravvento, non sempre senza dolore. Nel 2015 la trasformazione sarà compiuta, della città industriale poche tracce, le ferite della guerra mondiale sanate, i nuovi paesaggi urbani di sedicenti terziari avanzati definiti: pronti allineati e in bella mostra.

mattace31fbLa città lasciata fare, data in mano ai grandi investitori privati, è atterrata. I punti di attrito sono sulle frange, sui contorni dove la città nuova entra in contatto con quella consolidata. La rivolta è degli animi, quando il genius loci non viene rispettato: l’area ex Enel, la stecca degli artigiani, piazza Giulio  Cesare. Non è semplicemente nimby (not in my backyard), è la protesta di chi non vuole essere cancellato, negato dal progetto, che tutto sottomette alla celebrazione del nuovo: emblematica piazza Giulio Cesare, unità architettonica e stilistica novecentesca tutt’uno con la sua fontana, spezzata in due, subordinata al viale imperiale di accesso a CityLife.

Altro genius loci negato, e quindi ribelle, quello del Vigorelli: in nome dell’unicità mondiale del velodromo si sono levate le voci delle associazioni dei ciclisti fino al ministero dei beni culturali a stoppare un progetto del Comune che spingeva sulla sua trasformazione polifunzionale, omettendo la sua ragion d’essere. Senza dimenticare la Darsena che è stata abbandonata così a lungo a se stessa da generare un nuovo genius loci: da porto cittadino a oasi naturalistica. E se prima ci si opponeva al parcheggio perché negava l’essenza del luogo, si è arrivati a opporsi al suo ripristino in nome della cicogna.
Un attaccamento intimo agli spazi abitati, ai luoghi vissuti che traspare dall’investimento simbolico nella difesa della natura in città, dalla paulonia di Brera ai platani di Mac Mahon, alle battaglie, nelle piazze destinate ai parcheggi interrati, per il cedro del Libano di Tommaseo o per i giardinetti di Damiano Chiesa, sintomo allo stesso tempo di una (totale?) perdita di fiducia nella gestione del cambiamento o nella capacità progettuale  della amministrazione. Certo l’esperienza del tunnel Gattamelata non aiuta: dal 2000 a oggi duecento milioni inarrestabili per portare a un dove che non c’è più, la fiera si è spostata, senza essere in grado di fermare un progetto in corsa: candido Maran, seppur innocente, “accettiamo suggerimenti da chi abita il quartiere per capire che farne” (l’ostracismo per le Vie d’acqua di Expo 2015 assume nuove sfumature…).

Uno slittamento forse analogo a quello del Piano Parcheggi di albertiniana memoria: oggi per giustificare previsioni di tale portata dobbiamo pensare a una talpa bulimica … Cantieri invadenti, sopra e sotto terra, proteste, ricorsi, crisi economica, un box che vale come un appartamento (e ci pago l’Imu!), un cambio radicale delle politiche di mobilità cittadina (Eco Pass, bike sharing, Area C, car sharing, GuidaMi e ora car2go..): la nuova giunta faticosamente sbroglia le matasse, chiude i contenziosi, porta a termine i lavori, rivede il piano e azzera le nuove costruzioni interrate. Il parcheggio di largo V Alpini è prenotabile online (“il nostro posto auto ci aspetta” a Milano o ad Alassio, Arenzano, Bologna, Roma, Venezia Mestre..) ma non pochi preferiscono parcheggiare in via Revere sul marciapiede, proprio sulla sommità di un parcheggio con 250 posti auto a rotazione convenzionati con il Comune.

Su progetti di così grande scala e lunghi tempi di realizzazione che interessano grandi brani di città più amministrazioni si trovano coinvolte: è evidente che queste metamorfosi implichino una visione, un progetto su Milano che supera la legislatura. La speranza è sempre quella che ci sia analoga capacità progettuale sulla composizione sociale delle città e sulle politiche per generarla: le nuove astronavi saranno abitate unicamente da ricchi bien âgée? City user intercontinentali per cui Milano sarà uno dei tanti set o un luogo dove far crescere i figli? O se comuni mortali quali scuole frequenteranno, quelle di quartiere già sovraffollate come all’Isola o ancora inesistenti come a Santa Giulia?

Giulia Mattace Raso


Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti