18 settembre 2013

la posta dei lettori – 18.09.2013


Scrive Corrado Tomassini a Giuseppe Longhi – Mi riferisco all’articolo di Giuseppe Longhi su ArcipelagoMilano che evidenzia la drammatica perdita di competitività della Lombardia che, tra le Regioni Europee perde 41 posizioni, scendendo dal 98° posto nel 2010, al 139° su un totale di 262. Non sono il primo a segnalare tra le varie cause le gravi carenze di managerialità nella P.A. e nelle Imprese. Non è certo colpa dei giovani ma la Lombardia, ricordiamo, viene subito dopo la Campania per mancata frequenza scolastica. Non solo: OCSE rileva che l’analfabetismo “moderno” (incapacità di capire il mondo in cui viviamo) tocca quasi quaranta milioni di italiani e i riflessi si vedono in una diffusa rassegnazione. Per vedere cosa possiamo fare, partendo anche subito, per aiutare la timida ripresa di cui si parla, vorrei segnalare un progetto, presentato anche in Comune a Milano, riguardante iniziative da attuare nell’area di Milano e in quelle altre aree della Lombardia che hanno specifiche vocazioni storiche (es. aero / Varese, arredo / Brianza, tessile / Como, agri/Lodi, metalmeccanica / Lecco, moda / Milano…).

Da anni l’Unione Europea sollecita l’adozione del programma Foresight per adeguare le nostre PMI alla competizione internazionale istituzionalizzando Sistemi di Integrazione di tutte le Risorse dell’area, nella valorizzazione delle specifiche vocazioni storiche e culturali. Il primo passo è che le Istituzioni Territoriali avviino confronto, dialogo e cooperazione (oggi inesistente) tra Imprese e Scuole e Associazioni Culturali e di Volontariato locale. Oggi la singola Impresa, da sola, non potrà più essere competitiva (né sopravvivere) a livello internazionale e nemmeno Il Distretto, troppo circoscritto culturalmente. Il confronto internazionale avviene oggi tra Sistemi integrati di Area, capaci di sviluppare forza d’immagine e promozione di Marketing dei “Plus” di tutto il territorio valorizzando insieme Impresa, Storia, Cultura.

 

Scrive Piero Baracchi a Enrico Borg – Condivido appieno l’articolo di sulla Giustizia. Perché la sinistra, diciamo soprattutto il PD, non affronta quello che è il maggior problema dell’Italia? Per paura di dar ragione a Berlusconi? Penso che il timore sia infondato: Berlusconi ha richiamato il tema sempre in funzione delle sue grane giudiziarie, e se poi qualche proposta di B. fosse anche da condividere che male ci sarebbe? Il punto è che se la “giustizia” non funziona, oltre ai ritardi folli per i milioni di diretti interessati, è come assicurare l’impunità ai lestofanti, ladri, corruttori, imbroglioni, evasori (proprio B. ci ha mostrato la sua maestria nello sfruttare la situazione!) e tutta la vita civile del Paese diventa impraticabile. Non solo gli stranieri evitano l’Italia come la peste, i giovani Italiani sani scappano. Quindi la sinistra (in particolare il PD) è sì tenuta a partecipare ai referendum in corso, ma soprattutto non può più dilazionare proprie proposte di riforme organiche su tutta la Giustizia alfine di uscire dal baratro in cui siamo precipitati.

 

Scrive Salvatore Bragantini ad ArcipelagoMilano – Bellissimo risentire La Badoglieide: mi scuserai se ti segnalo che a questa versione mancano due strofe, la prima delle quali particolarmente significativa. A) Dopo “la guerra d’Etiopia”: “Ti ricordi la guerra di Francia/ che l’Italia copriva d’infamia/ e tu invece prendevi la mancia/ e col Duce facevi ispezion. B) Dopo “gli squadristi li hai richiamati…” “Era tuo quell’Adami Rossi/ che a Torino sparava ai borghesi/ se durava ancora tre mesi/ tutti quanti facevi ammazzar”.

 

Scrive Lorenzo Boscarelli a Giovanni Cominelli – Ho letto il suo articolo sull’intervista a Erri De Luca (che io non ho letto). Sulla TAV Torino – Lione non è vero che ci sono pareri tecnici discordanti: tutti coloro che hanno esaminato a fondo la questione – in termini tecnici ed economici – sono estremamente dubbiosi sulla ragionevolezza di costruire l’opera, e molto spesso nettamente contrari a essa. In allegato lei trova l’autorevole parere della Corte dei Conti francese. Il mio auspicio di cittadino italiano che desidera vedere spese in modo assennato le risorse pubbliche è che gli organi di informazione finalmente decidano di informare noi tutti sulla realtà tecnico-economica del progetto, smettendo di presentare gli oppositori alla TAV come un branco di scalmanati e di “black block”. La invito anche ad accedere al sito www.notav.eu dove potrà trovare utili notizie.

 

Replica Giovanni Cominelli – Le opzioni circa la TAV non sono oggetto né dell’intervista a Erri De Luca né del mio articolo. So bene, come ogni cittadino abbastanza informato, che i tecnici che gestiscono a nome del governo italiano la pensano in modo diverso tra di loro e diversamente dalla Corte dei Conti francese. Personalmente non ho le competenze per dire chi ha ragione o torto. Sono abbastanza convincenti per me le ragioni del NO alla TAV, più per argomentazioni economico-finanziarie – che non solo la Corte dei Conti francese, ma anche esperti italiani hanno fornito – che ecologiche.

Ma, appunto, sia l’intervista sia il mio articoletto portano alla seguente domanda: qualora un governo democratico – cioè legittimato dal Parlamento – decida di procedere su un’opera pubblica, che settori o la totalità dei tecnici e settori o la totalità della popolazione locale avversino radicalmente, è giustificabile eticamente il ricorso alla violenza (sabotaggi, pietre, scontri con le forze dell’ordine ecc…)? “Solo” questa è la domanda. Che si riferisce oggi alla TAV, domani eventualmente a qualcosa d’altro. Ovvio che poggia su una distinzione: quella tra opposizione violenta (Black Block e dintorni) e opposizione non-violenta. Prendo solo atto che lo scrittore Erri De Luca fa il Black Block dilettante. Con ciò rivelando una certa continuità/coerenza con la stagione degli “anni di piombo”.Tutto qua.

 

 



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