18 settembre 2013

libri – COME DIVENTARE RICCHI SFONDATI NELL’ASIA EMERGENTE


MOHSIN HAMID

COME DIVENTARE RICCHI SFONDATI NELL’ASIA EMERGENTE

Einaudi 2013

154 pp. euro 17,50

libri_31“Guerriero riluttante” è stato definito il presidente Obama da Massimo Gaggi sul Corriere della Sera di alcuni giorni fa, a significare come sia entrato nell’immaginario collettivo il titolo “Il fondamentalista riluttante” del precedente romanzo del pakistano Mohsin Hamid, che ha soggiornato a lungo in Inghilterra e negli Usa, ove si è laureato. L’aggettivo riluttante, in relazione all’11 settembre, non viene mai spiegato esplicitamente, ma sta a rivelare una certa perplessità di fronte ad un mondo che pretende scelte radicali.

Forse l’unica scelta per un soggetto, come l’autore, nativo di un mondo altamente instabile, è quella di non scegliere, come ha dichiarato egli stesso all’ultimo Festival di Mantova, così come non esiste, egli dice, un termine che possa indicare la “miscellaneità” delle identità. Hamid rifiuta di etichettare il suo popolo, composto di 140 milioni di persone, come fondamentalista, per fatti compiuti da un manipolo di esaltati. E aggiunge che a muovere gli animi è solo la paura, la quale indirizza le emozioni collettive su certi obiettivi invece che su altri, egualmente spaventevoli, ma sottovalutati.

“Come diventare ricchi sfondati…” romanzo, dal titolo volutamente fastidioso, tradotto letteralmente dall’originale, ha un andamento speculare rispetto al precedente, descrivendo, a differenza di quello, non la parabola di un manager in preda al dubbio di identità, bensì l’ascesa di un povero figlio di campagna, fino all’empireo cielo delle limousine con autista personale in una grande città, grazie a una carriera folgorante nel mondo dell’imprenditoria connessa all’oro blu, l’acqua.

Una storia di ambizione e di amore è il “plot” forte del libro, unito a una lucida disamina delle contraddizioni di una ipotetica città emergente, che potrebbe essere Lahore, ove ora abita l’autore o qualunque altra città dell’Asia. La scrittura è ricca di similitudini inattese, considerazioni sociologiche e filosofiche fulminanti, e perciò più penetranti. Alla Scott Fitzgerald, autore tanto amato dallo scrittore.

Intrigante è l’uso dell’io parlante in seconda persona, espediente che permette una complicità totale tra l’autore e il “tu” protagonista, mai nominato, che può essere così sondato come da un misterioso satellite, per realizzare l’obiettivo dichiarato dall’autore: quello di permettere al lettore di creare, attraverso la lettura, il suo libro, in uno scambio osmotico continuo autore-lettore. Ma anche per rendere il protagonista universale, non necessariamente pakistano, americano o inglese.

Il “tu” protagonista diventerà ricchissimo grazie all’iniziale vendita di prodotti scaduti con etichette cancellate e di film in DVD contraffatti. Questo lavoro sarà la causa dell’incontro con la sua amata, la sua donna ideale dall’adolescenza alla morte, avvenuta in tarda età. La sua successiva fiorente impresa di commercializzazione di acqua in bottiglia, inizialmente riciclata dall’acquedotto inquinato pieno di falle, ci introduce alla realtà della megalopoli in via di sviluppo, in una fantasmagorica trasformazione sociale, dalla forte, disordinata immigrazione dalla provincia, all’insegna della corruzione e del disordine urbanistico. Dove anche i servizi essenziali come l’acqua appunto e la luce, sono forniti a macchia di leopardo, e solo i ricchi delle zone residenziali possono permettersele con continuità, nelle loro case protette dagli attentati ricorrenti, da alti muri.

Anche la sua “lei” non ha un nome, detta semplicemente “la bella ragazza”, ragazza e poi donna, libera dalle convenzioni, che attraverso lavori in saloni di bellezza, come indossatrice e altro, riesce a conseguire una discreta agiatezza in lontane città. Nel volgere degli anni i due potenziali innamorati si sentiranno saltuariamente, rincorrendosi all’insaputa l’uno dell’altro, via internet, loro che la prima volta si sono amati, adolescenti, sul tetto di una casa, sotto la volta del cielo, la sera precedente che lei fuggisse lontano dalla sua famiglia, come evidenziato sulla copertina del libro.

Cosa avverrà alla fine non è dato di spiegare, certo ci attendono delle sorprese, tra vittorie e sconfitte. Il finale è struggente e all’epilogo l’autore parla a noi lettori e attraverso il trapasso del suo eroe, consapevole che è tutto un’illusione, “un ultimo effluvio del brodo chimico che è il tuo cervello”, ci dice “e dunque che tu possa, che noi, che tutti noi possiamo affrontare la fine”.

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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