11 settembre 2013

UN PREMIO ALLA RICERCA: ELENA CATTANEO, SENATRICE A VITA


Tutti la conosciamo, a Milano e altrove. Classe 1962. La laurea con lode in Farmacia, il dottorato in Biotecnologie e gli anni di esperienza nei laboratori al Mit di Boston l’hanno trasformata in un’esperta di cellule staminali e di genetica, in particolare, delle malattie neurodegenerative, le più temute, come il morbo di Huntington. In Italia, ha contribuito ad accrescere la conoscenza scientifica e la ricchezza culturale. Lavorando sulle cellule staminali nervose, e in qualità di direttore del Centro di Ricerca sulle Cellule Staminali UniStem dell’Università di Milano, ha dovuto confrontarsi e trovare un punto di incontro tra camici bianchi e politici.

091013_1452_UNPREMIOALL1.pngElena Cattaneo è una donna che ha sempre lottato in prima linea: ha accettato di far parte del Comitato promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca; si è opposta al divieto di utilizzo delle cellule staminali embrionali, voluto dal governo Berlusconi con la legge 40, e alle scelte restrittive della politica italiana; si è dedicata all’attività di divulgazione scientifica, battendosi per spiegare ai cittadini italiani l’importanza della ricerca sulle staminali; ha sottolineato il suo scetticismo sulla vicenda “Stamina”.

Per noi che la conosciamo bene, la nomina a senatrice a vita – insieme a Claudio Abbado, Renzo Piano e Carlo Rubbia – non è un fulmine a ciel sereno, ma l’esito di una vita offerta alla ricerca per il bene dell’intera comunità. La nomina è consentita dall’articolo 59 della Costituzione per «cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Questa condizione è stata raggiunta da italiani normalmente verso la fine della propria carriera professionale. Solo Giovanni Leone, politico e giurista, divenne senatore a vita al di sotto dei sessant’anni. Elena Cattaneo è, dunque, un’eccezione: a soli cinquant’anni, ha ricevuto una delle massime cariche dello Stato.

Mentre Silvio Berlusconi critica i quattro neosenatori, declamando: “Sono tutti comunisti”, e alcuni pensano, con invidia, allo stipendio della Cattaneo, lei piange di gioia per tutti i giovani ricercatori italiani. Perché la sua non è una vittoria personale, ma un grande dono per tutta la società. «Il presidente Napolitano – dice la Senatrice – nel comunicarmi la nomina, mi ha detto che questa vuole essere un messaggio incoraggiante verso i giovani e i giovani scienziati, per un impegno civile sulla scienza, di cui la società ha bisogno. Questa è la strada sulla quale proseguire nell’impegno civile che ho sempre ritenuto fondamentale per il mio lavoro di ricercatrice». L’emozione della più giovane senatrice a vita della storia si sente nella voce, ed è contagiosa. L’eredità di Rita Levi Montalcini, nel difficile mondo in cui viviamo, può essere accettata soltanto da una donna coraggiosa e determinata. E lei lo è.

Napolitano non nasconde secondi fini o volontà oscure. Il suo è un gesto forte che vuole uscire dalla palude della consuetudine e dallo zoo degli elefanti bianchi della politica, andando a cercare quei nomi che sono conosciuti in tutto il mondo per i loro contributi, a volte di più di quanto lo siano in Italia, dove la disinformazione e l’indifferenza dilagano. La decisione del Presidente della Repubblica ha suscitato un grande entusiasmo tra gli italiani più sensibili, quelli che credono che la cultura sia alla base dell’arte, della scienza, dell’economia e del progresso. Ma l’eco della notizia risuonerà, con effetti su larga scala, anche nell’animo di chi ancora non crede che questa sia stata la scelta migliore, la scelta di un uomo che pensa al futuro del Paese con onestà e lungimiranza.

Cristina Bellon



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