4 settembre 2013

libri – IL FILO DELLA PENNA D’ORO


PAOLO FABBRI

IL FILO DELLA PENNA D’ORO

Ed. Greco & Greco, 2013

pag 320, €12,00

Una cena di infinite portate, tutte a base di pesce, che si svolge durante una notte magica sotto le stelle nel giardino di una villa a Ferrara (la stessa città che fa da sfondo alle Storie di Bassani), riunisce un gruppo di ex compagni di scuola apparentemente per una classica “rimpatriata”, in realtà per condurre una sottile indagine ideata dal protagonista-narratore al fine di scoprire il colpevole di un antico furto, mai svelato: quello di una penna d’oro giunta nelle sue mani da ragazzo dopo aver appartenuto a un nonno morto prima della sua nascita, leggendario e misterioso per le sue attività politiche e massoniche.

Da quale dei compagni o delle compagne era stata rubata quella penna scomparsa d’un tratto dal banco del protagonista Giulio durante una sua brevissima assenza? E perché dopo tanti anni ritornare a occuparsene con tanta ansia proprio adesso? Anche la penna ha caratteristiche misteriose: uno strano e quasi indecifrabile disegno che ne decora la superficie dorata e di cui Giulio stesso fino alla fine del libro ignorerà il senso. La cena, oltre a un susseguirsi di ricette squisite che richiamano alla memoria il famoso racconto della Blixen Il pranzo di Babette, si svolge così in un’atmosfera solo apparentemente gioiosa e spensierata, mentre in realtà sempre più si diffonde fra gli ospiti l’inquietudine e un sottile disagio. O si annida la paura di chi sta per venire scoperto.

L’autore sfrutta magistralmente l’antichissimo ma sempre efficace artificio di una “cornice” che racchiude e collega una serie di narrazioni – collocando l’opera a metà strada fra raccolta di racconti e romanzo – secondo i classici esempi del Decameron e de Le mille e una notte, ma anche quello di far sedere i personaggi intorno a un tavolo da pranzo durante tutta l’azione, motivo prediletto oltre che dalla Blixen da molti famosi autori di cinema e di teatro, basti ricordare Il fascino sottile della borghesia di Buñuel o La cena di Ettore Scola, per non parlare di registi come Kusturica, Marco Ferreri o Özpetek che vi hanno attinto a piene mani, ma anche spazio chiuso e circoscritto, ideale per indagini poliziesche deduttive alla Agatha Christie. Per non parlare dell’attualità del mix giallo-ricettario di cucina, vedi il sadico killer di Jeffrey Deaver nel recente La stanza della morte.

E come si svolgerà l’indagine su questo fondale gastronomico e apparentemente nostalgico di una trascorsa gioventù? Appunto seguendo il filo dei ricordi, a riprova che in questo libro di “fili” ce ne sono parecchi. Ciascuno dei convitati viene sollecitato dall’a suo tempo derubato anfitrione a rievocare l’episodio per lui più importante o congeniale di quei tempi lontani, nella convinzione che così facendo fornirà involontariamente un qualche indizio della sua colpevolezza. E qui la trama del giallo si mescola abilmente con la ricostruzione per brevi flash di un’epoca, quella degli anni cinquanta.

È un’occasione per rivisitare l’Italia del primo dopoguerra, sullo sfondo dei grandi eventi storici e politici, le macerie dei bombardamenti e le prime rivendicazioni sindacali, gli strascichi della guerra civile fra fascisti e partigiani, la lotta di classe, e ancora l’eco delle leggi razziali e dei campi di sterminio, ma anche un’apertura al mondo nuovo nei dettagli coloriti della vita quotidiana, nelle mode, nei passatempi, nel costume. Ed ecco la scoperta del jazz, le gare in moto con i modesti Guzzini 65cc o le ambite e solo sognate dai più Mondial e Rumi, le brevi e spesso solo virtuali avventure con le straniere “emancipate” venute in vacanza in Italia, o le sfide al biliardo rese poi memorabili da Piero Chiara, i match di pugilato e le partite di calcio, ma anche i primi accenni di un pensiero di ispirazione europeista, di cui l’autore si è sempre fatto paladino. Racconti quasi sempre “al maschile” che piaceranno a molti lettori non più giovanissimi.

Ma intanto la trama del giallo incalza, e nel corso dell’interminabile cena arrivano a Giulio messaggi telefonici anonimi e inquietanti, mentre i sospetti si spostano incerti dall’uno all’altro commensale… Il finale è a sorpresa e oltre alle migliori regole del thrilling fa una puntata anche nel territorio della decifrazione esoterica caro a un Umberto Eco o a un Dan Brown. Ma qui con un sotteso intento etico, a cui si rifà anche la biografia dell’autore, e che dà spessore e profondità al divertimento della narrazione. (Donatella Bisutti)

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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