24 luglio 2013

RENZIANI E NON: VENGO CON QUESTA MIA PER DIRVI


Ne sono convinto Matteo Renzi può diventare il leader di una narrazione in grado di traghettare il Paese verso una nuova buona politica in cui la vision del centrosinistra possa esprimersi, finalmente senza compromessi e piccole e larghe intese, in tutta la sua forza rivoluzionaria di cambiamento reale.

Mi spiego: Matteo Renzi può diventare davvero il protagonista in grado di fare sintesi sinergica fra il meglio di due grandi narrazioni pubbliche italiane contemporanee. In altri termini il sindaco di Firenze può coniugare, e in questo momento non vedo altri leader all’orizzonte in grado di farlo, la narrazione di un centro moderato, in parte laico e in parte cattolico, che vede al suo interno la presenza di una borghesia neo-illuminista e la narrazione visionaria tipica della sinistra riformista e perfino di quella più rivoluzionaria, che oggi ha trovato parcheggio e cittadinanza nel Movimento di Grillo.

Renzi possiede la capacità e l’efficacia comunicativa per accendere la passione negli Italiani, stanchi e disincantati dopo decenni di malapolitica, con un racconto che arrivi diritto al cuore. Un racconto in cui merito e libertà, efficienza e competenza, possano procedere insieme ai valori dell’uguaglianza, del lavoro e della giustizia sociale.

Ma per fare questo, per poter proporre agli Italiani questo sogno sinergico, questa vision di speranza – a mio avviso – egli deve abbandonare l’obbiettivo a breve termine di diventare segretario del PD, per abbracciare quello a medio termine di diventare il successore di Letta, una volta finite le larghe intese. Anche perché se a votare il segretario del PD forse è giusto che siano gli iscritti e i militanti, così a votare per un candidato premier del centrosinistra è giusto che tutti gli Italiani abbiano il diritto di esprimersi e di scegliere con un voto alle primarie. Del resto forse è anche giusto che primarie di partito e primarie di coalizione non possano avere le stesse regole.

Come Pisapia a Milano è diventato leader di una grande coalizione che andava dai centri sociali alla borghesia milanese illuminata, passando naturalmente anche attraverso le forche caudine del PD, senza però farne mai parte, neanche come tesserato, così Renzi, pur partendo da una posizione diversa, più centrale rispetto a quella più orientata a sinistra del sindaco di Milano, può assumere la leadership di tutta la coalizione del centrosinistra italiano. Il suo obbiettivo non può e non deve esaurirsi nel diventare segretario del PD. In questo ruolo c’è bisogno di un grande mediatore, anche dal punto di vista comunicativo. Il segretario del PD deve possedere la capacità non comune di essere un garante in grado di esprimere un’azione capillare di mediazione fra le diverse anime che, volenti nolenti, compongono e condizionano la vita di questo partito.

Invece essere il Premier di tutti gli Italiani, in questo momento di forte crisi politica ed economica, richiede capacità di costruire un grande racconto di speranza collettiva, in grado di parlare anche ai giovani con un linguaggio che invogliarli a rimanere in Italia e a non fuggire in altri Paesi. Oltre alle industrie non possiamo concederci anche il lusso di delocalizzare intelligenze e competenze. In effetti credo che il sindaco di Firenze oggi sia la persona giusta per ricoprire questo ruolo. Dopo anni in cui racconti di salvezza e promesse illimitate si sono trasformati in incubi, ora è il momento di conquistare la fiducia con un racconto dove l’emozionalità del sogno, che deve esserci, si coniughi con la realtà del merito e della competenza, perché non abbiamo più bisogno di emozionoidi artificialmente indotte (che si chiamino IMU o milioni di posti di lavoro) in cui credere. Fra la non comunicazione dell’ultimo Bersani e la comunicazione viscerale che arriva alla pancia, ma solo a quella purtroppo, dei Berlusconi e dei Grillo di turno, esiste una terza via ed è la comunicazione che arriva al cuore della gente e dei problemi reali. Un esempio internazionale di questa terza via lo abbiamo visto negli USA con Obama e in Italia con Pisapia e la grande narrazione arancione che, almeno a Milano, ha mandato a casa Moratti, Berlusconi e Lega in un solo colpo. Perché allora non tentare di riproporre questo miracolo milanese anche a livello nazionale.

Credo però che Matteo Renzi non debba bruciare oggi potenzialità, immagine e leadership all’interno di una corrosiva lotta contro le diverse anime e i diversi personaggi che animano il PD, mentre il Paese sta affondando. Il suo target è l’Italia e non il PD.

 

Alberto Negri

 

Docente di “Comunicazione e marketing della politica” presso il master Media Relation – Università Cattolica di Milano



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