24 luglio 2013

musica


UN FINALE DI STAGIONE TUTTO VERDIANO

La stagione musicale milanese è ormai finita, ma durante tutto l’Agosto avremo la fortuna di essere accompagnati dagli ottimi concerti del ciclo “Un’estate con la musica” dell’orchestra Verdi all’Auditorium. È stata una stagione, come si sa, in tutto il mondo dedicata a Verdi e a Wagner, per via del bicentenario della loro nascita, una stagione che il nostro Tempio della Lirica ha iniziato molto male, inaugurandola con Wagner (per di più con un Lohengrin molto discutibile) anziché con Verdi e finita a parere unanime ancora peggio, con un “Ballo in maschera” che più brutto di così – povero Verdi – non si era mai visto né si poteva fare.

Ha riparato a queste malefatte una deliziosa serata, organizzata all’Auditorium nel pomeriggio dell’altra domenica, intitolata “Una sera con Verdi: la vera storia di Traviata”. Un colto e curioso intrattenimento, inusitato, che ha incantato un pubblico molto concentrato, probabilmente attratto non solo dal tema ma anche dalla fama del protagonista: Corrado Augias.

Sapevamo che Augias ha una particolare verve, da grande narratore, e sopratutto che è uomo di vasta e profonda cultura, ma non immaginavamo che sapesse tenere la scena e catturare l’attenzione del pubblico per tanto tempo su un tema peraltro già molto noto e indagato come la storia della Traviata. Facendosi aiutare da Giuseppe Modugno, bravo pianista e acuto esegeta musicale che illustrava al pianoforte i passaggi e i temi principali dell’opera, e intervallandoli con la proiezione di alcune parti della Traviata di Zeffirelli, Augias ci ha accompagnato in una lettura dell’opera di Alessandro Dumas figlio – prima – e di Giuseppe Verdi – poi – poetica e sorprendente.

È emersa tutta la trasgressività della storia di questa giovanissima “escort” ante litteram che si chiama Alphonsine Plessis quando (1840) arriva a Parigi appena sedicenne – vi morirà a ventitre – e che si nobilita il nome trasformandolo in Marie Duplessis; incontra e fa impazzire d’amore Dumas il quale ne racconta la vicenda in un romanzo (1848) affibbiandole il nome di Marguerite Gautier. Il romanzo diventa subito un bestseller, tanto che ne trae poco dopo una commedia – La dame aux camélias (1852) – alla quale per caso assiste Verdi di passaggio a Parigi e appena un anno dopo Marguerite diventa Violetta Valery nel “La Traviata” che debutta alla Fenice (1853). Una rapidità travolgente che in una decina d’anni parte dalla realtà, passa attraverso la letteratura e approda alla grandissima musica.

Augias osserva come il tema centrale nell’opera di Dumas sia la Società borghese, con i suoi riti e i suoi tabù; la giovane è tenuta alla larga dalla Società e tutta la vicenda si svolge in un clima di evidente e ipocrita clandestinità. Nell’opera di Verdi, invece, il tema è l’amore e l’innamoramento che esplode, tutto travolge, domina, e sopravvive anche quando verrà sacrificato all’ipocrisia imperante. Marguerite in fondo non s’innamora mai più di tanto, non rinuncia alla sua vita, mentre Violetta – che all’inizio dell’opera ha paura di innamorarsi e di perdere la libertà – per amore rinuncerà a tutto.

La letteratura – commenta Augias – tende a dividere i personaggi maschili in due categorie estreme: i mascalzoni e i cretini. I mascalzoni capiscono fin troppo bene quali siano i loro interessi e come perseguirli, anche sulla pelle degli altri; i cretini si fanno travolgere dalle cose, capiscono assai poco dell’animo umano e possono fare del gran male senza neanche rendersene conto. Questi sono Giorgio e Alfredo Germont, il padre che si preoccupa della onorabilità della figlia, e il figlio che non capisce nulla del sacrificio di Violetta.

Raccontare questa storia in un’opera lirica in pieno ottocento è già un fatto rivoluzionario; darle il curioso nome di “traviata” è sorprendente. Della persona traviata, povera Alphonsine – Marie – Marguerite – Violetta, non ha proprio nulla, anzi è una vera e propria eroina. Ma il pubblico del 1853 era pronto ad accettare l’idea che in una prostituta potesse celarsi l’animo dell’eroe? Nella letteratura, certo, da sempre: ma sulla scena del teatro borghese per eccellenza, suvvia. Eppure il successo fu travolgente (a parte il tonfo della prima) e quando si pensa oggi alla Traviata – complice anche la magnificenza di alcune messe in scena – a nessuno viene in mente che la protagonista possa essere una povera donna costretta a prostituirsi o una irredimibile donna amorale.

E a proposito di Verdi, un magnifico omaggio gli è stato tributato pochi giorni orsono in una di quelle straordinarie realtà che spesso costellano la vita musicale della nostra provincia. Parliamo dell’Accademia Europea di Musica di Erba, diretta dal violinista Stefan Coles, che – come sempre e nonostante le enormi difficoltà economiche – ha dato vita anche quest’anno a un Festival estivo nella magnifica corte del Castello di Pomerio. Un concerto lirico con quattro belle voci – due italiane (le soprano Consuelo Gilardoni e Selena Bellomi) e due sudcoreane (il baritono Josef Eun Yong Park e l’ottimo e raro tenore Kyunam Choung) – che si sono alternate in arie, duetti e quartetti dei principali titoli dell’opera verdiana. Il pubblico ha riempito il non piccolo spazio all’interno del Castello dimostrando che l’amore per l’opera lirica è lungi dall’essere al tramonto e soprattutto che essa non è riservata né alle sofisticata platee dei massimi teatri né alle fanatiche tifoserie dei loro loggioni.

Buona estate a tutti

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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