10 luglio 2013

GLI OLMI DI MAC MAHON E LA VIA DEL CONSENSO


“Partecipazione” è una delle parole maggiormente ricorrenti nel linguaggio politico, non sempre praticata in modo consono alle aspettative che genera. Bisogna intendersi: maggiore “partecipazione” per alcuni può significare semplice allargamento della platea di uditori plaudenti a sostegno del decisore politico di turno; per altri può tradursi in una pratica assembleare dove si discutere di tutto, a patto (clausola secretata) di non mettere in discussione scelte già prese. Queste forme di partecipazione “passiva” sono semplici da organizzare e da gestire, ma hanno respiro breve e sono destinate a sfiduciare e allontanare ulteriormente i cittadini dalla partecipazione alla gestione della cosa pubblica.

Su scala urbana, nei progetti che incidono materialmente e direttamente sulla qualità della vita dei cittadini, la Partecipazione può tradursi invece in un formidabile motore di attivazione della cittadinanza e di costruzione di scelte condivise, in grado davvero di indirizzare l’Amministrazione verso la scelta migliore sotto il profilo economico / sociale / ambientale, a patto che sussistano in partenza alcune condizioni di base: a) esistenza di un progetto “aperto”, ovvero di una proposta definita da parte del decisore politico, suscettibile di essere messa in discussione e rivista (seppure a determinate condizioni di fattibilità); b) circolazione e discussione pubblica trasparente di informazioni, atti e documenti relativi al progetto medesimo; c) attivazione e coordinamento dei diversi portatori di interessi presenti sul territorio interessato dal progetto.

Nessuno è in grado di dire, al momento di scrivere queste note, quale sarà l’esito a fine lavori del Progetto Mac Mahon; tuttavia quanto sta avvenendo in quest’area urbana rappresenta già ora un caso-studio interessante per le dinamiche di coinvolgimento, partecipazione e cambiamento attivate su scala locale dai diversi attori presenti sul territorio, sviluppatesi attorno a un progetto di intervento sulle infrastrutture di trasporto.

La questione è nota: ATM deve rifare l’armamento tranviario della linea 12 nella tratta di via Mac Mahon compresa fra piazza Diocleziano e viale Monte Ceneri; opera necessaria per la sicurezza della tranvia e non più rinviabile. Su entrambi i lati della linea tranviaria corrono filari alberati di olmi d’alto fusto che connotano il paesaggio urbano e rappresentano un forte elemento “di pregio” e di identità locale. ATM, dopo aver commissionato una perizia agronomica da fonte autorevole, sostiene la necessità di rimuovere buona parte del filare alberato a causa delle interferenze fra le radici superficiali e l’armamento (binari e traversine), proponendo in cambio una serie di opere di “compensazione ambientale”: sostituzione degli olmi abbattuti con nuovi esemplari; trapianto in altre aree degli olmi d’alto fusto non compromessi; messa a dimora di ulteriori 700 nuovi alberi di piccole dimensioni in altre zone della città.

Questa proposta viene illustrata per la prima volta da ATM in Consiglio di Zona 8 a metà aprile 2013. Ma la notizia del rischio abbattimento olmi era già comparsa sui giornali, provocando reazioni e attivando una serie di dinamiche locali. Sorge il “comitato del tram“, promosso da pensionati ATM che raccolgono firme a favore del progetto ATM contro gli “ecologisti” responsabili a loro avviso di “difendere gli alberi invece del trasporto pubblico“; dall’altro lato, comitati e cittadini raccolgono moltissime firme in difesa dei filari alberati a ogni costo. Scenario più probabile in questa situazione: inizio dei lavori e contestuale avvio di proteste, blocchi, conflitti di varia natura.

A questo punto, come Consiglio di zona 8 scegliamo di giocare questa partita con un ruolo nuovo e diverso: né terminale periferico di scelte già prese, né camera di compensazione delle proteste e delle rivendicazioni su scala locale.

L’attenzione e le preoccupazioni crescenti provenienti dal territorio nei confronti del Progetto Mac Mahon vengono viste come risorse, anziché problemi; l’attaccamento alla qualità del paesaggio urbano viene assunto come un valore aggiunto da coniugare, anziché contrapporre, alla necessità di garantire e potenziare il servizio di trasporto tranviario che ogni cittadino utilizza; il conflitto fra “partito del tram” e “partito degli alberi” viene affrontato come una separazione artificialmente indotta dalla scarsa informazione pubblica. La Zona 8 decide quindi di porsi come soggetto facilitatore fra i diversi portatori di interesse, per costruire una possibile soluzione condivisa, scommettendo sulla capacità di costruire questo percorso partendo dalle risorse civiche presenti localmente. L’Amministrazione centrale coglie l’importanza della partita in corso, e procede di conseguenza.

Si parte con la pubblicazione, sul sito del Comune, di tutti gli atti e documenti del Progetto Mac Mahon: la Relazione Agronomica di circa 100 pagine, insieme a quattro diverse opzioni progettuali per via Mac Mahon. Le regole del gioco poste dall’Amministrazione sono chiare e ragionevoli: è possibile proporre modifiche o anche nuovi progetti, a condizione di rispettare tempi e budget previsti.

Si prosegue con la promozione e l’organizzazione, da parte del Consiglio di Zona 8, di assemblee pubbliche in quartiere (presso il CAM Pecetta) precedute da affissioni di volantini e manifesti informativi presso ogni condominio della zona. Nel corso delle assemblee, tutte molto partecipate e alle quali prendono parte diversi tecnici e agronomi, viene esaminata la relazione progettuale di ATM, vengono analizzati e rivisti i costi e i benefici delle diverse opzioni in campo. Nell’analisi costi/benefici trova crescente peso e spazio una voce non emersa nel progetto originario: il paesaggio urbano rappresentato dai filari alberati come elemento di forte valore della dimensione abitativa locale. Si alternano assemblee pubbliche sul territorio e riunioni formali della Commissione ambiente zonale.

Il consiglio di Zona mantiene una funzione di “servizio e coordinamento”: dal territorio, dai Comitati, dalle Associazioni e dai vari portatori di interesse coinvolti arrivano indicazioni e proposte chiare e qualificate, che il Consiglio di Zona deve cercare di organizzare sviluppando e aggiornando l’informazione alla cittadinanza con ogni mezzo: Rete Civica (servizio prezioso), Facebook, posta elettronica, volantinaggio e affissione di documenti informativi presso tutti gli esercizi commerciali e le portinerie della zona Mac Mahon.

E i risultati non tardano ad arrivare: più si sviluppa la discussione documentata nel merito del progetto, più si svuota il conflitto locale tra “sostenitori” del tram e degli alberi; il ruolo di promotore dell’informazione e della discussione pubblica svolto dalla Zona 8 fa gradualmente cadere barriere e diffidenze da parte dei cittadini, in una fase in cui tutto ciò che appartiene alla sfera “politica” viene visto come luogo decisionale tendenzialmente estraneo e ostile; le sedute di Commissione consiliare, oltre alle assemblee pubbliche di quartiere promosse dalla Zona 8, sono fortemente partecipate.

E poi c’è il risultato finale (la proposta progettuale di intervento), senza il quale qualunque processo partecipativo rimane puro esercizio teorico: con una serie di argomentazioni tecniche da parte di esperti professionisti che partecipano agli incontri, viene costruita, discussa e condivisa una nuova proposta di tipo “conservativo” che, rispettando i vincoli di tempo e di costi stabiliti dall’Amministrazione centrale, pone sullo stesso livello “sicurezza” e “ambiente”: l’intervento di rinnovo dell’armamento ferroviario va progettato e realizzato partendo dalla contestuale necessità di tutelare gli olmi; verranno realizzate analisi di carico su ogni singola pianta, prima e dopo i lavori, per verificare eventuali problemi di stabilità dell’apparato radicale; le opere di scavo e sostituzione dell’armamento dovranno seguire un protocollo finalizzato a ridurre al minimo l’impatto sull’apparato radicale superficiale. Il tutto, senza ritardi nel cronoprogramma lavori e garantendo un risparmio per le casse del Comune di diverse centinaia di migliaia di euro, rinunciando agli ingenti costi previsti dal vecchio progetto per il trapianto di diversi olmi d’alto fusto.

Il percorso partecipativo avviato sul progetto Mac Mahon, per la dimensione e il significato che ha assunto, non si esaurisce nella fase progettuale: l’organizzazione e la realizzazione materiale dei lavori dovrà coinvolgere anche tecnici agronomi di riferimento delle realtà territoriali; ogni informazione relativa alle attività di cantiere, agli esiti dei test sulle singole piante e a eventuali interventi che dovessero rendersi necessari, andrà documentata e comunicata alla cittadinanza nelle varie forme già sperimentate, inclusa l’individuazione di alcuni “spazi-bacheca” sul territorio appositamente individuati nei punti di aggregazione della comunità locale.

 

Enrico Fedrighini

 

Presidente Commissione Ambiente e Mobilità Consiglio di Zona 8



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