10 luglio 2013

COMUNE. BILANCIO IN ARANCIO BILANCIO PER TUTTI


Da due anni ormai il “Bilancio in arancio”, una lettura semplificata del Bilancio del Comune di Milano, è una delle fatiche del Movimento Milano Civica e quest’anno è stato deciso di metterne a parte i cittadini andando ad illustrarlo in alcune zone di decentramento. Ci si basa sui dati del 2012 e se ne discute anche guardando al futuro: il bilancio 2013.

Si parla molto di bilancio partecipato e di strumenti partecipativi: credo – crediamo – che qualunque forma di partecipazione non possa (e non debba) prescindere da una conoscenza dei dati oltre che delle scelte economiche e politiche, di ciò che è stato effettivamente realizzato e dei documenti che illustrano, commentano e ratificano tali scelte. A mio modo di vedere, non c’è partecipazione se non informata ed è necessario pertanto un lavoro di studio e discussione da cui non si può prescindere se si vogliono formulare ipotesi per il futuro e riflessioni per azioni concrete. O meglio, se si vuol promuovere un’azione effettiva ed efficace e non solo una partecipazione al dibattito che si esaurisce nel dibattito medesimo.

Abbiamo deciso di portare il Bilancio in Arancio in giro per la città, accompagnati da Gabriele Dalla Maria, che ha coordinato il lavoro di analisi dei dati e di redazione delle tabelle riassuntive e dei testi di commento, e da Carmela Barbera, ricercatrice del dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico che fin dallo scorso anno ha collaborato con grande passione e competenza. Insieme a noi e ai cittadini hanno ragionato il Direttore Generale Davide Corritore, la Vice Sindaco Ada Lucia De Cesaris e l’Assessore Marco Granelli, che si sono resi disponibili per commentare con il Movimento Milano Civica e noi consigliere il bilancio 2012. E tutto questo senza sottrarsi a domande e richieste di chiarimenti sulla situazione attuale e sulla previsione per il 2013.

La risposta nelle zone in cui siamo stati (zone 1, 3 e 9) ha mostrato pregi e difetti di un lavoro che è insieme divulgativo e rigoroso: di certo è utile discutere, ragionare insieme, confrontarsi, ma quando si propone di farlo a partire dai dati e senza slogan, di entrare nel merito e di confrontarsi sulla concretezza delle parole, dei progetti politici e della loro attuazione … ecco che l’impegno richiesto è maggiore e il numero di persone che si fa coinvolgere si ridimensiona, i toni si smorzano e ci si avvicina alla complessità della programmazione e della verifica di bilancio in modo meno superficiale. La discussione cessa di essere vaga e imprecisa, richiede quel minimo di rigore scientifico che anche un’argomentazione di principio non può non avere per esser considerata seria.

Le domande si fanno meno retoriche, i dati contribuiscono a disegnare un quadro dal quale – diventa evidente a tutti – non è possibile prescindere. Le risposte devono essere, parimenti, circostanziate e argomentate, non solo enunciazioni generiche. Questo non significa che non ci siano critiche e osservazioni, che non vi siano domande o commenti sulle scelte compiute dall’amministrazione, che non ci si permetta di mettere in discussione una decisione assunta o proposta. Il clima, però, non è stato polemico e la sincera volontà di comprendere prima di condividere era diffusa fra i partecipanti.

Molti gli argomenti emersi nel corso delle quattro serate di incontri: si è parlato dell’annosa vicenda dei derivati e del costo dell’operazione per l’Amministrazione, delle ricadute del Patto di Stabilità e del vincolo al pareggio di Bilancio, dell’accensione di mutui e del peso degli interessi, dei fondi immobiliari da chiudere o prolungare, del fondo di accantonamento, della paura dei tagli ai servizi e dei mancati investimenti per il futuro. Abbiamo guardato i numeri per comprendere che cosa significa dire che il bilancio del Comune ha delle rigidità che lasciano poco spazio alla creatività politica, perlomeno in parte corrente. Abbiamo valutato il peso dei contratti di servizio, quello dei mancati trasferimenti, letto i dati in sequenza storica guardando gli andamenti delle entrate e delle uscite negli ultimi cinque anni e facendo una comparazione con i principali capitoli di spesa di alcune importanti città italiane come Torino, Napoli, Genova e Brescia.

Abbiamo parlato delle società partecipate e delle partecipazioni azionarie, di SEA e di A2A, dell’ATM e di MM, di Metroweb e delle scelte passate e presenti sui grandi (mancati) investimenti in infrastrutture, per esempio per la mobilità sostenibile, ma non solo. Abbiamo ragionato sulle entrate, oltre che sulle uscite ed è stato evidente a tutti la necessità di rivolgere l’attenzione non solo al ridimensionamento della spesa (che può voler dire, purtroppo, tagli ai servizi e non solo agli sprechi!), ma anche a una riprogettazione del rapporto fra la fiscalità nazionale e quella locale, per ragionare di più e meglio sugli strumenti e le leve economiche effettivamente a disposizione di un Comune.

Abbiamo parlato perfino dei nuovi principi contabili e della sperimentazione che potrà portare le nostre amministrazioni a uscire dal pantano confuso e incomprensibile a cui una normativa bizantina e un malcostume tutto italiano rischia(va)no di condannarla. Ancora una volta l’Europa ci chiede un passaggio verso la chiarezza e la trasparenza che potremo sfruttare per migliorare e non solo per non incorrere in sanzioni.

A ogni incontro è emerso quanto il bilancio di una pubblica amministrazione sia la traduzione di un programma politico e raccontarlo aiuta a comprendere quali sono le linee di intervento per attuare tale programma. Comprendere il bilancio ci consente di valutare quel che sta facendo e che farà il nostro Comune. È dunque una piattaforma di comunicazione e di dialogo sulle scelte di governo della città che ci interessa e ci sta a cuore.

Queste sono, a mio avviso, le vere prospettive sulle quali lavorare per costruire un bilancio trasparente e partecipato. È necessario aprirsi alla possibilità di partecipare responsabilmente alle politiche sulla città che non può tradursi in attività di piccolo cabotaggio. Non è possibile pensare alla realizzabilità dei bisogni dell’uno o dei desiderata dell’altro perché le forme di governo – e quella partecipata non fa eccezione – non possono essere improntate sulla difesa di interessi di parte o di piccoli egoismi che faticano a immaginare una città di tutti e per tutti, che spesso non è uguale a pensarla come una somma di singoli.

Comprendere il bilancio significa dunque formarsi anche un’idea delle priorità e delle esigenze, nell’ambito di un progetto politico che sottende alla costruzione del futuro della città e che i cittadini hanno scelto affidando il loro voto a questa amministrazione. Il Bilancio in Arancio e il suo successo sono un segnale importante: lo spazio per dare slancio alla partecipazione dei cittadini al governo della città c’è e l’occasione di abitarlo va sfruttata con impegno, onestà, rispetto per la cosa pubblica e senso di responsabilità.

 

Anna Scavuzzo

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti