10 luglio 2013

libri- IL POTERE FRENA


MASSIMO CACCIARI

IL POTERE FRENA

Adelphi 2013

pp.211, euro 13

 

Si tratta di un nuovo e affascinante capitolo nella ricostruzione della “teologia politica”, condotta da Cacciari, che sottende tutta, ma proprio tutta, la storia e l’esperienza delle idee e dei simboli che si sono venuti secolarizzando nella vicenda istituzionale dell’Occidente. Vicenda, osserva l’autore, che ormai è giunta a un punto di non ritorno, vale a dire all’oblio della sua stessa origine.

Oblio che però non riesce a sommergere, pur nella sconfortante aridità del presente, la domanda ultima (c’è sempre una “cosa ultima” nell’opera del filosofo veneziano) vale a dire “con quale sistema politico può trovare un compromesso il paradossale monoteismo cristiano, cioè la fede nel deus-trinitàs?” Con la forma dell’Impero, come sosteneva Carl Schmitt? O, invece, con quella di un potere che non intride ma frena (da qui il titolo del volume), “contiene, amministra e distribuisce“? Oppure, ancora, con una contaminazione tra le due forme di organizzazione del consenso, e di conseguenza, della società umana?

Quasi tutte le decisioni politiche che hanno segnato la nostra storia lontana e recente ruotano attorno a queste domande che attraversano, come un reale filo rosso, le opere dei più grandi interpreti del dramma della politica, da Paolo di Tarso ad Agostino di Ippona, da Dante Alighieri a Dostoevskij, a Leo Strauss, ad Alexrandre Kojève.

Ma le stesse vicende dei poli entro cui si dipana la vicenda dell’umano aggregarsi testimoniano di una costante condizione di crisi che li coinvolge e ne mette costantemente in dubbio la sopravvivenza. Come se il freno o il contenimento operati dalla politica (il Katèchon, come lo chiama Cacciari) debba finire per negare il suo stesso ruolo.

Del dilagare dell’apostasia – si legge infatti nel testo- il segno più tremendo non è l’abbandono dell’Impero o della Chiesa da parte delle moltitudini, ma è la stessa secessio che nell’uno e nell’altra si opera dalle loro proprie missioni, dalla funzione e dalla fede che avrebbero dovuto incarnare“.

Si ripropone, dunque, in questa densissima ricerca di 211 pagine (corredata, peraltro, di una strepitosa antologia dei passi più significativi della tradizione teologica sui temi del potere), l’analisi delle modalità di esercizio della politica, che mai dismette il suo sinistro aspetto di hobbesiano dio immortale, creatore di una pace puramente terrena, nel cui corpo sono tenuti tutti i cives.

Per chi riesca a superare il senso di vertigine che le riflessioni di Cacciari creano, si riproporranno così le domande che popolano i nostri giorni: il potere deriva da un atto iniziale (delega o violenza) o da una costante intermediazione culturale? Il potere esige, per il suo stesso esistere, o per riuscire a mantenere la sua funzione di freno della passioni, di una rete di contrappesi? E quali? E, infine, quanto e come la tecnologia, da Gutenberg a Jobs, lo conforma e lo condiziona?

Segue, oltre alla già citata appendice, un corredo di note al testo che fanno dell’ultima opera di Massimo Cacciari un’occasione preziosa di interpretazione del presente e dello stato della cultura sul tema, che l’autore riassume nell’ultima pagina con queste parole: “Ciò che la crisi permanente permette oggi di affermare è che da essa non emergeranno nuove potenze o nuovi poteri. Emergeranno forse grandi spazi in competizione, guidati da élites caratterizzate tutte dall’insofferenza assoluta verso qualsiasi potenza che trascenda il loro stesso movimento. Unite soltanto dalla comune apostasia rispetto all’Evo cristiano. Molto di più non sembra sia dato sapere“. (Paolo Bonnaccorsi)

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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