10 luglio 2013

musica


RISVEGLIO DELLA CRITICA MUSICALE

Con la nota di oggi, la rubrica “musica” di Arcipelago Milano arriva al suo duecentesimo numero, traguardo che quando iniziammo – nel febbraio di quattro anni fa, sul primo numero del giornale – non avremmo mai immaginato di poter raggiungere. La prima di queste nostre note cominciava così: “Pochi milanesi o lombardi sanno di vivere in uno dei rarissimi luoghi al mondo – insieme a Parigi, Londra, Berlino, New York e non molte altre città – in cui è possibile ascoltare, con elevatissima frequenza, e dal vivo, i più grandi interpreti ed esecutori di musica ‘colta’ “. Ne siamo più che mai convinti, e oggi ne siamo anche fieri, pensando che i morsi della crisi non siano riusciti – malgrado tutto – a intaccare più di tanto la qualità dei programmi dei concerti milanesi.

Dobbiamo dare atto alle nostre istituzioni musicali – dalla Scala all’Auditorium, dai Pomeriggi al Quartetto, dalle Serate Musicali alla Società dei Concerti, e così via fino alle iniziative meno istituzionalizzate – di essere riuscite, con grande fatica e chiedendo sacrifici agli interpreti e agli artisti, a tenere alta l’asticella della qualità. In questi quattro anni – tutti di crisi nera – non possiamo dire che a Milano sia diminuita la qualità dell’offerta musicale. Anzi.

Duecento “uscite” fanno impressione a chi vi si è dedicato settimanalmente e che per primo stenta a credervi; ma questa costanza va tutta ascritta al sostegno dei nostri lettori che quasi ogni settimana ci mandano i loro commenti e con i quali si è stabilito un dialogo molto ricco; un dialogo che ha sicuramente ha poco a che fare con la critica musicale, nel senso alto e pieno della parola, ma che ha riguardato piuttosto il modo – il piacere, l’amore, l’incanto e il disincanto – con cui le persone si riflettono nell’impegno dei musicisti e nel mestiere dell’ascolto. Il quale, come più volte abbiamo osservato, è un “mestiere” che va coltivato, affinato, perfezionato affinché dia le attese soddisfazioni.

Nel frattempo è anche un po’ cambiato l’interesse dei milanesi nei confronti della grande musica; la sala da concerto e il teatro dell’opera, che una volta avevano un pubblico mediamente anziano, ora sono piene anche di giovani, e spesso si vedono le code al botteghino. È curioso anche il rinnovato interesse dei giornali e della televisione. Recentemente si sono riascoltate sul canale di Rai 5 le Sinfonie di Beethoven eseguite nel 2001 dai Berliner Philarmoniker all’Auditorium di Roma – replica di quelle eseguite pochi mesi prima al Musikverein di Vienna – dirette da Abbado subito dopo quell’operazione allo stomaco che ci aveva fatto stare con il fiato sospeso, mentre il canale 728 “Classica” di Sky è diventato un canale cult e spesso se ne leggono recensioni su quotidiani e settimanali.

Non so se ci avete fatto caso, ma da quando è scoppiata quella furibonda bagarre fra La Scala e Il Corriere della Sera – di cui vi abbiamo dato conto in questa rubrica nel giornale del 6 febbraio scorso (protagonista come sempre l’ineffabile Paolo Isotta) – i principali quotidiani italiani sono tornati a parlare regolarmente di musica classica; per fermarci al Corriere e a Repubblica Di Fronzo, Foletto, Girardi, Isotta, Manin, Sguben e tanti altri ogni giorno ci riferiscono di opere e di concerti, in Italia e fuori d’Italia. Non illudiamoci, la precedenza delle cronache va sempre a quei cantanti, band e cantautori che riempiono gli stadi e le piazze, ma alla musica colta viene ora concesso uno spazio di gran lunga maggiore rispetto all’oblio al quale da anni sembrava condannata.

È sconcertante scoprire quanto lunghe sono le pause estive dei cicli dei concerti; arriva giugno e la musica classica scompare dalle locandine, al Conservatorio e al Dal Verme tutto tace per almeno tre mesi. Una vistosa eccezione è quella della “Stagione estiva” dell’Auditorium: l’anno scorso plaudimmo con entusiasmo all’iniziativa della prima di queste stagioni, tutta improntata alla musica classica. Quest’anno l’Auditorium ha invece scelto di dedicare l’estate alla contaminazione dei generi musicali; una contaminazione che noi amiamo poco non certo per spocchia o perché riteniamo che della musica non si possano o non si debbano amare diversi generi, ma perché pensiamo che ciascuno di essi abbia il proprio pubblico e i propri appassionati e non serva confonderli. E tuttavia ammiriamo il tentativo di allargare il pubblico dei concerti e di offrire musica – comunque di qualità – a persone che non l’hanno mai avvicinata seriamente, avendo il coraggio di programmare venti concerti (ben due alla settimana) nei mesi di luglio e agosto, con la città mezza vuota, con programmi perciò più leggeri e ludici di quelli colti e di approfondimento della stagione invernale.

Insomma la musica è più viva che mai e noi continueremo a parlarne con i nostri lettori anche con la speranza di invogliarli a frequentarla, convinti come siamo che ascoltare dal vivo un concerto di media qualità sia infinitamente meglio che ascoltare in casa propria una incisione di ottima qualità; la musica si gode anche con gli occhi e con la partecipazione all’ansia e alla tensione degli esecutori. Abbiamo la fortuna di avere a portata di mano la grande offerta milanese di musica e non possiamo permetterci di sprecarla.

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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