3 luglio 2013

MILANO COMPETERE CON LA QUALITÀ DELLA VITA


Il governo dell’economia di una città è un’attività complessa, forse principalmente perché molte delle leve della politica economica non sono pienamente nelle mani dell’amministrazione comunale (si pensi, ad esempio, alla leva fiscale), ma anche perché ormai i confini amministrativi non hanno più alcun senso socio-economico. In tale quadro istituzionale particolarmente intricato, assume rilievo l’insieme delle azioni volte a migliorare la qualità della vita, e in questo senso Milano ha bisogno di crescere.

Ma perché la qualità della vita sarebbe così importante da un punto di vista economico? È opinione diffusa quella per cui le città che crescono di più nel mondo siano quelle che offrono migliori servizi alla persona e una buona quantità di beni culturali e ambientali. La ratio sottostante tale relazione sarebbe quella per cui un ambiente urbano sano, sicuro, accogliente e culturalmente vivace riesce ad attrarre persone, cittadini, con un’istruzione elevata i quali contribuirebbero, più di altri, alla crescita e al benessere sociale.

È certamente importante favorire i settori in cui Milano ha un chiaro vantaggio competitivo (magari focalizzandosi solo su alcuni di essi, concentrando le azioni), ma perché possa essere Milano stessa competitiva, è necessario ch’essa diventi una città ideale per le famiglie. Naturalmente, questo comporta non solo una nuova narrazione del presente cittadino, ma anche e soprattutto una narrazione del futuro della città, ciò ch’essa vuole diventare, e intraprendere azioni di conseguenza (dalla lotta al crimine, alla qualità dell’aria, all’espansione dell’offerta culturale e della sua fruibilità per la classe media).

La rivista “Monocle” anche quest’anno ha stilato la classifica delle 25 città più vivibili al mondo e Milano non riesce a entrare nella classifica. Il McKinsey Institute stima come il PIL di Milano (in realtà della provincia) sia il 13° al mondo nel 2010, ma uscirà di scena dalla classifica delle top 25 già nel 2025. Ora, perché accostare questi due dati apparentemente inerenti due settori tanto diversi?

La ragione è molto semplice e attiene il fatto che una maggiore vivibilità è un forte attrattore di capitale umano, ovvero di lavoratori istruiti e dunque più produttivi che stimolano a loro volta il progresso economico. Secondo la WHO, Milano è una delle città più inquinate d’Europa, con circa 2,000 morti annue a causa dell’esposizione prolungata a nitrati e particolato. Ma la qualità ambientale non è l’unica determinante della vivibilità. I lavoratori maggiormente istruiti richiedono prodotti culturali e sportivi, spazi verdi, servizi alla famiglia. Tutti ambiti in cui Milano deve reinventarsi e operare di conseguenza.

Il ripensamento della città sociale (con chiare implicazioni economiche e di ricadute sull’immagine) non può non considerare anche, e forse prima di tutto, le periferie medie, le quali accolgono la classe media che va man mano assottigliandosi in città. Un riequilibrio spaziale dei servizi, ma anche un’attenzione importante alla vita culturale di questi luoghi sarà percepito favorevolmente da chi (non necessariamente italiano) osserva Milano quale possibile meta di lavoro.

Infine, la letteratura economica ha posto in evidenza come la tolleranza verso forme diverse di famiglia non tradizionale sia un valore cui spesso s’associa una più rapida crescita grazie all’attrazione di capitale umano. Milano sta segnando il passo in tale particolare questione, ma siamo sicuri che quest’azione sia stata meditata anche dal punto di vista dello sviluppo urbano? Probabilmente, e forse giustamente, no, ma credo sia necessario ideare un pacchetto coerente di iniziative (quasi a costo zero) che rilancino l’attrattività e l’immagine di Milano nel mondo.

La competizione globale si gioca oggi sull’attrazione di talenti cui le città sono oggi chiamate a offrire non più solo un lavoro ben remunerato, ma un ambiente gradevole in cui vivere. Gestione del territorio, cultura, trasporti, servizi sociali e istruzione devono tutti concorrere al raggiungimento dell’obiettivo di migliorare la competitività del sistema milanese.

 

Marco Percoco

 



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