24 maggio 2009

IL REDEFOSSI, LA NUTRIA E IL CAIMANO


Molti di voi si chiederanno cosa mai hanno in comune un canale scolmatore vecchio 300 anni che raccoglie le acque reflue dei fiumi milanesi, un castorino importato dal Sudamerica, e il caimano.

Andiamo dunque con ordine: il Cavo Redefossi è un canale artificiale che attraversa Milano. Si forma nelle vicinanze di Porta Nuova, presso il Ponte delle Gabelle raccogliendo le acque del Seveso e del Naviglio della Martesana. Attraversa poi Milano interamente sotto il manto stradale. Sbuca all’aria aperta a San Donato Milanese, bagna San Giuliano Milanese e confluisce nel Cavo Vettabbia, tributario del Lambro, a nord di Melegnano.

Venne scavato tra il 1783 ed il 1786, per evitare le esondazioni che interessavano Porta Romana, Porta Vittoria e Porta Ludovica. Nel 1931, con la copertura dei navigli, ricevette l’intera portata della Martesana, che poco prima, presso la Cascina dei Pomi, raccogliendo la maggior parte delle acque del fiume Seveso. (Wikipedia)

Oggi, il canale Redefossi è stato interamente ricoperto e intorno e sopra il canale, è stata ridisegnata la città di San Donato, con il nuovo quartiere Torri Lombarde e Piazza della Pieve.

Nel Lambro meridionale ci sono le nutrie: Myocastor coypus, trattasi di un mammifero roditore erbivoro originario del Sud America detta anche comunemente castorino, un grosso “topastro” per intenderci. Cosa c’entra tuttavia questo roditore con la pianura padana ?

L’areale originario della specie va da Brasile, Bolivia e Paraguay fino ad Argentina e Cile. A seguito della introduzione per lo sfruttamento commerciale della sua pelliccia (detta appunto pelliccia di castorino) la nutria si è “naturalizzata” in diversi paesi del Nord America, Asia, Africa ed Europa.

A causa del fallimento degli allevamenti per la produzione della pelliccia di castorino,  questi sono stati liberati intenzionalmente per evitare i costi di smaltimento delle carcasse. Da queste immissioni volontarie, unite alle fughe accidentali, si è originata una numerosa popolazione di nutrie che ben si è adattata agli ambienti umidi europei, compresi quelli più inquinati(wikipedia).

E qui mi viene da ridere, perché chi ha scritto la scheda su wikipedia considera inquinamento il solo sversamento nei fiumi di solventi chimici, liquami dalla lavorazione di pellami, feci animali allevati in modo intensivo e via discorrendo. Tuttavia, prendere delle simpatiche bestiole, metterle in aereo o nave, spostarle di circa 8000 km sulla superficie terrestre e alla fine liberarle in un ambiente a loro del tutto estraneo, che cosa rappresenta secondo voi ? Che cosa significa poi “si è naturalizzata”?

Nel 2000 si è stimato che, viste la riproduzione continua e l’assenza di predatori, 250 milioni di nutrie popolino l’Europa.

Tuttavia, in alcuni ambienti la nutria è costretta a confrontarsi con diverse altre specie, come linci e aquile, che cacciandola, ne permettono la limitazione della popolazione che si rivela a volte dannosa per l’equilibrio degli ecosistemi. (Wikipedia).

A quanti milioni di nutrie saremo arrivati oggi nel 2009? Chi lo sa ?

In media le femmine di nutria partoriscono due volte l’anno e per ogni parto nascono da 2 a 6 piccoli con un massimo di 10. Immaginate dunque senza un naturale competitore quante nutrie in più abbiamo ogni anno, un’enormità, troppe.

Volendo affrontare il problema le soluzioni appaiono alquanto limitate:

Soluzione (A): in un ambiente fortemente antropizzato quale quello del basso Lambro introdurre linci e aquile in quantità in modo che si riduca la popolazione delle nutrie. Rischiando poi di veder esplodere in modo esponenziale la popolazione di linci ed aquile.

Soluzione (B) : visto che la nutria è effettivamente un roditore di grossa taglia molto simile al castoro, organizzare delle colossali battute di caccia in co-marketing con qualche produttore di armi delle valli bresciane, stimolando al contempo pure la produzione di doppiette.

Soluzione (C): immettere nel basso Lambro dei caimani visto che nel suo habitat naturale, della nutria, il caimano, è il principale predatore. Provate a immaginare il basso Lambro pieno di sapone e metalli pesanti popolato di caimani nei pressi di S. Zenone, Cerro al Lambro, Salerano, Lodivecchio.

E se poi i caimani risalgono il Redefossi a caccia di nutrie? E se, per assurdo, ce li ritrovassimo in un tombino in Piazza San Marco ? Magari di fianco alla sala conferenze del Corriere. Questa si che sarebbe una notizia.

Comunque la si metta e si cerchi di risolvere la questione, esiste sempre un gradino superiore occupato nella catena alimentare, per cui ci si troverebbe a dover gestire una specie o più specie non autoctone. Il problema è che il competitore del caimano è l’anaconda. Magari qualche interista sovraeccitato dai successi della propria squadra, e ce ne sono tanti, potrebbe dire che un biscione gigante non potrà mai rappresentare un rischio reale, anzi. Tuttavia la comunità o biocenosi del Rio delle Amazzoni non è quella del Lambro ed affluenti.

Per avere un equilibrio naturale ci vuole del tempo e condizioni costanti. Se l’uomo altera questi equilibri, se sposta specie sul pianeta, quando cerca di “sistemare” non fa altro che peggiorare.

Il mio veterinario, che abita dalle parti di Lodi, mi racconta spesso di questi buffi e goffi animali, tutt’altro che ingenui, che vengono tuttavia travolti dalle auto, presi a fucilate, e che sono costretti a combattere con il cane di turno in libera uscita di sabato, spesso vincendo, e che hanno la sola vera colpa di avere una pelliccia che per un certo periodo è andata di moda.

Corrado Teofili del Wwf Italia – sezione Conservazione Ecoregione Mediterraneo Centrale. “Sono degli animali esotici che andrebbero eliminati fisicamente”

In un documento rilasciato dal Ministero dell’Ambiente in associazione con l’Istituto nazionale per la fauna selvatica “Alessandro Ghigi”si legge: “L’impatto che la nutria può esercitare sulle biocenosi vegetali ed animali dei Paesi d’introduzione è ancora poco studiato e pertanto sarebbe azzardato trarre conclusioni definitive. Ciò nonostante, diversi studi hanno evidenziato interazioni conflittuali con vari elementi delle biocenosi locali, anche se nessuna di queste sembra aver avuto effetti irreversibili”.

(http://www.agrimodena.it/cacciapesca…uidanutria.pdf)

http://subarralliccu.wordpress.com/2007/06/07/nuraminis-nutria-animale-da-sterminare/

Come è triste dove raccontare questa storia, il nostro castorino emigrante causa di tanti problemi non ha fatto nulla ma proprio nulla di male se non avere una discreta pelliccia.

Riccardo Lo Schiavo



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