19 giugno 2013

SALVARE LE NOSTRE CITTÀ. LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO


Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera aperta al Presidente del Consiglio e a tutti i ministri competenti che solleva uno dei gravi problemi del nostro Paese. Ogni volta che si vuole rilanciare l’economia, si pensa all’edilizia ma in un modo solo: consentire ai privati di utilizzare il territorio rimuovendo vincoli di natura urbanistica posti a tutela del bene comune. È una via sbaglia e autolesionista. Non sono quei vincoli che oggi frenano l’attività edilizia, ma la mancanza di risorse economiche delle famiglie, soprattutto quelle a basso reddito. Oggi solo l’intervento dello Stato nella manutenzione del territorio e degli edifici pubblici, ma non le grandi opere faraoniche (il Ponte sullo stretto), possono rilanciare rapidamente il settore. Dunque opporsi alla deregolamentazione urbanistica è un imperativo per tutti quelli che hanno a cuore il bene collettivo. (ndR)

Lettera aperta a:

– Presidente e Vicepresidente del Consiglio dei Ministri

– Ministro dell’Ambiente, tutela del Territorio e del Mare

– Ministro dello Sviluppo Economico

– Ministro della Pubblica Amministrazione e Semplificazione

– Membri del Parlamento

P.c.: – Presidente ANCE – Organi d’informazione

Oggetto: Norme in materia di semplificazione edilizia

La nostra associazione* si batte da tempo contro la costruzione in Lombardia di “ecomostri”, cioè di edifici di grandi dimensioni e altezze che sostituiscono manufatti solitamente a un piano (garage, officine, laboratori, ecc .) e che non rispettano il contesto urbanistico in cui s’inseriscono, arrecando grave danno agli abitanti degli edifici circostanti e togliendo loro spazio, luce, sole e privacy. La situazione è aggravata nei casi, molto frequenti, in cui i manufatti predetti si trovano all’interno di cortili, il che rende le nuove costruzioni particolarmente invasive e oltraggiose.

barbarino_23Ciò è stato reso possibile da scellerate leggi della Regione Lombardia che hanno permesso di derogare altezze, volumi e sagome degli edifici preesistenti ed hanno consentito una speculazione edilizia indegna di un Paese civile e di una città come Milano, che si vanta di essere il motore economico della nazione. L’opposizione dei cittadini a questo stato di cose ha ottenuto alcuni provvedimenti che hanno posto un freno a questo insulto al vivere civile:

– la sentenza 309/2011 della Corte Costituzionale che ha stabilito l’illegittimità della legge della Regione Lombardia che consentiva, nei casi di ristrutturazione, di superare il vincolo di sagoma, vincolo che è basilare per rispettare il contesto urbanistico di riferimento

– l’inserimento nel PGT del Comune di Milano di una norma in base alla quale l’edificazione in tutto o in parte nei cortili deve essere di altezza inferiore o pari a quella dell’edificio preesistente.

Quando è uscita la predetta sentenza, il Presidente dell’ANCE ebbe a dichiarare alla stampa la propria contrarietà rispetto alle conseguenze della stessa e la convinzione che, per “rimediare” alla situazione, si sarebbe dovuto agire, a livello nazionale, per cercare di modificare le norme del testo unico per l’edilizia.

Tale dichiarazione annunciava un’azione lobbystica, di cui abbiamo avuto notizia nello scorso anno, che pare aver avuto successo, visto il contenuto del recente “Decreto del fare” approvato dal Governo. In tale provvedimento, infatti, all’art.37 “c’è una norma apparentemente inoffensiva, ma virtualmente distruttiva. Laddove si stabilisce, infatti che nelle operazioni di demolizione e ricostruzione degli edifici non sarebbe stato più necessario rispettare la vecchia sagoma” (Francesco Grignetti, La Stampa 15/6/2013). Norma che “non è piaciuta assolutamente a chi istituzionalmente deve difendere il paesaggio” (stessa fonte). E tale norma non piace neppure ai cittadini perché in questo modo un’anomalia della Regione Lombardia – che in questa regione ha determinato conseguenze negative molto evidenti – diventa legge dello Stato e porta un gravissimo problema in tutto il Paese. Si rischia, con la scusa del rilancio dell’edilizia e della semplificazione, in sé auspicabili, di consentire un autentico “Far West” in cui vige la legge del più forte.

Invitiamo, pertanto sia il Governo che il Parlamento a revocare tale norma ed anche quella che consentirebbe di fare questo tipo di operazioni non più con “permesso di costruire” ma con una semplice “dichiarazione d’inizio attività”.

La nostra Rete si sta raccordando con il Coordinamento dei Comitati milanesi, con analoghe associazioni di altre città italiane e con enti e movimenti ambientalisti al fine di fare una dura opposizione a tali norme in tutte le sedi opportune se quanto previsto non sarà adeguatamente corretto per evitare danni gravi e irreparabili su tutto il territorio nazionale.

Restiamo in attesa di conoscere le iniziative che verranno prese dalle Istituzioni e dalle Forze politiche più responsabili e attente ai veri interessi dei cittadini.

Cordiali saluti.

Il portavoce

Roberto Barabino

*)Rete dei Comitati per la Qualità Urbanistica

retecomitatiqualitaurbanistica@gmail.com



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti