19 giugno 2013

la posta dei lettori_19.06.2013


Scrive Marco Ponti a Beniamino Piccone – Mi sembra straordinario (e sintomatico) ritenere che gli esborsi astronomici per il trasporto pubblico milanese non siano comprimibili: accanto alla sciagurata ipotesi di tagliere i servizi, l’unica oggi sul tavolo, ci sarebbe quella di adeguare le tariffe ai livelli europei, oppure di ridurre i costi facendo gare serie per l’affidamento del servizio. In Francia e in Germania (per non parlare dell’Inghilterra) con le gare i costi sono nettamente diminuiti.

 

Scrive Stefano Buccino a Pier Vito Antoniazzi – Sono d’accordo in parte, penso solo che la politica non si debba limitare alla eliminazione delle province e al presidenzialismo (io penso a una nuova riorganizzazione degli enti a modello di consorzio senza capi politici e concorsi truffa). La cosa migliore sarebbe imitare sì le altre nazioni europee, ma dalla parte positiva: vedi lavori pubblici con meno burocrazia, meno politica sul posto di lavoro, rispettare il lavoratore con un salario adeguato, la meritocrazia che in Italia non esiste in nessuna forma (se voglio trovare il posto di lavoro è per merito non per conoscenza … . Qui ora è solo per amicizia, parentela e voto politico). Le parti sociali sono inutilmente vive, visto i contratti, il lavoro inesistente, ma sono utili oggi? Mi auguro che il dimezzamento politico in Roma (soprattutto) e in Italia si riesca attuare, ma soprattutto che si riesca tornare a una società civilmente avanzata.

 

Scrive Pietro Vismara a LBG – In aggiunta ai casi citati di cattiva gestione delle piccole cose urbane, vorrei segnalare quello veramente incredibile della posa e manutenzione dei selciati stradali (soprattutto quelli storici). È da quando l’ex Vicesindaco De Corato si è lanciato in un’attività (teoricamente benemerita) di lavori pubblici che assistiamo al loro smantellamento e alla rimessa in opera in modo completamente maldestro, che ne compromette rapidamente la funzionalità. Terreni poco costipati, fughe larghissime, pietre spezzate nelle manomissioni e ricomposte alla bell’e meglio. Personale chiaramente inesperto (spesso extracomunitari che si guardano fra di loro con l’aria di dirsi: e adesso che faccio?), nessuno a controllare o dirigere i lavori. E i risultati si vedono: selciati rapidamente sconnessi, buche, avvallamenti. Strade che erano lì dai tempi di Maria Teresa sono diventate dei percorsi da fuoristrada. E anche nei luoghi più prestigiosi, piazza Duomo, l’Altare della Patria a Sant’Ambrogio (pensavo che almeno lì De Corato sarebbe stato più attento), ma anche adesso davanti all’Ambrosiana i lavori non sono fatti bene (pietroni neanche esattamente parallele o pianeggianti). Insomma: spesso la manutenzione ha peggiorato le cose. Ma se non siamo capaci smettiamola, asfaltiamo o mettiamo pietre moderne. E se invece i pietroni di Maria Teresa ci piacciono, vediamo almeno di posarli come si deve!

 

Scrive Walter Monici a LBG – Giustissimo, ricordo di aver osservato in Austria come aggiustano le strade e i marciapiedi: erano dotati di un minicompattatore e ricordo che due operai passarono circa 10 minuti a compattare, lisciare, pulire un rappezzo che alla fine era distinguibile dal precedente solo perchè più liscio e perfetto. Ho visto come fanno qui: buttano una palata di bitume danno due colpetti di pala se va bene, e aspettano che siano le auto o i pedoni a comprimere il rappezzo: rimangono bozzi, ghiaietto, e dossi che poi in bicicletta diventano altrettanti dissuasori: dissuasori dall’andare in bici! Ho visto come riseminavano una aiuola: sul terreno secco e durissimo due operai tentavano di scalfirne la superficie con un rastrello provocando solo un po’ di polvere. poi buttavano un po’ di sementi, ripassano col rastrello e se ne vanno. Arrivano piccioni e uccellini, mangiano tutto e fine del lavoro. Hanno riasfaltato la pista ciclabile in via Melchiorre Gioia, davanti al residence c’è un avvallamento insidioso che rischia di far cadere. Dopo qualche settimana qualcuno ci mette sopra un dissuasore di plastica e dopo due settimane fanno un riempimento: colore diverso, la buca si è solo attenuata ma rimane come prima e aumenta il disordine di una pista appena rifatta. Il fondo a lastre di beola non è il massimo per la bici, ma se ben livellato si può anche percorrere. Qui ci sono tratti con dislivelli di 5 cm ed è il motivo per cui molti preferiscono la mountain bike. Manca la cultura della manutenzione e nonostante le buone intenzioni dell’assessore Rozza, che ha chiesto la collaborazione dei cittadini, mi sembra che sia proprio l’organizzazione che manchi. La differenza tra far bene e male sta nel tempo che ci metti ma se è tutto un appalto e se il tempo è denaro, nessuno fa niente di più del minimo. Credo che l’unica soluzione sia di tornare alle squadre di operai che una volta il comune aveva alle proprie dipendenze e che lavoravano con scienza e coscienza. (Gruppo tecnico Ciclobby)

 

Scrive Carlo Geri a LBG – Leggere il suo ultimo editoriale (I progetti smartcity..), ha riportato in superficie l’ “italiese” che è in me. All’incipit, mi son subito chiesto: ma sarebbe forse più corretto dire “in an untidy….”? Poi, nel corso della lettura, mi son detto che il tema della Smart CITY finché appartiene alla famiglia dei “best kept secrets”, rimarrà argomento di nicchia. Personalmente cerco di fare proselitismo al riguardo, e quando ne parlo, vedo sguardi o persi o accigliati, come se le persone si sentissero prese in giro. Sto perorando la causa spingendo Associazioni ed Enti del Terzo Settore a partecipare alle iniziative del Comune sul tema, qualcosa ottengo, ma non c’è ancora un solido “background” su cui costruire. Il Terzo Settore, come altri, dovrebbe essere conscio del ruolo da svolgere e che gli compete, ovvero un ruolo attivo e proattivo. Questo, a mio modo di vedere, fa parte della mission del Terzo Settore. Il punto è proprio questo: essere un interlocutore, assieme a tutti gli altri, come chiamarli, stakeholder, per dare un contributo significativo e non lasciare ad altri le decisioni su temi e argomenti di propria pertinenza.



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