12 giugno 2013

CERBA, IL MATTONE DELLA SALUTE


Era il mese di aprile del 2011 e a Milano erano in corso le elezioni comunali che avrebbero visto la straordinaria e inaspettata vittoria di Giuliano Pisapia. Pochi giorni prima, sempre in aprile, veniva approvato il P.I.I. del C.E.R.B.A., il Centro di Ricerca Biomedica localizzato in pieno Parco Sud, nato da un accordo di programma della Giunta Regionale del 2006, forte dell’appoggio di un po’ tutti gli attori della scena imprenditoriale milanese, di destra e di sinistra, di maggioranza e opposizione, ambientalisti e immobiliaristi, insomma, tanto per usare un termine di moda, un intervento promosso da una specie di grande coalizione senza neanche un’ombra di litigio o dissenso.

In occasione delle scorse elezioni comunali mi ero adoperato un po’ ingenuamente per far circolare un documento che ritraeva i volti dei diversi attori, sfidando i destinatari a indovinarne i nomi, un gioco per stimolare una riflessione attorno a quello che appariva e appare sempre di come un’offesa gratuita e inutile alla nostra città. Offesa perché un’opera del genere poteva e può trovare posto in luoghi meglio serviti, magari già compromessi come gli scali ferroviari dismessi, senza consumare suolo, senza un inutile allargamento dei confini urbani.

Mi pare importante ancora oggi, in questi giorni fondamentali per i destini del Parco, elencare i nomi dei protagonisti e responsabili di questa vicenda, per ricordare a tutti i guai che un capitalismo di relazione è in grado di produrre solo per una logica di profitto fine a stessa.

Veniamo ai personaggi coinvolti. Capofila della filiera il personaggio buono, il professor Veronesi, utile testimonial per un’operazione finanziaria-immobiliare che aveva bisogno assoluto di una foglia di fico medico-scientifica. Subito di seguito lo Stefano nazionale, il Boeri, lo smart-architetto in grado di disegnare e promuovere un progetto assolutamente in linea con le mode e gli slogan del momento e in grado di legittimare l’operazione (non solo questa) presso molti santuari della sinistra di governo. Come proprietario dei terreni, il solito Salvatore (Ligresti) in grado di offrire la location giusta al momento giusto: seicentomila metri quadrati in pieno Parco Agricolo.

E poi le banche, tra tutte Unicredit prima con Profumo, il banchiere che vota alle primarie e poi con Cesare Ceroni o Galatateri di Genola in rappresentanza prima di Mediobanca e poi di tutto un po’. Gli industriali di giro non potevano defilarsi, ed ecco gli inossidabili Tronchetti Provera e Franco Bernabè, a rappresentare Pirelli e l’indebitatissima Telecom, notoriamente interessata e competente in tema di ricerca biomedica. Il Corriere della Sera non poteva far mancare il suo appoggio mediatico e si etichetta anch’essa come socio fondatore. Per finire (credo) un assicuratore come SAI Fondiaria non si toglie a nessuno.

Ma la compagine più interessante, che ha attraversato diverse legislature, comunali, provinciali e regionali, è quella politica, che ha visto la presenza fattiva sia di Filippo Penati prima, sia di Guido Podestà poi, aiutati dalla buona Bruna Brembilla, presidente ambientalista dell’ente Parco, a sua volta alleata, sia da Letizia Moratti con l’assessore Masseroli e la supervisione del buon Formigoni. Tutti un po’ di qua e un po’ di là, ma sempre d’accordo: il CERBA s’ha da fare e s’ha da fare proprio lì in via Ripamonti, in pieno Parco Sud.

Questa fotografia, che ritrae in una virtuale e gioiosa foto di classe, una sorta di macchina da guerra in grado di insediare un milione di metri cubi in un’area servita malissimo e paesaggisticamente preziosa, non ha visto alzarsi un dito in segno di protesta. Qualche dichiarazione di rito, qualche osservazione formale ai diversi pareri ma niente di significativo e forte.

Noi radicali, con il nostro consigliere al comune di Milano, Marco Cappato, abbiamo provato a farlo. Con una formale interrogazione, nel febbraio 2012, si chiedeva di dare corpo sia ai cinque referendum cittadini appena votati sia alla nuova diffusa sensibilità in tema di contenimento di consumo di suolo. La richiesta di aprire un confronto per spostare il CERBA, ha trovato nell’assessore De Cesaris la risposta più facile: aspettare, aspettare gli eventi e …. sperare. Sperare che la convenzione non venisse firmata, che i soldi per le fideiussioni non fossero più disponibili.

In effetti la speranza è stata ripagata. Presto Telecom e Mediobanca hanno fatto marcia indietro. Qualcosa si è inceppato, la crisi ha consigliato prudenza ai molti della gioiosa compagine dei fondatori e qualche segnale si è avvertito. Ma è stato il fallimento delle società del gruppo Ligresti, proprietario delle aree ma indebitato per oltre 300 milioni di euro con Unicredit e altri, a mettere la parola fine ai buoni propositi di Veronesi e quindi a svelare i veri interessi della finanza del mattone, che sono ovviamente ben lontani dalla ricerca scientifica.

Certo pur di tenerlo dentro, il professore, spendibile e bipartisan, lo si convince a pronunciarsi per evocare alternative o inciuci disperati: Città della Salute insieme al Cerba oppure il Cerba insieme all’Istituto dei Tumori. Altre fantasiose combinazioni potrebbero ancora sorprendere, in questi giorni, anche i più smaliziati faccendieri.

Unicredit, appena costretta ad affittare a se stessa il frutto dei suoi prestiti, la torre di Porta Nuova, tenta di rientrare dei suoi crediti provando a mantenere viva la cementificazione (i diritti edificatori) di quella porzione di Parco Sud e, per farlo, lo raccontano i giornali, il nuovo advisor, (nuovo per modo di dire, il solito Manfredi Catella, AD di Hines, appena rinfrancato dai salvadanai dall’emiro di turno), chiede che venga eliminato il vincolo sanitario. Al posto dei laboratori e delle corsie sanitarie sembra venga proposta un’idea straordinaria di cui tutti i milanesi sentono effettivamente il bisogno: un bel nuovo, fiammante, centro commerciale. Siamo certi che l’assessore De Cesaris dirà di no a quest’opzione ma i vari Podestà, Maroni e Mantovani stanno scaldando i muscoli per difendere l’ormai fallito tentativo di realizzare un centro d’eccellenza di ricerca biomedica, per inventarsi un’alternativa da mettere a disposizione di operatori pronti a sbranare ancora il suolo disponibile, nonostante gli stessi, nel loro insieme, non riescono a chiudere le operazioni immobiliari già avviate e che registrano oltre centomila alloggi invenduti. Forse, cara Giunta Pisapia, è il caso di dire basta.

Francesco Spadaro



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