12 giugno 2013

la posta dei lettori_12.06.2013


Scrive Romolo Buni a Chiara Bisconti – Caro Direttore, solo poche righe di doverosa precisazione rispetto alle parole dell’Assessore Bisconti. Non ho proposto (né sentito proporre da alcuno) un esclusivo uso ciclistico del Vigorelli, né l’accesso gratuito alla pista. Sarebbe ovviamente insostenibile sul piano economico. Come si paga un biglietto per entrare in una piscina comunale così lo si dovrà fare per pedalare sulla pista in legno. Negli ultimi dodici anni il Velodromo è rimasto chiuso per scelta del Comune e mancanza di fondi e di spinta dalla Federazione Ciclistica Italiana. Questo non è imputabile all’attuale amministrazione, ma oggi ci sono sia le condizioni economiche per riaprirlo, sia i potenziali utilizzatori. Mi sorprende l’accusa di malafede: nei disegni del progetto vincitore il Vigorelli è chiamato “ex Velodromo” e non è previsto nessuno spazio per il ciclismo su pista, è un dato di fatto. Se davvero l’Amministrazione vuole mantenere il ciclismo all’interno del Vigorelli la cosa più semplice ed economica è restaurare e riutilizzare la pista storica (unica al mondo, non dimentichiamolo), facendola convivere con tutte le attività che si possono svolgere nel campo centrale e negli spazi sotto le tribune.

 

Scrive Pietro Vismara a LBG – Giusto ricordare che su Gattamelata “qualcuno l’aveva detto”. Ma mi sembra anche il caso di citare il maggiore responsabile dell’opera, chi più l’ha fortemente voluta: l’attuale Ministro delle Infrastrutture Lupi (evidentemente assurto a tale compito in virtù delle sue capacità in materia).

 

Scrive Carlo Stanga ad ArcipelagoMilano – Ho particolarmente apprezzato l’articolo di Gianni Zenoni che affronta il tema della residenza a Milano. Da studente di architettura al Politecnico, ormai più di vent’anni fa, fin dalle prime lezioni si apprendeva questo semplice ma verissimo dato di fatto: la bravura di un architetto si gioca nell’ambito del progetto residenziale e ancora di più se si tratta di edilizia pubblica, dove a fronte di budget limitati risulta più complesso individuare soluzioni tecniche, estetiche e di vivibilità. Un banco di prova davvero difficile che certo molti cercano di evitare, ma sono convinto anche io, come Zenoni, che a Milano ci siano tantissimi architetti capaci di affrontare con successo un tema così difficile quanto avvincente. A Zenoni l’onore di aver sottolineato in modo così deciso, appassionato e coraggioso un tema essenziale, che oggi sembra pericolosamente rimosso.

 

Scrive Walter Monici a Gianni Zenoni – Condivido pienamente le tue affermazioni e gli altri tuoi articoli. Milano sta per essere distrutta da architetti insipienti, presuntuosi, incapaci, avidi. Per questi motivi ho dato le dimissioni dall’ordine degli architetti di Milano che non ha saputo difendere la città nell’ipocrito rispetto di una presunta libertà di espressione. Un altro scempio sono le torri del bosco verticale di Boeri: un quartiere storico che avrebbe potuto essere e diventare il quartiere latino di Milano interventi avulsi dal contesto hanno distrutto l’unitarietà e la poesia dei luoghi. Idem per la demolizione della vecchia sede del Sole 24 Ore sostituita dall’architetto Citterio con qualcosa che sembra una gabbia per polli. Avevo sottolineato questi aspetti in un mio blog. Gli esempi di come si potrebbe fare esistono, ad esempio l’albergo appena terminato all’angolo tra corso di Porta Nuova e via Fatebenefratelli. Ma il provincialismo succube dei nostri amministratori, gli interessi economici e come dicevo la condiscendenza degli architetti nostrani hanno prodotto il disastro. Un nuovo disastro di mia conoscenza sarà l’edificio sull’area Enel di via Procaccini oltre quelli già da te citati. In Turchia sta nascendo una rivoluzione positiva e finalmente laica e civile per la difesa di un parco. Quando noi saremo in grado di opporci agli stolti.

 

 



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