5 giugno 2013

EXPO, PADIGLIONE ITALIA, GATTAMELATA E ALTRE AMENITÀ


Ha ragione Crozza, il nostro è un Paese delle meraviglie e Milano è una città meravigliosa e l’Expo milanese, usando un modo di dire caro a Formigoni, è l’eccellenza delle meraviglie. E dunque cominciamo da Expo. Ieri l’ufficio stampa del Padiglione Italia diffonde questo breve comunicato stampa: “Il Commissario Generale di sezione per l’Italia, Dott.ssa Diana Bracco, d’intesa con l’Amministratore delegato di Expo 2015 S.p.A., Dott. Giuseppe Sala, ha attribuito l’incarico di Direttore del Padiglione Italia di Expo 2015 all’Ing. Cesare Vaciago. L’Ing. Vaciago ha maturato nel corso della sua lunga carriera competenze ampie nell’ambito dell’organizzazione e gestione di grandi aziende ed enti. Di recente ha ricoperto con grande successo il ruolo di Direttore generale del Comitato per l’organizzazione dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006 e successivamente ha preso parte all’organizzazione delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia. Cesare Vaciago è nato nel 1946, sposato, ha 2 figli e 3 nipoti. Inizia a lavorare all’Olivetti nel 1970. È al Censis nel 1974 e quindi all’Isfol, come dg, fino al 1981, quando diventa direttore del personale di Montedison. Nel 1989 passa a Fs e poi a Poste italiane, ricoprendo in entrambe l’incarico di dg. Dal 1998 fino al 2013 è city manager del Comune di Torino.”. Fine del comunicato.

expo 2015

Ma chi è? Scopriamo subito su Internet che manca una coda alla sua biografia: l’ingegner Vaciago il prossimo 21 settembre comparirà in tribunale a Torino rinviato a giudizio per abuso d’ufficio. Il Comune di Torino si costituirà parte civile. E’ una vicenda legata a un concorso per l’assunzione di personale e il sospetto è che si sia voluto favorire qualcuno. Gli avvocati di Vaciago, interpellati dai giornalisti, fanno un’affermazione che vale la pena di riportare, perché l’abbiamo sentita ripetere troppe volte negli ultimi tempi, anche a proposito di vicende milanesi: “Ciò che è censurabile in sede amministrativa non è necessariamente illecito in sede penale”. Basta capirsi.

Comunque, come dice Crozza , io non ci credo, ma soprattutto a non crederci sono Sala e Bracco. Buon per loro che non hanno la sensibilità necessaria per tenere in ordine le loro truppe rischiando di vedersele travolte da qualche condanna. Comunque a pagare sarebbe Expo. A proposito di denaro: pare che il nostro avesse uno stipendio di 38.000 euro il mese. Quanto gli hanno offerto all’Expo, notoriamente con scarsità di cassa?

Già che siamo dietro, come diciamo noi milanesi, parliamo ancora un po’ di Expo. Vi ricordate il dibattito sul “dopo expo”? E’ sopito. Tutti quelli che per anni ne hanno parlato, che ci hanno lavorato, che hanno avanzato delle proposte si sono arresi – alla faccia della partecipazione – di fronte ad un muro di gomma. Colta dai rimorsi e per mettersi l’animo in pace Arexpo lancia una strana operazione così intitolata: AVVISO PER L’ATTIVAZIONE DI UNA INDAGINE ESPLORATIVA FINALIZZATA ALL’ACQUISIZIONE DI MANIFESTAZIONI DI INTERESSE CONTENENTI PROPOSTE DI ATTIVITÀ E GESTIONE UTILI A DEFINIRE NELLA FASE SUCCESSIVA ALL’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 2015 CONTENUTI INNOVATIVI E SOSTENIBILI ALL’INTERNO DEL PARCO TEMATICO E DELLE ATTREZZTURE DI INTERESSE PUBBLICO O GENERALE PREVISTI DALL’ACCORDO DI PROGRAMMA EXPO 2015.

Come direbbe Bersani: “Ragazzi fate un po’ voi quello che avremmo dovuto fare noi prima, ma molto prima”. Con un avviso ai naviganti: quello che proporrete non sarà oggetto di classifica, perché non è un concorso; se le vostre idee ci piacciono le faremo nostre e non vi daremo un becco di un quattrino perché sin d’ora accettate di perderne la proprietà intellettuale. Non sono previsti nemmeno ringraziamenti. Vi sembra normale? Io mi siederei sulla riva dei nuovi canali navigabili aspettando che passi il cadavere di Expo.

Ultima amenità milanese: il tunnel di Gattamelata. Quel che è successo l’ha egregiamente descritto Repubblica e il giorno dopo il Corriere della Sera: 200 milioni di euro buttati. Era ora che scoppiasse la bomba. Quando cominciarono i lavori in una delle noterelle che scrivevo allora proprio per Repubblica, mi domandavo a cosa sarebbe servito. Non amo le autocitazioni e quindi la chiudo lì. Oggi invece mi domando: dove sono i dirigenti della ripartizione urbanistica e quelli della viabilità che hanno redatto il progetto e lo supportarono di argomenti tali da indurre l’allora sindaco Moratti a caldeggiare e festeggiare l’evento? Sono ancora in servizio? Sarei presuntuoso se dicessi che solo io mi ero schierato contro: c’erano associazioni di quartiere, professionisti, tecnici viabilisti. Per la serie “Dare ascolto alla città”. Vedi anche alla voce “dopo expo”.

Luca Beltrami Gadola

 

 

 

 



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