5 giugno 2013

libri – NON E’ NATURALE


PHILIP BALL

NON È NATURALE

Codice edizioni, Torino, 2013

pag. 442, euro 29,00

libri_21Chi è Philip Ball? È un divulgatore scientifico inglese che ha lavorato per vent’anni per la famosa rivista “Nature”, prima di dedicarsi interamente alla scrittura. L’autore si pone una domanda: l’uomo sta giocando a fare Dio? In un vasto sciorinare di esempi che partono dalle pratiche alchimiste del Settecento, al mostro di Frankenstein di Mary Shelley, alle nuove tecniche d’ingegneria della medicina rigenerativa, Ball si chiede se l’umanità sia pronta ad accettare prodotti di un dio minore, il cui potere è stato rubato a chi per eccellenza genera la vita, e nel dubbio comprende che la tecnologia non sarà il problema principale. Ma chissà se aveva ragione Paul Ramsey, che nel 1970, scriveva: “Gli uomini non dovrebbero giocare a fare Dio prima d’imparare a essere uomini, e dopo avere imparato a essere uomini non tenteranno più di fare Dio”.

A beneficio di una discussione, onesta e chiara, su come noi permettiamo e rendiamo possibile la vita, è il caso di esaminare i miti e quello che ci dicono i nostri timori e feticci concernenti l’idea di creare persone viventi: questo è l’invito dello scrittore.

Partendo dal presupposto che la creazione è una forma di arte, non dovremmo più lasciarci sedurre né dal nobile Prometeo dei romantici inglesi, che manifestarono la propria ammirazione per l’eroe che aveva sfidato Zeus, né dal moderno Prometeo di Mary Shelley, che profana le opere della natura con una conseguente punizione faustiana. Non c’è vergogna nelle grandi ambizioni. La ricerca della perfezione, il tentativo di eliminare i limiti con cui nasciamo, persino la mortalità, ci ha portato verso le nuove tecniche di genetica: dalla costruzione di pezzi di ricambio per il nostro corpo, alla procreazione assistita e alla clonazione. Noi abbiamo modi nuovi di procreare persone e il risultato positivo di questi esperimenti ha buone probabilità di crescere di anno in anno. Questa è la realtà, per alcuni spiacevole, che dobbiamo affrontare.

L’idea che la creazione della vita sia cosa malvagia e “innaturale” è essenzialmente una costruzione moderna condizionata da una complessa rete di associazioni e assunti culturali. Non possiamo avere la certezza di prevedere tutti i pericoli, né di poterne risolvere i dilemmi sociali e morali. “Come possiamo stimare i pro e i contro del possibile danno a una persona clonata contro la scelta opposta del non essere assolutamente esistita?” si domanda Philip Ball. Abbiamo bisogno di capire quando siamo regrediti al pensiero mitologico e, in particolare, ai miti dell’antropopoiesi, per affrontare ciò che sembra inevitabile, con una mentalità priva di pregiudizi, ma vigile.

Un tema etico innegabile, ma come Pandora anche noi non riusciamo a resistere alla tentazione di aprire quella scatola e come Adamo ed Eva di assaggiare quel frutto proibito, che ci farà diventare come Dio. (Cristina Bellon)

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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