22 maggio 2013

LA GERMANIA E I NOSTRI CONSUMI: UNA POLITICA PERSONALE


Premessa – Il consumatore è uno dei più importanti attori economici e con le sue scelte ha una grande influenza sull’andamento dell’economia e delle singole aziende. In un’economia globale il consumatore ha come obiettivo quello di ottimizzare il rapporto prezzo/qualità, ma può indirizzare i propri consumi in maniera economicamente intelligente. La Lombardia è la principale regione italiana per importazioni: 114 mld su 378 di tutta l’Italia (2012), ossia il 31%, queste importazioni Lombarde sono prevalentemente dall’area euro, 77 mld su 213 totali dalla zona euro27, ossia il 36% del totale. Il consumatore lombardo dunque è un attore fondamentale e con le sue scelte può e deve influenzare le dinamiche italiane ed europee.

La Germania è sicuramente più virtuosa di molti altri partner della zona Euro: ha corruzione bassa, un sistema-stato efficiente, coesione nazionale, alta fedeltà fiscale, una politica poco rissosa, una produzione industriale simbolo di efficienza e qualità … ecc. ecc. D’altro canto in termini di sistema Paese la Germania può dirsi molto simile ai suoi vicini: ha un peso dello stato molto alto nell’economia, ha una pressione fiscale comparabile agli altri (senza evasione …) ha un debito dell’82% del PIL.

Ma ha una vera marcia in più che le permette di tenere i conti pubblici in ordine, il rapporto deficit PIL sotto controllo grazie a un PIL in crescita (+0.5% nel 2013, stime Bundesbank) e un tasso di disoccupazione tra i più bassi del continente (6.8%, Bundesbank): le sue esportazioni, +5.7% (idem) nel 2012. Le esportazioni tedesche sono una peculiarità non replicabile: per un paese esportatore ce ne deve essere uno importatore. Le esportazioni tedesche così alte sono frutto di un mix di qualità/branding … e prezzo! La Germania è stato il paese che in termini di competitività si è più avvantaggiata dall’introduzione dell’Euro (vedi grafico): i prodotti tedeschi già molto buoni sono diventati anche con prezzo competitivo dopo l’introduzione dell’Euro.

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I grafici mostrano come dall’introduzione dell’Euro i maggiori paesi industriali dell’area Euro (Francia, Italia, Spagna e Olanda) sono stati similarmente influenzati in termini di produttività, salvo la Germania che ha visto migliorare la propria competitività relativa di oltre il 20% e anche misurando il valore aggiunto delle esportazioni è la Germania il paese “diverso” dopo l’introduzione dell’Euro. In assenza delle svalutazioni e rivalutazioni i prodotti tedeschi oltre a essere oggettivamente di alta qualità sono diventati anche a buon mercato rispetto ai prodotti degli altri paesi europei: un vantaggio enorme che ammonta a circa 100 miliardi di euro all’anno di esportazioni, di cui circa il 50% intra zona euro, cioè anche verso di noi.

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Cito solo brevemente che anche questo divario (non solo questo però!) ha generato gravi aumenti della disoccupazione in particolar modo dopo la crisi e aggravata dalla ricetta (teutonica) della così detta austerità, cioè del massiccio taglio dello stato sociale e aumento della pressione fiscale nei paesi più deboli. L’austerity non è un piano economico (cfr. Obama, discorso di insediamento secondo mandato) e i dati lo dimostrano, ma quello che è anche più assurdo è che non generato miglioramenti nel rapporto debito/PIL! Quello che è drammaticamente peggiorato è il dato sulla disoccupazione giovanile e non (la Germania ha un tasso di disoccupazione generale al 6.8%).

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Questo breve e dichiaratamente riduttivo quadro introduttivo, tante volte descritto sulla stampa specializzata e non, porta una riflessione ulteriore: possiamo essere dei consumatori informati e indirizzare i nostri acquisti verso beni che, oltre a soddisfare i nostri bisogni personali, non aggravino la situazione europea e internazionale anzi tendano a riequilibrarla? Premettiamo, prima che molti scaglino anatemi, che in un mercato globale il protezionismo non solo non giova, ma è nocivo. In altre parole è nocivo pensare, o peggio, fare come certi nostri padri facevano: comprare solo made in Italy, senza confronto prezzo qualità, solo in nome del nazionalismo. Questo provocherebbe il protrarsi di inefficienze e non risolverebbe i problemi.

Ma un consumatore globale in presenza di prodotti con un rapporto prezzo/qualità similare può diventare un attore economico informato e intelligente. Molti sono i siti o i richiami al “Boycott German goods”, questo è sbagliato. Non si devono boicottare i prodotti tedeschi o di un altro paese. Quello che invece un consumatore informato e intelligente dovrebbe fare è quello di indirizzare i propri consumi (cioè i propri soldi) in maniera da non accentuare certi squilibri, ove vi siano alternative per prezzo/qualità accessibili e comparabili. In altri termini non ha senso consumare “contro” qualcuno (la Germania o un altro paese) piuttosto è ragionevole consumare “a favore” di qualcosa: un’Europa più equilibrata e economicamente omogenea.

Per esempio al momento dell’acquisto di un‘auto si possono comparare prodotti tedeschi oppure altri, comparabili per qualità e prezzo, per esempio prodotti giapponesi o statunitensi o altri, facendo una scelta economica precisa. Se si deve cambiare la cucina si possono prediligere prodotti diversi da quelli tedeschi che hanno caratteristiche e prezzo migliore per esempio quelli italiani o altri. Se si devono acquistare attrezzature o abbigliamento sportivo possiamo fare una scelta economica e così via.

Questo esercizio economico che il consumatore che è, vogliamo ricordarlo ancora, un importantissimo attore economico, può contribuire a ridurre quegli squilibri che l’introduzione dell’euro ha generato, che per alcuni paesi sono stati assai dolorosi, mentre per pochi altri è stato fonte di (meritati) benefici economici e che ora è tempo siano riportati in equilibrio al fine costruire un’Europa più omogenea e unita. L’unione politica potrà essere sempre più vicina se le condizioni dei paesi saranno meno diseguali.

Edoardo Ugolini

 

 



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