22 maggio 2013

LA CRISI DEL PD. RIBADIAMO


L’attuale crisi del PD è conclamata e riconosciuta da tutti. Giustamente Ezio Mauro sostiene che il vero rischio è ormai quello dell’irrilevanza dopo un atteggiamento così ondivago, confuso e contradditorio. Ciò che però è sorprendente è che il dibattito all’interno del PD, e anche degli osservatori e dei commentatori, tocca solo i sintomi del problema oppure temi che non affrontano la vera sostanza.

Si parla di gruppo dirigente debole, di errori di comunicazione in campagna elettorale, di faide interne o, nella migliore delle ipotesi, di nuove forme partito. Tutti questi sono dei sintomi oppure delle divagazioni accademiche mentre nessuno parla della vera malattia e cioè che ormai da tanto tempo il PD non ha nessuna proposta politica per il paese. Ancora una volta si parla di se stessi perché non si sa cosa dire al paese che si vorrebbe governare. Il PD viene da una lunga opposizione e in questo ruolo si è solo limitato a criticare Berlusconi senza sviluppare una diversa proposta di governo. E l’opposizione a Berlusconi è stata molto più sui temi etici e comportamentali che su quelli di sostanza.

Durante le primarie solo Renzi ha timidamente tentato di porre qualche tema di innovazione politica mentre Bersani ha fatto tutta la campagna elettorale parlando di cambiamento senza mai dare indicazioni concrete di quali politiche realizzare. Infatti le proposte, talvolta anche strampalate, le hanno fatto Berlusconi e Grillo, e non a caso hanno raccolto i consensi che la vacuità di contenuti ha fatto perdere al PD. Lo stesso slogan della campagna elettorale: “per un paese giusto” dice quanto il PD si limiti ad autodefinirsi senza dare sostanza a tale definizione. Questo approccio si sposa bene con il senso, solo parzialmente fondato, di superiorità morale che il PD e parte del suo elettorato hanno sviluppato. Tale sentimento appare ormai alla maggioranza degli italiani solo spocchieria infondata.

Questa è la malattia di cui (quasi) nessuno parla; e questa malattia ha una genesi e dei responsabili. La situazione del paese e di tutto il mondo occidentale è largamente cambiata. Prima, in una situazione di sviluppo economico, il ruolo della sinistra era quello di puntare a una migliore redistribuzione; ora, in questo difficile contesto del futuro del mondo sviluppato, servono nuove politiche e nuove soluzioni. Queste sono spesso in contrasto con le idee storiche del PD e della sinistra italiana (e non).

Solo alcuni esempi: EURO/BCE: serve la sincerità di riconoscere che l’euro è un disegno incompiuto e quindi serve una nuova agenda, mentre il PD continua ad ammantarsi di un europeismo ormai di maniera. BANCHE/CREDITO: nessuna proposta per affrontare il problema del credito mentre occorrerebbero soluzioni drastiche che in parte dovrebbero toccare gli interessi degli attuali azionisti, cioè le fondazioni bancarie che sono quasi tutte nelle mani di consigli di amministrazione dove il centro sinistra è ampiamente rappresentato.

GIUSTIZIA: Il PD è sempre appiattito sui magistrati per contrapporsi a Berlusconi, ma non ha alcuna proposta per migliorare la situazione della giustizia civile, che è il vero problema per i cittadini e l’economia italiana. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: è una delle meno efficienti d’Europa, ma il PD non ha alcuna proposta seria per affrontare il tema e per introdurre una sana meritocrazia. Questi sono solo alcuni esempi, ma la stessa assenza di proposta vi è per la scuola, la riforma del lavoro, il federalismo e la struttura dello Stato e la politica economica.

Questa situazione di assenza di proposte deriva dal fatto che il PD è fortemente influenzato da un nucleo centrale di interessi e di elettori principalmente costituito da dipendenti del settore pubblico e loro sindacati, mondo intellettuale, borghesia media e medio alta delle città, anziani e pensionati. Questi settori sono prevalentemente oggi più privilegiati e protetti degli altri cittadini rispetto alla crisi; essi, anche per ragioni di età, sono prevalentemente conservatori e chiusi all’innovazione necessaria e non riescono a staccarsi dai loro stereotipi politici tradizionali.

Questa è la vera origine del problema e se non verrà riconosciuta poco cambierà. Questi gruppi sono il vero azionista di riferimento del PD e solo la sconfitta della loro linea politica conservatrice potrà rinnovare il partito e produrre nuove proposte politiche più utili per il paese. Questo non vuol dire spostare a destra la linea politica del partito, ma semplicemente reinterpretare in modo più efficace gli ideali ugualitari della sinistra. Ma questa posizione non viene accettata da questo nucleo centrale sia per conservatorismo culturale sia per difesa dei propri interessi. Chiunque dentro il partito esprima, come Renzi, proposte politiche diverse viene respinto da questo nucleo centrale di persone e di interessi che ha fortemente sostenuto Bersani nelle primarie senza accorgersi che in contemporanea milioni di voti passavano a Grillo.

Non credo neppure che sia valida la tesi che bisogna partire dalle risorse che il PD ha a livello locale, dove nelle elezioni comunali continua ad avere risultati molto positivi. Questi risultati vengono dal fatto che il PD sa esprimere migliori persone rispetto al PDL e dal fatto che le politiche locali poco hanno a che vedere con i grandi temi del paese in cui invece al PD mancano le proposte.

Il recente processo di elezione di Epifani lo conferma. Nessun processo chiaro di scelta e nessun confronto fra proposte politiche. Solo autoreferenzialità del gruppo dirigente. Questa situazione non potrà cambiare se non attraverso un vero confronto interno sui contenuti e a una sconfitta dei gruppi di persone e di interessi che oggi sono gli azionisti di riferimento del PD. Solo così il partito potrà aprirsi a nuove idee e a nuovi elettori e proporre finalmente soluzioni convincenti ai problemi del paese per raccogliere consenso fra lo schieramento più ampio dei cittadini.

Ormai il tempo è poco e il PD ha l’ultima opportunità nel prossimo congresso e nella individuazione del prossimo candidato premier. Vi è ormai il grande rischio che il PD continui a perdere silenziosamente elettori e pezzi interi del partito per ridursi quindi a un grande cimitero degli elefanti che si estingueranno cullandosi nella propria, presunta, superiorità morale e chiedendosi con dispetto come mai gli italiani gli hanno voltato le spalle.

Luciano Balbo

 

 



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