15 maggio 2013

MARKETING POLITICO: 2 + 2 = FATTI MIEI


La campagna elettorale tuttora in corso verte sul rimborso della Imposta Municipale Unica e, ora in modo esplicito, sui guai giudiziari di Berlusconi. Tutto si tiene, nell’interesse dell’interessato. In Italia l’evasione/elusione fiscale è il tallone d’Achille dello Stato e della convivenza civile, perché sacrifica chi non evade né elude, magari perché non può. Sembra normale, non lo è e diventa incubo quando la crisi economica abbatte le entrate fiscali, ma non il debito pubblico, mai domato neppure quando avevamo una lira svalutabile a piacere – un piacere per pochi coi soldi in paradiso (fiscale) e un inferno quasi per tutti.

In questa Italia, il protagonista non solo politico di una decadenza ventennale, eccezionale anche sui nostri standard, è condannato in appello per frode fiscale. Per gli amici è un “verdetto politico”, per l’avvocato Ghedini dettato dai “pregiudizi” dei magistrati di Milano. L’ex presidente del Senato Renato Schifani denuncia “una persecuzione giudiziaria contro un dirigente che ha avuto il voto di dieci milioni di elettori”, con la promessa del rimborso IMU. Solo in Italia una condanna per frode fiscale può essere denunciata come sentenza politica, forse memori di Scarface, condannato in USA per frode fiscale in mancanza di testimoni, chissà perché, di altri suoi più gravi delitti.

«Come da vent’anni, ancora una volta i suoi fedeli oppongono la legittimità politica di Berlusconi, sostenuto da una parte importante di italiani, a quella di giudici necessariamente “politicizzati“. La prima deve prevalere. “Qualcuno vuole fare saltare il governo“, afferma la berlusconiana Daniela Santanché. Come se ‘qualcuno’ le avesse fatto una soffiata sull’epilogo della vicenda.» [Philippe Ridet, corrispondenza da Roma su Le Monde, venerdì 10 maggio 2013, p. 4]. Scambio palese, come palese è stato lo scambio tra il voto e la promessa di restituire l’IMU.

C’è uno stretto nesso tra il nostro fisco disastrato e questa interpretazione, unica nel mondo civile, del primato della politica: chi ha abbastanza voti è al di sopra della giustizia. Lungo il tormentato percorso dell’Italia (non solo) repubblicana, la tesi ha avuto purtroppo molti e poi troppi fedeli. Lo ricorda Ghedini, lasciandosi sfuggire l’attesa assoluzione in Cassazione, famosa ammazzasentenze (di mafia) col presidente Claudio Vitalone (sodale di Andreotti), mentre si ha notizia della elezione del suo nuovo presidente vicino al PdL.

Siamo alle comiche finali, dove il delitto è diventato diritto, al punto che Gian Maria Fara, presidente Eurispes, stima una economia sommersa italiana (va da sé esentasse) pari al 30-35% di quella ufficiale, oltre a una economia criminale di oltre 200 miliardi di euro (Guy Dinmore sul Financial Times, “Con l’acqua alla gola”, tradotto su Internazionale del 25 aprile 2013, p. 20). Insomma, i nostri dati ufficiali raccontano solo parte della storia, che così risulta stravolta, incomprensibile e assurda, come dire: “2+2 = fatti miei”. “2+2” è la parte assurda della equazione, “fatti miei” è quella reale, che ci ha ridotti con l’acqua alla gola.

La nostra cosiddetta opinione pubblica è ormai talmente stralunata, forse con qualche interesse, da temere che le vie di uscita da questa nostra ormai insostenibile situazione, siano trappole tese da chi ci crede gonzi. L’autoconsapevolezza ha talora vie curiose. Non siamo neppure più alle comiche ma alle barzellette che non fanno ridere, come quella della spedizione esplorativa avaramente finanziata (fate voi dove e come) che fallisce a rischio della vita dei suoi membri, quando d’istinto rifiutano il soccorso della intervenuta Croce Rossa, perché “hanno già dato”.

Chi paga le tasse in Italia ha davvero già dato e continua a dare al di là del sostenibile, come ormai tutti riconoscono, inclusi gli evasori/elusori che cercano così di scansarle per quel poco che ancora devono pagare perché gli immobili, lo dice la parola, non possono andare in paradiso (fiscale). Ci è stato insegnato, ma non abbiamo ancora imparato, che la soluzione sta nel dare a Cesare ciò che è di Cesare, nell’amministrazione del fisco e della giustizia non meno che in politica.

 

Giuseppe Gario

 

 



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