11 maggio 2009

IMMIGRATI, MIGRANTI E PARLAMENTO EUROPEO


Non c’è di peggio che la politica per veder piovere sul bagnato. Nel caso dell’immigrazione s’è aggiunto il problema della crisi economica mondiale con due effetti perversi e congiunti: la crisi non ha colpito solo i paesi ricchi ma anche e forse di più i paesi poveri e dunque la fame e le guerre tribali –dovute all’accaparramento delle poche risorse locali disponibili – spingono sempre di più all’emigrazione verso i paesi ricchi. In questo ultimi la disoccupazione crescente, dovuta alla crisi, fa vedere gli immigrati come pericolosi competitori sul posto di lavoro per due motivi: sia perché aumentano comunque l’offerta di braccia sia perché accettano lavori e salari che la popolazione locale non accetterebbe e ingrossano la schiera dei lavoratori in nero. Un terreno fertile per il razzismo che dobbiamo affrontare senza stupore, come le persone assennate che non si stupiscono delle crisi ambientali ma cercano di affrontarle pacatamente. Rispetto alla strumentalizzazione che del razzismo fanno le forze politiche di destra, bisogna trovare nuove strategie e nuove alleanze tra quei laici per i quali la tolleranza è regola di vita e quei credenti, in particolare cattolici, che dell’amore verso il prossimo fanno uno dei fondamenti della loro morale. Al problema dell’immigrazione siamo approdati per ultimi tra i paesi industrializzati, i meno preparati dunque ma i più esposti in Europa, anche se l’arrivo via mare non è certo l’unico e nemmeno quello più importante ma ha una caratteristica che lo rende drammatico: il naufragio di questi poveri disgraziati quando il mare in burrasca li coglie o restano fermi su qualche caretta in avaria. La politica recentissima del governo italiano – il riaccompagno in un porto libico – è una decisione che sembra dettata più da ansia di propaganda leghista che da altro, proprio perché non è dal mare che arrivano in maggioranza gli immigrati clandestini ma questa via è la più facile da controllare. Il ministro Maroni sembra inossidabile alle critiche della Chiesa cattolica e dell’Onu e tra gli argomenti a suo sostegno cita la mancata collaborazione dell’Europa e non si potrebbe dargli torto se, anche assai recentemente, non leggessimo sui quotidiani che i nostri parlamentari europei sono i più noti per il loro assenteismo e per la scarsa assiduità ai lavori delle commissioni europee. Un esempio clamoroso della considerazione nella quale teniamo il Parlamento europeo e le sue attività è la candidatura alle prossime elezioni di personaggi di spicco, a cominciare dal presidente del Consiglio, candidature che aprono la porta di Strasburgo a personaggi ignoti dei quali poco o nulla si sa. Durante la recente crisi economica abbiamo visto riunirsi attorno a tavoli più o meno importanti primi ministri e ministri economici di tutta Europa, c’era in gioco la sopravvivenza di un modello economico entrato in crisi (che comunque stenta a trovare un suo nuovo promettente equilibrio), sul problema dell’immigrazione non si vede la stessa attenzione né lo stesso impegno, eppure rischia di diventare un punto di crisi altrettanto drammatico. Anche volendo abbandonare il terreno dei valori sostanzialmente morali – tolleranza e carità – chiunque abbia un minimo di buon senso deve considerare una follia lasciare che il problema immigrazione/razzismo oltrepassi i livelli di guardia col rischio di vedere le lancette dell’orologio della storia tornare indietro di ottant’anni. Ma c’è di più. Dobbiamo premere perché del problema si dibatta con pervicacia per scongiurare la consueta strategia dell’emergenza che giustifica ogni sciagurato provvedimento. La “emergenza casa” dovrebbe avercelo insegnato.



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