8 maggio 2013

BOVISA: LA GOCCIA DEGLI ERRORI


C’è un’area nella periferia settentrionale di Milano, chiamata Bovisa-Gasometri, che è minacciata da una riprovevole lottizzazione edilizia; promossa dalla società EuroMilano, su progetto dell’architetto Rem Koolhaas, e già pronta per ottenere regolare approvazione comunale. L’area, interamente chiusa entro un anello di binari ferroviari, è nota come “La Goccia”, nome inusuale ma facilmente comprensibile se si osserva il perimetro che delimita l’area stessa e che ha la forma di una goccia rovesciata con peduncolo rivolto a sud e parte più gonfia rivolta a nord.

L’anello è delimitato a ovest della Ferrovia Milano-Novara; a est della Ferrovia Milano-Varese; a nord dal raccordo ferroviario fra Stazione Milano-Garibaldi e Stazione Milano-Centrale. La parte meridionale dell’area, compresa all’interno del peduncolo, è occupata da edifici universitari di recente costruzione; la parte centrale è la sede di capannoni industriali risalenti alla metà del secolo XX e oggi abbandonati: tra di loro spiccano due grandi gasometri tuttora in uso; la parte settentrionale dell’area è quasi interamente rimasta a verde, ed è coperta da prati e da numerosi alberi di alto fusto.

L’area è indicata ad accogliere attività universitarie, divenute ultimamente sempre più necessarie e destinate a integrare quelle già esistenti sia nella parte meridionale dell’area stessa, sia nella vicina località Bovisa, dove da tempo sono insediate le Facoltà di Architettura e di Disegno Industriale. Tenuto conto della naturale destinazione universitaria dell’area sembra incongruo e di grave disturbo la previsione di insediarvi un grande centro commerciale, già incluso nel progetto di lottizzazione. Tale centro è del tutto estraneo alle attività e alle esigenze della vita di un Ateneo, giacché l’ingombro richiesto da un supermercato e i movimenti di veicoli da esso generato sono incompatibili con le esigenze di studio, di concentrazione, di isolamento richieste da un Polo Universitario.

Lasciano perplessi anche altre destinazioni indicate nell’opuscolo illustrativo del progetto EuroMilano, là dove si parla di alberghi, di residenze, di uffici. La presenza di tali destinazioni disturba le attività di studio e di ricerca proprie di una Università; e sottrae ulteriore verde a quello fortunatamente sopravvissuto sino a oggi. Un ampio parco, da estendersi all’esterno e all’interno del futuro campus universitario, è auspicabile venga aperto alla popolazione dei quartieri vicini. Malauguratamente nel progetto EuroMilano non si vede traccia di un tale parco, né di gruppi arborei estesi e continui, né di una zona a prato, spaziosa e libera da costruzioni, né di superfici che non siano interrotte da ostacoli e da volumi edificati; non si vede, in conclusione, una grande area aperta, messa a disposizione di studenti e di docenti, e destinata a diventare il “Campus” dell’intero Polo Universitario. Nell’opuscolo illustrato del progetto suona ironica la frase con cui ci si impegna al “mantenimento della secolare vegetazione esistente”! In realtà la vegetazione si esistente viene brutalmente devastata dal disordinato inserimento di fitte ed eterogenee costruzioni.

La legge dello Stato numero 10 del 14.01.2013 definisce incontestabilmente la destinazione di terreni simili a quello considerato. Il titolo della legge recita nel modo seguente “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani“. Come è detto chiaramente, si parla di sviluppo e quindi di intensificazione e di crescita, non certo di diradamento e di abbattimento.

Nel testo della legge sono citati alcuni concetti basilari, che in parte trascriviamo. (Art. 1.1) “La Repubblica riconosce (…) la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto, ratificato ai sensi della legge 1º giugno 2002, n. 120, (…) il miglioramento della qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani.”.

Se queste sono le norme giuridiche, il progetto EuroMilano, che prevede la decimazione delle piante d’alto fusto e lo smembramento dell’area a verde mantenutasi intatta fino a oggi, è un progetto che contraddice clamorosamente lo spirito e la lettera della legge stessa. Più oltre la Legge specifica (Art. 3.1) che presso “il Ministero dell’ambiente, è istituito un Comitato, per lo sviluppo del verde pubblico. Il Comitato propone un Piano Nazionale che fissi le linne guida per la realizzazione di aree verdi permanenti all’intorno della maggiori conurbazioni“. Nel caso in esame le disposizioni legislative sarebbero inutili dal momento che già esiste una rigogliosa e vasta estensione di prati e di boschi perfettamente conservata. Stando così le cose, perché, ci si domanda, distruggere il verde esistente?

Il terreno denominato “La Goccia” è in gran parte di proprietà pubblica, sia Comunale sia di Enti con funzioni pubbliche per un totale prossimo al 60% dell’intero territorio (Ferrovie dello Stato Ferrovie-Nord, Istituti Universitari, l’Azienda Elettrica Milanese). Per questa categoria di proprietari pubblici la conservazione del verde, in ottemperanza alla Legge sopra citata, è tassativamente obbligatoria e non eludibile. Per la categoria comprendente i proprietari privati, tra i quali uno dei più consistenti è l’Esselunga Supermercati, l’imposizione del verde da mantenere sopra le loro proprietà si presenta più complessa e onerosa, tuttavia il Comune ha la possibilità di cambiare legalmente la destinazione d’uso dei terreni e trasformarli da terreni costruibili in terreni vincolati a verde, purché sia disposto ad addossarsi gli obblighi economici che una simile operazione comporta nei confronti dei proprietari privati. Occorre infatti che venga avviata una azione di esproprio o che venga assegnato, a compenso del terreno espropriato, un nuovo terreno avente prerogative urbanistiche analoghe a quelle originarie. Le modalità di accordo sono molteplici e le possibilità di salvaguardare il verde esistente, sebbene complesse, non sono impossibili.

Le Legge 10 anno 2013 contiene ulteriori concetti degni di attenzione; ne citiamo alcuni: (Art. 6.1) le Regioni, Le Provincie, i Comuni devono “promuovere l’incremento di spazi verdi urbani, di «cinture verdi» intorno alle conurbazioni (…) tramite la riduzione dell’impatto edilizio e il rinverdimento dell’area oggetto di nuova edificazione (…) e tramite l’incremento, la conservazione e la tutela del patrimonio erboso esistente” (…) nonché devono essere disponibili alla “previsione e alla realizzazione di grandi aree verdi pubbliche nell’ambito della pianificazione urbanistica, con particolare riferimento alle zone a maggior densità edilizia“.

Tutte le prescrizioni elencate dalla Legge ricadono puntualmente nel caso in esame. Non vi sono impedimenti né remore né pericoli che si oppongono alla conservazione del patrimonio arboreo esistente; e vi sono, al contrario, tutte le premesse urbanistiche, tra le quali l’alta concentrazione edilizia, che impone la rigorosa tutela di quel patrimonio. Come si vede, e come si usa dire, “la Legge parla chiaro”; e tuttavia, con l’insediamento previsto da EuroMilano, della legge ci si fa beffa.

Non solo la legge viene disinvoltamente ignorata, ma anche la destinazione naturale e storica della zona viene totalmente stravolta; un terreno da anni mantenuto a verde, e oggi arricchito da numerosi alberi di alto fusto, cresciuti rigogliosi e fitti, sarà destinato, per effetto della futura urbanizzazione, a diventare un disordinato coacervo di densi fabbricati, complessivamente diversi e poco coordinati fra loro.

Il progetto Euro Milano è firmato dal celebre architetto olandese Koolhaas ed è il più favorito tra quelli studiati per la sistemazione dell’area: purtroppo, nonostante la fama dell’architetto, il progetto è un esempio del peggiore formalismo, sia urbanistico che architettonico. L’area battezzata pomposamente “Science Park”, viene suddivisa in anelli stradali di circonferenza non costante; e viene riempita di numerosi fabbricati disposti nelle posizioni più disparate e casuali.

Da una foto aerea della zona si vede con chiarezza la differenza tra il tessuto edificato, formatosi in passato intorno e all’esterno dell’area “La Goccia”, e il coacervo di edifici futuri, previsti dal progetto all’interno della stessa area. Il tessuto esistente presenta un tracciato regolate, e una disposizione degli edifici composta e ordinata, mentre l’edilizia prevista dal progetto appare confusa, priva di ordine, e disposta a caso. Le nuove costruzioni sembrano essere disseminate e sparpagliate sul terreno da un pianificatore cieco e distratto. Nella planimetria del progetto si vedono edifici a pianta pentagonale, o triangolare, o rombica; corpi di fabbrica dal profilo dentato o a pettine o circolare. Non si individua un disegno planimetrico chiaro e comprensibile; un allineamento stradale semplice e razionale, un tracciato edilizio regolare e ordinato. I volumi progettati sembrano corpi eterogenei, piovuti dall’alto e caduti disordinatamente al suolo.

Ciò che indigna maggiormente è la totale noncuranza nei confronti del verde, l’assoluto disprezzo per il bosco di alberi d’alto fusto, cresciuto e irrobustitosi nel corso degli anni; lo spregio e l’offesa nei confronti della vasta zona di prato destinata a essere invasa del nuovo insediamento edilizio; pochi brandelli di superstite vegetazione verranno lasciati tra un volume edificato e l’altro.

Si sa che a Milano manca il verde; si sa che rispetto a molte grandi città europee Milano ha il più basso indice di verde per singolo abitante; si sa anche che la espansione edilizia a nord della città si è svolta in modo caotico e confuso; e ha dato origine a una urbanizzazione fitta, congestionata, malsana; per colpa della quale oggi ci si lamenta di una grave mancanza di adeguati spazi pubblici, destinati alla ricreazione, al riposo, allo svago; e si invoca la necessità di luoghi messi a disposizione dello sport per i giovani e della sosta per gli anziani. Ogni appezzamento di verde ancora superstite, in una periferia urbana così disastrata e impoverita, merita di essere salvaguardato, protetto, e dove possibile potenziato. Ogni zona occupata da alberi di alto fusto merita di essere vincolata e difesa. Il verde cresciuto all’interno della area chiamata “la Goccia” rappresenta, nell’ambito della circostante periferia urbana, la sola riserva di vegetazione nobile, ossia composta non di banali cespugli ma di alberi alti e rigogliosi; il solo verde sopravvissuto lasciata in uso alla popolazione, preziosa riservate in mezzo a un ininterrotto e compatto tessuto di densi caseggiati. È un verde da accogliere come una benedizione; un patrimonio da preservare e proteggere; una riserva da ampliare e intensificare.

Di questo verde il progetto EuroMilano fa scempio: l’attuale ampia distesa di alberi verrà frantumata, da una accozzaglia di edifici posti a pochissima distanza gli uni dagli altrui. Il noto architetto internazionale, vincitore di molti prestigiosi premi, si dimostra incapace di rispettare la natura del luogo e di cogliere le caratteristiche ambientali del terreno che ha avuto l’incarico di urbanizzare.

 

Jacopo Gardella



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