8 maggio 2013

libri – MORIRE DI DEMOCRAZIA


SERGIO ROMANO

MORIRE DI DEMOCRAZIA

Tra derive autoritarie e populismi

Longanesi 2013

116 pp., euro 12,90

 

Mercoledì 8 maggio, il saggio sarà presentato a Palazzo Sormani, via F. Sforza 7, Milano, Paolo Mieli relatore, a cura di Unione Lettori Italiani Milano

libri_17Morire di democrazia“, per difetto come nelle istituzioni europee o per eccesso come nel web, indica un “presente continuo” che può portare solo a derive autoritarie o populiste, se non si applicano degli antidoti validi, afferma Sergio Romano, che in sole 116 pagine delinea in maniera nitida, secondo il suo stile, i perché della inadeguatezza della democrazia oggi in Europa e in particolare in Italia. Egli considera, allo stato attuale, i mali delle democrazie europee irreparabili, se curati con i vecchi sistemi e la democrazia nazionale virtualmente fallita.

Si chiede l’autore se siamo di fronte a una crisi nel sistema o del sistema e a cosa servono le elezioni, a ridare legittimità a sistemi politici o a evidenziarne i mali, se è vero che in molti Stati europei le urne hanno portato a governi di coalizione eterogenei, (vedi Inghilterra e Germania, Italia) o alla emersione di partiti “stravaganti”, frutto di malumore sociale e indignazione, la Lega prima, i Grillini poi. E se questi ultimi partiti sono vissuti come patologie della democrazia, quali le cause e i rimedi possibili? Possiamo dire che ci troviamo di fronte alla crisi delle democrazie rappresentative, insidiate dalla democrazia virtuale del web e prima ancora dalla globalizzazione, conseguenza ultima della decolonizzazione e del fallimento del comunismo?

La democrazia presuppone uno Stato nazionale, con tradizioni e interessi comuni, un patto di convivenza e di solidarietà, uno Stato che si basa su libere elezioni dei cittadini, che con il loro voto esprimono persone di fiducia in grado di soddisfare le esigenze dei più. Lo strumento principe della gestione della democrazia è il trasferimento equo delle risorse nazionali alle varie fasce della società. E qui sta il principale “vulnus” delle democrazie moderne, segnala Romano. Se le scelte nel campo dell’economia di uno Stato sono eterodirette in maniera palese, vedi direttive europee, o in maniera occulta, vedi certe decisioni prese oltre atlantico; o peggio manipolate da flussi di denaro inconfessabili in mano a potentati malavitosi, detentori privilegiati di masse ingenti di denaro sporco facilmente disponibile, a vantaggio di politici indegni, affamati di denaro per le loro campagne elettorali e/o interessi personali, ci troviamo di fronte a democrazie prive di autentici strumenti di potere.

Nuove signorie del denaro, banche in testa, hanno distorto il funzionamento leale della democrazia. E mentre un tempo il politico era eletto per merito, oggi vince chi prende più voti, comunque rastrellati, come l’acquisto di pacchetti di voti in mano alle mafie. La politica è diventata così da servizio, improntato alla solidarietà, a un affare di denaro e ambizione, dove il pubblico e il privato si mescolano spudoratamente, a danno del cittadino inerme. Come negli anni ’20 – ’30, a seguito della Guerra e del crollo delle Borse nel ’29, si manifesta oggi nell’opinione pubblica un forte discredito verso le istituzioni parlamentari, incapaci di porre argine all’inerzia pilotata dei governi. Il che ha una origine principale, si chiama corruzione, dilagante in Italia a tutti i livelli. Per arginare il malcostume, nasce la “iurecrazia, neologismo dell’Autore, e cioè lo strapotere della magistratura, la qual cosa mina alla base l’idea di democrazia propria di Montesquieu, fondata sulla separazione dei tre poteri.

La malattia della democrazia italiana, le sue incoerenze e contraddizioni, dice Romano, si basano su quattro anomalie che risalgono al Risorgimento e alla presunta Unità d’Italia, in realtà un collage di situazioni affatto diverse. Da noi in primis manca un senso di appartenenza comune, divisi come siamo nella percezione dello Stato, tra Nord e Sud. Viviamo poi nell’ipocrisia collettiva del mito antifascista, estraneo ad almeno due generazioni di amministratori pubblici del dopoguerra. L’Italia ha inoltre il primato di avere”quattro assemblee parlamentari”, Camera e Senato, il CSM e la Conferenza episcopale, con il relativo “imperium” cogente della Chiesa sul governo laico del paese. Ultima anomalia, unico caso in Europa, da noi il comunismo ha prevalso sul socialismo.

Oggi il web ha radicalmente modificato il sistema delle comunicazioni, e quindi la formazione del consenso, antefatto della democrazia rappresentativa. La velocità del messaggio via Internet ha scalzato i giornali, i comizi, la pubblicità, la stessa TV, a vantaggio di un voto e di un Referendum continuo, in tempo reale, in grado di creare all’apparenza dal nulla un partito e un leader, all’insegna supposta della trasparenza e della giustizia.     Ma è proprio così? Con una manciata di voti via web si diventa parlamentari, ma è questa la democrazia? E questo nuovo popolo virtuale si erge a giudice delle vecchie istituzioni e vuole cambiarle, in nome anche di un “sanculottismo” dilagante (neologismo dell’Autore) che se la prende con i nuovi ricchi e la forbice iniqua delle retribuzioni tra le varie fasce sociali, a vantaggio solo dei manager, dei banchieri, dei politici.

Certo, un rinnovamento radicale si impone se vogliamo che la democrazia non muoia: per l”Europa Romano suggerisce di eleggere separatamente i leader nazionali e quelli europei, al fine di evitare promesse menzognere, in patria; e per la politica estera europea auspica una “neutralità interventista”. A livello nazionale, propone una lotta dura alla corruzione, che rende lo Stato impotente, insieme alla riforma delle istituzioni e della legge elettorale, per evitare di scrivere il necrologio della democrazia rappresentativa, di cui parlava già nel 1961 Paolo Vita Finzi, come nota l’autore, cadendo in “tentazioni demagogiche o autoritarie”, perché la storia – come insegna Brecht – è sempre gravida di nuovi mostri.

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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