1 maggio 2013

MILANO PER EXPO: LE BUCHE E LA FAVOLA BELLA


I milanesi hanno un lodevole primato: sono i cittadini che esprimono il meglio del volontariato e quando il Comune chiama, in genere, rispondono anche se qualche volta rimangono delusi. Però non si può esagerare. Chiamarli a segnalare le buche nelle strade può essere un’idea, visto che le lettere ai giornali non sembrano bastare ma se si cominciasse da quelle sarebbe persino sufficiente. Chiamarli a un controllo “visivo” sull’esecuzione dei lavori, come ha fatto l’assessore, è una favola bella e demagogica a meno che … .

A meno che non s’insegni loro cosa guardare: insomma una sorta di “école du regard” per tecnici che metta anch’essa al centro lo sguardo sulle cose. Dunque prima di tutto osservare bene la strada e i marciapiedi. Se ci sono buche e si vede arrivare un omino con un secchio di pietrisco bitumato e un badile telefonare subito in assessorato: se è così non va bene. Le buche chiuse in questo modo durano lo spazio di un temporale. La buca va rappezzata portandola a forma rettangolare, tagliando l’asfalto con bordi verticali e pulita sino al sottofondo ecc. ecc. Se invece si pensa che il manto d’asfalto sarà rifatto totalmente, il cittadino diligente deve fare mente locale all’ultima pioggia e ricordarsi dove si formavano le pozzanghere.

Se l’impresa esecutrice, dopo aver tolto il manto di usura, per capirci lo strato più superficiale, non risistema le pendenze per evitare future pozzanghere, chiamare in assessorato. Osservare anche attentamente la posa del nuovo manto di usura, perché spesso alla fine dei lavori l’asfalto è troppo alto e chiude le caditoie dei tombini o le riduce a semplici fessure che subito si intasano, oppure è troppo basso, i cordoli del marciapiede sono troppo alti e superano le misure antinfortunistiche.

Amici miei, non vi voglio annoiare con troppa tecnica ma se siete cittadini diligenti compratevi il manuale Hoepli “Il prontuario dell’ingegnere” di Giuseppe Centolani e sarete preparati per la vostra missione di sorveglianza. Insomma dovreste imparare quello che un buon direttore di lavori stradali dovrebbe sapere ma per cortesia non fatevi domande inutili del tipo: ma chi doveva dirigere i lavori prima che arrivassi io, dove guardava? E se non lo ha fatto, perché? C’è una lista di proscrizione?

O anche: chi ha progettato spartitraffico e rondò centrali pavimentate con i ciottoli (la cosiddetta falsa rizzada), ha avvertito l‘Amsa perché si munisse di attrezzi speciali per la loro pulitura? O, tanto per continuare: chi pianta pali segnaletici e semafori, per altro mai verticali e sempre vacillanti, si è messo d’accordo con chi deve rifare l’asfalto attorno? Qualcuno ha detto loro come si fa perché restino dritti? Mio Dio quante domande e quante ancora! Il buon cittadino milanese, sopratutto se ciclista, quando andrà all’estero guarderà per esempio come fanno finire l’asfalto contro i binari del tram per non lasciare fessure pericolose, o come fanno gli scivoli per disabili che non diventino laghetti.

Questo per non essere da meno per l’Expo, quando gli stranieri invaderanno le nostre piazze e strade. Per finire, non mi sono sfuggite alle parole di encomio da parte di Riccardo De Corato nel complimentarsi con l’assessore per la sua iniziativa, seppure con un po’ di veleno “… comunque apprezziamo la buona volontà dell’assessore Rozza, che in poche settimane sta facendo quello che nei ventidue mesi precedenti Pisapia (noto stradino N.d.R.) non era riuscito a fare … “. Gli amici si vedono nelle occasioni importanti. Insomma De Corato, che ci ha lasciato in eredità come assessore ai lavori pubblici le strade che vediamo e ha anche annunciato lo spettacolo: “Rozza nel paese delle meraviglie.”. Buona visione.

Luca Beltrami Gadola

P.s. Per i milanesi oltre che volonterosi anche curiosi del passato, consiglio un manualetto Hoepli del 1912, un cult del massello: Ing. P. Bresadola STRADE URBANE E PROVINCIALI E LORO PAVIMENTAZIONE. Ever green!



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