1 maggio 2013

sipario


 

GISELLE

Balletto in due atti [125′].

Coreografia Jean Coralli e Jules Perrot, ripresa da Yvette Chaviré. Musica Adolphe Adam. Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala diretta da Alessandro Ferrari. Scene e costumi Aleksandr Benois, rielaborati da Angelo Sala e Cinzia Rosselli. Giselle, Svetlana Zacharova. Albrecht, Roberto Bolle. Hilarion, Mick Zeni. Pas de deux dei contadini, Vittoria Valerio e Antonino Sutera. Myrtha, Virna Toppi.

 

Dopo centosettanta anni è tornata al Teatro alla Scala di Milano Giselle. Le aspettative non sono state deluse. Le coreografie originali sono state leggermente modificate: la marcia dei vendemmiatori del primo atto è stata eliminata e le variazioni di Myrtha, regina delle Villi, sono state semplificate (nella lunghezza, non nella tecnica); tuttavia, il classico è rimasto classico.

Il ruolo non era nuovo per le due étoiles. Qualcuno non trova le doti di elasticità e lunghezza di Svetlana Zacharova adatte per il personaggio di Giselle, giustificando che non c’erano gambe ad angolo piatto nelle grandi ballerine del passato; la danza evolve, non nella tecnica ma nell’espressione: è il personaggio che si adatta al danzatore, non viceversa. Come il tutù viene adattato alle misure della ballerina, così Svetlana Zacharova veste Giselle, e la veste benissimo. Trovo il viso e l’espressività dell’étoile del Bol’šoj di Mosca particolarmente appropriata per i ruoli ‘tragici’ del balletto ottocentesco. La scena della follia che chiude il primo atto è stata di un’intensità molto forte e credo che nessuno nel pubblico non abbia provato pietà per la povera fanciulla, raggirata e disperata, che muore tra le braccia della madre.

Roberto Bolle è stato principesco, come sempre. Indimenticabile è la dolcezza dello sguardo di Albrecht verso Giselle per tutto il primo atto; e anche la mortificazione e il dolore della fine del primo atto, che hanno guidato tutto il secondo, sono state espresse insieme alla grandezza e ineccepibilità della tecnica: la maggiore difficoltà della variazione del principe del secondo atto, le batterie di entrechat-quatre per chiedere pietà alle implacabili Villi, è stata eseguita con grande pulizia e precisione, che sono una delle ‘garanzie’ di Roberto Bolle.

Mick Zeni dall’inizio della presente stagione teatrale ha interpreto i ruoli dei ‘cattivi’ del dramma. È riuscito pienamente a interpretare la gelosia e la rabbia, tipica del personaggio di Hilarion, che mantiene fino alla morte per mano delle Villi, perché anche nel visitare la tomba di Giselle non mostra pentimento per aver rivelato la vera identità del principe in modo subdolo e insensibile, ma un certo dispiacere per non aver avuto Giselle per sé.

Una qualche perplessità mi ha lasciato l’interpretazione della giovanissima Virna Toppi nei panni di Myrtha, regina delle Villi. Infatti, il personaggio necessita una maturità interpretativa, non solo tecnica, che la ragazza non è pienamente riuscita a raggiungere, non per mancanza di capacità (ben evidenti e positivamente ‘impressionanti’), ma solo per mancanza di esperienza.

Una piccola critica verso la scelta di far interpretare il personaggio ‘muto’ (nel senso di mimo non danzante) di Bathilde, promessa sposa di Albrecht, e di una Vila solista molto in vista alla medesima ballerina Beatrice Carbone: poteva dare l’impressione che con la pazzia e morte di Giselle e conseguente assunzione a Vila potesse essere toccata la stessa sorte a Bathilde, elemento che non è presente nel libretto originale; a meno che non sia una precisa scelta registica, anche se nelle serate e spettacoli successivi non avviene la medesima sovrapposizione dei ruoli.

Lo spettacolo è stato ricco di pathos e di grande empatia, come ‘piaceva’ al grande Nuriev (Nureyev), forse un piccolo omaggio ricorrendo il ventesimo anniversario della sua morte, omaggio già presente nella mostra a lui dedicata presso il Museo Teatrale alla Scala che termina il 30 aprile. Si attendono le ultime serate con il debutto dei giovanissimi Lusymay Di Stefano e Claudio Coviello per i ruoli principali.

Domenico G. Muscianisi

Teatro alla Scala di Milano, spettacolo del 26 aprile 2013, Prima.

 

 

 

questa rubrica è a cura di Domenico G. Muscianisi e Emanuele Aldrovandi

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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