24 aprile 2013

M5S. IL VENTO IN POPPA A UN MOVIMENTO ANCORA IMMARTURO


Il Movimento 5 Stelle ha spiegato bene le vele catturando il forte vento di cambiamento nella popolazione e soprattutto nelle nuove generazioni. Gli attuali ventenni e trentenni fanno parte della generazione dei Millennials, che viene ritratta in modo omogeneo da ricerche in tutto il mondo con tre “C”. Oltre a essere molto sensibili alle esigenze di “cambiamento” sono molto disponibili a mobilitarsi “combattivamente” per obiettivi di interesse comune. La loro partecipazione è però fluida, legata a temi specifici e poco irreggimentabile nelle tradizionali forme di appartenenza ai partiti. Con essi funziona molto di più il movimento: il mettersi in moto tutti assieme per creare un’onda e vedere l’effetto che fa (quanto può diventare travolgente). Non a caso Grillo ha usato l’espressione “tsunami tour” per la sua campagna elettorale.

C’è infine la “c” di connessi. E anche questa caratteristica dei Millennials è stata acquisita come specificità dal M5S, tanto da aver fatto del web il pressoché unico strumento di informazione, incontro, confronto (sperimentando, per ora senza grande successo, anche forme di democrazia partecipativa). Su questo aspetto va considerato che, come confermano i dati Istat e l’indagine “Rapporto giovani” dell’Istituto Toniolo, la fruizione della rete tra i ventenni italiani è del tutto in linea con la media europea mentre l’uso tra i nostri cinquantenni e oltre è sensibilmente più bassa. Non si tratta però solo di una questiona quantitativa, anche la qualità è diversa. I Millennials considerano l’informazione online più libera e autorevole, non solo rispetto a quella televisiva ma anche a quella cartacea. È soprattutto tra essi che crescono i cittadini 2.0, quelli cioè che non usano il web solo per informarsi ma anche come forma di interazione e di e-partecipation.

Insomma nei suoi aspetti distintivi il Movimento 5 Stelle si è in modo specifico rivolto ai giovani e alle loro emergenti sensibilità e caratteristiche. Non che non possa essere votato per protesta anche dagli adulti e dai più maturi, ma la spinta maggiore e più convinta arriva dai ventenni e dai trentenni. I dati disponibili lo confermano, sia che si prenda in considerazione l’elettorato attivo che quello passivo.

In uno dei paesi più gerontocratici del mondo sviluppato, con una classe dirigente fatta in larga parte di over 60 anni, l’età media del nuovo Parlamento è scesa a 45 anni alla Camera (9 in meno rispetto alla precedente legislatura) e 53 per il Senato (4 in meno). Un Parlamento, quindi, che grazie al M5S è ora meno generazionalmente squilibrato e anagraficamente più vicino agli elettori (l’età media dei cittadini italiani è pari a 43 anni). Se si guarda alle liste elettorali, la differenza tra tale movimento e gli altri partiti è di circa 15 anni.

Che questa nuova e anomala realtà politica si sia rivolta soprattutto ai giovani e lo abbia fatto in modo efficace, lo testimonia l’età dei votanti. Il M5S è stato in assoluto il più votato tra gli under 30. Questo significa che Grillo è stato in grado di seminare dove i partiti tradizionali hanno lasciato largamente incolto, sia in termini di politiche che di coinvolgimento alla partecipazione. Interessante è il caso di realtà come Milano, dove invece la partecipazione che si era raccolta attorno all’elezione di Pisapia ha fatto da argine rispetto alla deriva generazionale verso il grillismo (che qui ha pescato più dalla Lega che dal centrosinistra).

I motivi del successo elettorale del Movimento 5 Stelle sono però in larga parte gli stessi che gli impediscono di governare con successo. Perché incarna la protesta ed è sempre difficile mantenere il consenso passando alla fase propositiva. Perché si tratta di una protesta trasversale (sia rispetto al territorio che alle classi sociali) ed è difficile soddisfare le aspettative di tutti. Perché novità, spiccata presenza di giovani, crescita repentina, vanno a scapito dell’esperienza e della solidità delle competenze da spendere (non sempre compensabili con freschezza e buona volontà). Perché i temi del programma elettorale sono molto schiacciati sulle rivendicazioni e le sensibilità delle nuove generazioni, con proposte spesso vaghe o difficilmente realizzabili se non controproducenti. Poco si trova su come gestire in modo positivo due grandi sfide nella società italiana, di impatto cruciale per lo sviluppo economico e il benessere sociale dei prossimi decenni: l’invecchiamento attivo e l’integrazione degli immigrati.

Ma gli esiti dell’elezione del Capo dello Stato consentono a Grillo di non scoprire le sue carte e continuare a cavalcare il crescente malessere degli italiani. Che è la cosa che sa fare meglio. Senza un governo credibile che convinca con i fatti sarà difficile contenerlo. Ma nel frattempo il M5S potrebbe anche diventare più maturo.

 

Alessandro Rosina

 



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