24 aprile 2013

cinema


 


 

COME PIETRA PAZIENTE

di Atiq Rahimi [Syngué Sabour, Francia, Germania, Afghanistan, 2012, 103′]

con Golshifteh Farahani, Hamid Djavadan, Massi Mrowat, Hassina Burgan.

 

A Kabul, in una casa ai piedi delle colline, un eroe di guerra (Hamid Djavadan) giace in coma dopo essere stato colpito alla testa da una pallottola. La sua giovane moglie (Golshifteh Farahani) prega ininterrottamente che lui resti in vita mentre la guerra fratricida domina e sconvolge la città. La donna, temendo per l’incolumità delle due figlie, è costretta a rifugiarsi nella casa di tolleranza gestita dalla zia (Hassina Burgan) ma la volontà di prendersi cura del marito e di confidargli le sue paure e la sua solitudine la spingono ad attraversare quotidianamente la città.

Il suo fingersi prostituta riesce a salvarla dagli anziani miliziani in cerca di vergini ma non dal più giovane tra loro (Massi Mrowat), al quale è costretta a concedersi per sopravvivere. Contro ogni previsione, questa inattesa e feroce consapevolezza del proprio corpo libera il desiderio di raccontare al marito i ricordi, i desideri più intimi e i segreti inconfessabili. La sua voce, inizialmente timida e flebile, acquista tono e profondità. L’uomo sdraiato di fronte a lei diventa, suo malgrado, la sua “Syngué Sabour“, la pietra paziente; una pietra magica che raccoglie tutti i segreti e le sofferenze per poi frantumarsi a causa del peso insostenibile.

Atiq Rahimi, grazie all’aiuto dell’amico Jean-Claude Carrière come co-sceneggiatore, ha messo in scena il suo romanzo vincitore del premio Goncourt nel 2008. In questo piccolo appartamento di Kabul, la giovane donna senza nome distrugge l’oscurantismo e il maschilismo tirannico che l’hanno costretta a una vita di privazioni. La telecamera non si separa mai dal suo viso, asseconda con gentilezza i suoi movimenti generando un faccia a faccia con lo spettatore che viene pervaso dalla gioia, dal piacere, dalla vergogna e dall’orgoglio che l’attrice esprime magnificamente durante questa liberazione intima e coinvolgente.

Marco Santarpia

In sala a Milano: Eliseo.

 

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti