17 aprile 2013

UNIVERSITÀ BOCCONI E PALAZZO DELLA REGIONE: FUORI CONTESTO


Università Bocconi e Palazzo della Regione: questi due grandi interventi hanno varie analogie sulle quali conviene un approfondimento, appartenendo ambedue alla corrente dell’urbanistica biomorfa, così definita in un interessante articolo, apparso sul mensile L’Espresso, del professor De Seta noto urbanista ma anche nell’occasione membro della Commissione Giudicante il progetto della Bocconi.

De Seta esplicita la sua posizione contraria al progetto vincitore con argomenti molto simili a quelli descritti nella normativa del PGT per gli Ambiti Contraddistinti da un Disegno Urbano Riconoscibile, previsti dal Capo Secondo, articolo 14, del Piano delle Regole. A sostegno di questa tesi, ci si può anche riferire anche al concetto di Contestualizzazione degli interventi, documento da allegare al progetto, richiesto dalla Commissione Edilizia Milanese di qualche anno fa. Dove si chiedeva ai progettisti una attenta disamina del territorio attorno agli stessi interventi per assicurare quella “continuità” del disegno urbano specifico di ogni parte della città.

Ma anche quando i progettisti, nelle loro relazioni illustrative, affermano di essersi informati sul sito, come nel recente progetto Feltrinelli a Porta Volta, essi danno l’impressione di averlo letto però in funzione del progetto che avevano già in testa, laddove affermano che Milano è città gotica, che le cascine milanesi sono rettilinee invece che a corte e riferendosi a edifici gemellari come caratteristica del disegno urbano quando, tranne che in piazza Piemonte, gli edifici con queste caratteristiche hanno una presenza insignificante a Milano.

Per quanto riguarda il Palazzo della Regione, del tutto privo di contestualizzazione e di valutazione del sito, i progettisti hanno seguito fino all’ultimo la loro idea aprioristica di corpi di fabbrica curvilinei intrecciati ma con eguale raggio di curvatura, per poi calarlo nella stretta area di intervento senza completare gli allineamenti suggeriti dall’incompleto isolato a cortina preesistente a sud, ma semplicemente tagliando i corpi di fabbrica curvilinei dove questi incontravano il filo delle strade, formando così casuali frontespizi ciechi, deteriore elemento architettonico molto diffuso a Milano per il dissennato variare delle norme tecniche dei vari PRG, e che nei nuovi interventi edilizi si tende a eliminare costruendo in aderenza a essi. Ma nel palazzo della regione vengono addirittura esibiti a filo strada a simboleggiare una cortina edilizia tradita.

Questo intervento ha fatto fare un passo indietro nella qualità del disegno urbano nella zona dove Giò Ponti aveva magistralmente inserito il Pirellone innovando la tipologia della torre però rispettando le cortine edilizie sulle vie che confluiscono sulla piazza della Stazione. Dando anche la necessaria monumentalità e la facile identificazione degli ingressi, problemi che nel nuovo edificio della Regione pur essendo edificio Pubblico non sono stati neanche affrontati.

Il progetto Bocconi segue la scelta di corpi di fabbrica curvilinei della Regione, ma opta per la soluzione a raggio variabile, forzandoli a entrare nella dimensione dell’area, ottenendo così forme arrotondate gratuite e raggi di curvatura che sacrificano la razionale utilizzazione degli spazi interni, formando spesso angoli acuti tra i fabbricati che, come chiunque può constatare, sono la parte esteticamente e funzionalmente peggiore del palazzo della Regione. Inoltre questo campionario di corpi di fabbrica frantuma il verde in spazi di risulta casuali, contraddicendo il concetto stesso di Campus Universitario che in tutte le storiche Università si manifesta con la presenza di un grande e unitario spazio a verde centrale.

Non posso fare a meno di ribadire il concetto già espresso nell’ articolo pubblicato da ArcipelagoMilano sul progetto Feltrinelli, dove mi sorprendevo che in questa città i committenti di questi progetti così lontani dal disegno urbano di Milano, facciano poi parte del mondo della Cultura e della Amministrazione.

Non tutte le grandi città europee sono disponibili ad accettare questa forma di architettura nei loro centri abitati, ricordo la dura reazione dell’amministrazione Ateniese che di fronte all’ esito del concorso per il Museo dell’Acropoli che premiava un edificio biomorfo, abbandonò questa scelta per il progetto attuale, che ben si apprezza specialmente guardandolo dall’Acropoli, e che obbedisce alla disciplina che ora propongono il PGT, il professor De Seta e che mi sento di condividere.

Mi piacerebbe un ripensamento della Bocconi, sarebbe un segno di inversione di tendenza verso il proliferare, a Milano, di una urbanistica del tutto indifferente a una attenta disamina delle tracce espresse dal territorio.

 

Gianni Zenoni

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti