17 aprile 2013

musica


 

DUO AL FEMMINILE

Abbiamo spesso sostenuto che è più facile ascoltare buona musica da giovani e sconosciuti interpreti piuttosto che da acclamati musicisti i quali, divenuti celebri e conquistato il pubblico, molto spesso non studiano più e vivono della rendita garantita dai vasti echi mediatici; e abbiamo spesso riscontrato come vi sia maggiore probabilità di scoprire qualità e lampi di genio nelle interpreti donne piuttosto che nei loro colleghi uomini.

Per queste due buone ragioni siamo stati fortemente attratti dal concerto che domenica mattina la generosa e preziosa Associazione “Amici di Milano Classica” aveva in cartellone – come sempre alla Palazzina Liberty – affidato a due giovani pianiste con un programma molto attraente di musiche per due pianoforti e per pianoforte a quattro mani.

Magnifico il programma, che spaziava da Schubert a Milhaud passando attraverso Brahms e Rachmaninov, tenuto bene insieme dallo specialissimo suono delle venti dita sulla tastiera, composto da musiche note e molto amate dal pubblico. Un pubblico peraltro interessante, quello della Palazzina che fu tanto cara a Dario Fo negli anni ruggenti della contestazione, un pubblico che segue con passione sia la stagione dell’orchestra “Milano Classica” che la omonima stagione di musica da camera, ma soprattutto segue con gratitudine le fatiche della animatrice Maria Candida Morosini e del suo gruppo di promotori e sostenitori (fra cui il poeta Sandro Boccardi che fu fondatore e direttore del famosissimo ciclo di concerti di musica antica “Musica e Poesia a San Maurizio” che ha dovuto dolorosamente chiudere i battenti cinque anni or sono per la mancanza di adeguati sostegni economici).

Dunque ci siamo avvicinati a questo concerto animati da grandi aspettative e con il miglior stato d’animo possibile ma, ahinoi, altrettanto grande è stata la delusione: Eliana Grasso e Irene Veneziano sono due (belle) ragazze con curricula di tutto rispetto, molti premi – nazionali e internazionali – concerti e collaborazioni con importanti istituzioni musicali, entrambe transitate da Imola (che dovrebbe essere una garanzia di qualità) ma fin dalle prime battute del Walzer di Brahms (il celebre quinto, in mi maggiore, dei 16 scritti “per pianoforte a quattro mani” ma eseguito – non si capisce perché – nella brutta trascrizione per due pianoforti che ne fece lo stesso autore) si è capito che qualcosa non quadrava. Il pedale usato al posto delle legature, il tempo rallentato, il fraseggio mellifluo, tutto andava a danno di quel capolavoro brahmsiano sulla cui interpretazione, dopo averne ascoltato infinite ed eccelse esecuzioni, non si possono più aver dubbi.

Le cose non sono andate meglio con la meravigliosa Fantasia in fa minore di Schubert, anch’essa scritta rigorosamente per pianoforte a quattro mani ma inopinatamente eseguita su due pianoforti, con la deleteria conseguenza di un minore coordinamento e di una insufficiente intesa fra le due esecutrici; oltretutto questa Fantasia, scritta da Schubert pochi mesi prima di morire, è stata da lui dedicata a una amata ex allieva, la principessa Carolina degli Esterhàzy, pensando teneramente di poterla eseguire insieme a lei, in quella particolare estasi che dà il suonare l’uno al fianco dell’altro. Perché dunque eseguirla su due pianoforti? Con quale diritto e con quale oscuro obiettivo? Oltretutto con una sdolcinatezza che rendeva lagnosa, anziché venerabile, quella “divina prolissità” che Schumann attribuiva a Schubert, commentandone l’ultima Sinfonia, e dalla quale la Fantasia non è certamente esente.

Anche Scaramouche – questa sì scritta per due pianoforti e, detto per inciso, proprio per due giovani pianiste! – era priva di quella ironia e di quegli ammiccamenti di cui è intriso il testo di Darius Milhaud; peccato, perché alle spalle di tutti i musicisti c’è sempre e comunque una vita di studi e di fatiche che è un delitto sprecare, e talvolta basta una guida un po’ più severa e l’umiltà di sentirsi servitori della musica senza pensare di poterla assoggettare ai propri desideri o convincimenti, per avere ben altri risultati.

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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