27 marzo 2013

OPPOSIZIONE IN REGIONE: LA RICREAZIONE È FINITA


A mio modo di vedere l’opposizione in Regione non è partita col piede giusto. Mi aspettavo, e qualcuno autorevolmente aveva affacciato l’ipotesi, che si formasse un gruppo unico tra Pd e Lista Ambrosoli. La scelta è stata diversa, perché? L’occasione c’era, considerando che il risultato elettorale aveva sancito la scomparsa di tutti i piccoli partiti e le piccole liste e che sul versante della maggioranza di liste ce ne sono solo due, a parole molto coese: una situazione in concreto di bipartitismo e che dunque suggeriva un gruppo unico.

Le ragioni di questa mancata utile unificazione possono essere molte, anche di natura economica (le risorse a due gruppi invece che a uno solo) ma non vorrei che sotto sotto rispuntasse la vecchia questione che aveva già reso difficile il decollo della candidatura di Umberto Ambrosoli: l’idea che un qualsivoglia movimento della società civile sia di per se stesso comunque superiore ai partiti. Il mio sospetto, forse più di un sospetto, lo ritrovo nella lettera aperta che Umberto Ambrosoli di recente ha inviato ai suoi sostenitori: ” Ma so che tutte le analisi fin qui fatte (ma non tutte concordi N.d.R.), ci dicono che la nostra proposta, la nostra presenza, è stata in gran parte percepita come una realtà al di sopra del sistema dei partiti convenzionali, capace di farsi interprete e punto di sintesi di una pluralità di aspettative, … … .”.

Da sempre avrei preferito, e non ne ho mai fatto mistero, che questa “realtà”civica fosse percepita come “diversa” e non “superiore”, aggettivo che si tinge di sgradevole arroganza. Forse vale anche la pena di domandarsi quali siano i partiti “convenzionali”: Pdl? Pd? Lega? Cos’hanno in comune di convenzionale? Per due di loro solo il nome partito e per il resto nemmeno un’anzianità storica. Vogliamo andare avanti sulle questioni nominalistiche? Allora rileggiamoci l’articolo 49 della Costituzione: ”Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”.

Dunque qualunque associazione miri a determinare democraticamente la politica nazionale è automaticamente un partito? Allo stesso modo deve considerarsi “partito” qualunque insieme di cittadini che, avendone i requisiti e nel rispetto delle leggi in materia, riesca a presentare una lista elettorale? Detto questo, vorrei che si voltasse pagina e che si parlasse solo delle politiche che gruppi di cittadini organizzati in qualunque modo e con intenti di governo propongono al Paese: cosa vogliono, chi sono, qual è il loro obiettivo sono le sole cose importanti, il resto è nominalismo puro.

Riprendendo da dove sono partito, l’opposizione, ritengo persa dunque l’occasione del gruppo unico, la condizione indispensabile per dar vita a un governo ombra, il solo modo serio per fare opposizione e tanto più efficace se a darvi corpo è un gruppo unico che rappresenti l’intera opposizione. Il governo ombra in alcuni paesi a regime parlamentare è un’istituzione politica costituita dal leader dell’opposizione, che la dirige\ e da componenti dell’opposizione (nel nostro caso gli assessori ombra) incaricati di seguire da vicino, proprio come un’ombra, l’attività dei corrispondenti ministri/assessori in carica. Compito del governo ombra è svolgere un’azione critica verso le decisioni del governo/giunta in carica, proponendo alternative. In molti casi, ma da noi sarebbe più difficile, se il partito di opposizione vince le elezioni, il leader dell’opposizione diventa primo ministro/presidente e  i membri del governo ombra vanno a occupare i corrispondenti posti nel governo in carica.

Organizzare in questo modo l’opposizione vuol dire prepararsi seriamente a competere per il mandato successivo. Il non averlo fatto in passato è forse una delle concause della sconfitta alle ultime elezioni. Non ultimo vantaggio del governo ombra è di impegnare i consiglieri di minoranza a occuparsi concretamente dell’attività legislativa e amministrativa della Regione, dando una risposta concreta agli elettori che hanno scelto l’M5S come grande fratello della politica, forse grande e forse fratello ma certo volutamente estraneo a una politica di proposte. Perché ho detto che siamo partiti male? Perché, da quel che ho capito, non avremo un leader dell’opposizione ma un “portavoce”. Il “portavoce” è la foglia di fico dietro la quale si nasconde normalmente una profonda divergenza di opinioni tatticamente nascosta. Le difficoltà italiane alla vita democratica. La supereremo mai?

 

Luca Beltrami Gadola



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