27 marzo 2013

libri – IL RUGGITO DEL GRILLO


ROBERTO CARACCI

IL RUGGITO DEL GRILLO

Cronaca semiseria del comico tribuno

Moretti & Vitali, 2013

pp. 324, euro 16

libri_12La collana di biografie “Scrivere le vite” edita dalla Moretti & Vitali, dopo aver dedicato i suoi volumi a Nino Bixio (di Giulio Cesare Abba), a Galileo Galilei (di Vincenzo Viviani), a Cellini e Winckelmann (entrambi di Goethe), a Dante Alighieri (di Giovanni Boccaccio), si arricchisce con “Il ruggito del Grillo” di Roberto Caracci, saggista e critico letterario, acuto indagatore dei rapporti fra mondo onirico, letteratura e psicanalisi.

Il volume ripercorre con attenzione acutissima, puntigliosa e sempre basata su documenti comunque reperibili dal pubblico, la carriera di Giuseppe Piero Grillo, detto Beppe, dagli esordi del 1977 al gelido dicembre del 2012, quando, rivolgendosi ai triestini radunati per la raccolta di firme necessarie per l’imminente prova elettorale, tuonava “potevo starmene nella mia villa a Genova … e, invece, ho detto basta! Sono uscito dal cancello e mi sono tuffato nello stretto di Messina”.

Caracci, con minuzia e arguzia, descrive la trionfale carriera di Grillo sui canali RAI a partire dagli ultimi anni ’70, sotto l’ala attenta (e spesso preoccupata) di Pippo Baudo, convinto di avere scoperto e introdotto nella TV di Stato quel comico bizzarro, inquietante, che fin dalle sue prime apparizioni incentrate su feroci ed esilaranti critiche al mondo e ai modi della pubblicità, apparve subito non soltanto un comico, ma anche un retore, anzi un oratore comico dotato di una straordinaria retorica, una retorica spontanea, ovviamente non solo linguistica, ma gestuale, vocale, ritmica e timbrica. E cosa vuole ottenere un retore se non persuadere? Persuadere un pubblico con tutte le forze che la retorica delle idee, del linguaggio e del corpo può mettere a disposizione. E quel pubblico, ricordiamolo, nel 1979 in un varietà televisivo in prima serata su RAI 1, superò per oltre venti puntate i 15 milioni di telespettatori.

Di successo in successo, sempre seguito dal patronage di Pippo Baudo e con preziose incursioni sul grande schermo (chi ricorda Grillo nei panni di Cristo autostoppista in “Cercasi Gesù” di Comencini nel 1981) si giunge alla fatale puntata di Fantastico 7 del 1986, dove Grillo, davanti all’immensa platea della prima rete RAI (e a un Baudo esterrefatto) si produce nella celeberrima gag della “cena dei socialisti in Cina”, una bomba nucleare -riproposta fino ai giorni nostri su TV e Web in tutte le salse – dilaniante per la carriera televisiva del comico tribuno e per l’immagine di una RAI, zerbino dei partiti al potere.

Dall’ostracismo di viale Mazzini, interrotto a sprazzi per tappare le falle dell’audience, a quello successivo di Mediaset, conseguenza di irriferibili epiteti a Berlusconi, e poi, ancora, a quello di Telepiù, dopo l’acquisto dell’emittente da parte di Murdoch (ribattezzato Merdoch) prende vita quella “battaglia per la pulizia radicale dell’informazione della politica e dell’economia” che vede la STET, la Coca Cola, la Telecom, la Nestlè, le banche, Craxi, le aziende farmaceutiche, De Mita, Agnes, Berlusconi, D’Alema, Bertinotti, Bossi, Dini, Buttiglione, Agnelli e Romiti, i sondaggi e i sondaggisti, Boniperti Ombretta Colli e Prodi, Bill Clinton, la General Elettric, la Banana Ciquita, lo Yogurt, Sir Alexander Fleming e Rita Levi Montalcini, il Parlamento europeo, le Coop e la Banca d’Italia, tutti tuffati insieme a mille altri nelle bolge infernali del sarcasmo e delle esecrazioni di Grillo.

E così il nostro, messo all’indice dai canali pubblici e privati, si sposta dagli schermi televisivi ormai spenti, alle arene dei teatri e dei palazzetti, senza più alcuna ripresa né in diretta né in differita da parte della TV. Ma Grillo, nel momento stesso i cui Berlusconi comincia a impadronirsi a tutto tondo dell’audience televisiva e scendere in campo, diviene una mina vagante, una sorta di eretico ucciso ma non sepolto che vaga come una minaccia temuta dalle élite dell’informazione e atteso come un messia in contumacia da milioni di fans.

Poi a metà del decennio scorso l’incontro fatale con la Casaleggio Associati, insieme – e siamo nel 2005 – a una lettera adorante ricevuta da Mina, alla candidatura per la direzione del WTO da parte di associazioni di consumatori, e all’incredibile foto di Oliviero Toscani che lo ritrae nudo con solo un computer portatile a coprirgli i genitali. Il resto è storia di oggi. (Paolo Bonaccorsi)

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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